Bühne | Teatro

"Una strampalata favola contemporanea"

Francesco Ferrara racconta "Le cicogne fanno il nido sui tralicci", lo spettacolo frutto di un laboratorio teatrale che andrà in scena stasera (11 maggio). L'artista: "Dovremmo diffondere la cultura dell’errore".
Francesco Ferrara e Salvatore Cutrì
Foto: Luca Guadagnini Tsb
  • SALTO: "Le cicogne fanno il nido sui tralicci", spettacolo in scena stasera 11 maggio al Teatro Studio del Teatro di Bolzano, è un titolo evocativo del nido d'amore che quegli animali costruiscono ad una certa altezza. Cosa è secondo lei il nido per i giovani e soprattutto, si può parlare di nido? 

    Francesco Ferrara: Non sono più giovane, purtroppo. Vorrei perciò evitare di parlare a nome dei giovani. Posso dire però che nello spettacolo il nido delle cicogne trova un’analogia nella scelta del protagonista. Infatti Diego decide consapevolmente di sottrarsi alle dinamiche frenetiche e carrieriste della nostra società per andare a vivere su un traliccio. Lo fa per rallentare, isolarsi, smetterla di essere produttivo a tutti i costi. Lassù trova quindi protezione e sicurezza, o almeno spera di trovarne. Si tratta della stessa protezione e sicurezza che cercano le cicogne che nidificano dove uomini e predatori non possono arrivare. Ma se per Diego il traliccio è (anche) un nido, non lo è per gli altri personaggi, che cercano altrove il loro nido…come accade ad ognuno di noi. Ma, ci siamo chiesti, questa ricerca ha un costo? Siamo costretti a sacrificare qualcosa?  

      

    Nell'ultimo periodo sono aumentate le fragilità dei giovanissimi, i quali spesso sono sopraffatti dall'ansia, dalla paura del futuro e si sentono confusi. La società gli carica addosso aspettative e sfide quotidiane non sempre positive. Cosa può dirci a riguardo? 

    Tendo a non considerare i giovani come un’unica grande categoria, un calderone sociale in cui mettiamo tutti i disagi del nostro tempo. Sono abbastanza attento alle individualità che incontro. Detto questo, probabilmente è vero, oggi siamo tutti, non solo i giovani, più ansiosi, inquieti, spaventati di non essere abbastanza, ci sentiamo sotto giudizio. C’è una battuta dello spettacolo che secondo me è indicativa: “Tutti ti dicono sempre cosa devi essere e come devi esserlo”.  Proprio per questo durante il laboratorio abbiamo provato a sospendere ogni categoria di giudizio o influenza esterna. La nostra sala prove era un luogo in cui ogni proposta era valida, in cui era possibile sbagliare, perché sbagliare è un atto profondamente umano, e il teatro è il luogo dell’umano. Penso che questo sia il vero risultato del nostro laboratorio: condurre un gruppo di ragazzi alla libertà d’espressione, dentro e fuori dal teatro. Oltre a fornirgli gli strumenti tecnici adeguati, ovviamente. Dovremmo diffondere la cultura dell’errore. A partire dalle scuole, mettere in condizione i ragazzi di sbagliare senza sentirsi sbagliati.  

  • Foto: Luca Guadagnini - Tsb

    Quando i giovani parlano, cosa dicono di questa società e cosa si può fare, secondo la sua opinione, per far sì che si sentano meno soli e smarriti?

    In realtà non so rispondere. Non ho le competenze adeguate e uno sguardo d’insieme così ampio. All’interno dello spettacolo rappresentiamo una società contraddittoria e incoerente. Le loro opinioni, quelle dei partecipanti al laboratorio intendo, erano le più disparate. E abbiamo provato a restituirle al pubblico.  Nello spettacolo cerchiamo di non dare risposte definitive. Proviamo a guardare la realtà da vari punti di vista, anche contrastanti. Abbiamo scelto questa strada perché ci siamo accorti che non potevamo restituire un'unica visione su dinamiche così complesse. Sarebbe stato riduttivo.  Ciò che posso ribadire, molto banalmente, è che i giovani chiedono di essere ascoltati e non giudicati. Mi rendo conto, durante i laboratori, che per loro è destabilizzante sentirsi dire che non c’è un modo giusto o sbagliato di fare le cose. All’inizio sono smarriti, ma è molto gratificante scoprire insieme che ogni proposta può essere rivista, adeguata e anche scartata, che si possono comunicare le proprie emozioni con le parole o scegliere di rappresentarle col corpo.

    Cosa deve aspettarsi il pubblico dallo spettacolo?

    Una favola contemporanea. Una favola strampalata. Una favola molto ironica. Personaggi assurdi. Stili teatrali diversi. Un viaggio nell’interiorità di un gruppo di giovani che per una stagione ha condiviso gli spazi del Vintola 18. Degli attori genuini, guidati da Salvatore Cutrì. Tante domande. Poche risposte. Anzi, nessuna. Qualche colpo di scena. Un traliccio.  

  • Foto: Luca Guadagnini - Tsb

    In una società come la nostra, è ancora possibile trovare uno spazio proprio che sia autentico e non mediato e/o scelto da qualcun altro? 

    Credo di sì. Senza dubbio. Nella nostra quotidianità siamo circondati da spazi autentici e non mediati. Ma forse non siamo abbastanza allenati a cercarli. O forse ci sembra troppo faticoso. Non lo so esattamente. Per quanto riguarda me, il teatro, i laboratori che conduco, la scrittura di scena, sono luoghi di grande libertà creativa dove si instaurano relazioni profonde. Non credo sia difficile come crediamo trovare il proprio spazio di autenticità. Forse, mi chiedo, la vera fatica sta nel conservarli e preservarli dallo scorrere esaltato e velocissimo della realtà circostante? E forse, di fronte a questa fatica, spesso preferiamo rinunciare e adeguarci?

  • 11 maggio al Teatro studio

    "Le cicogne fanno il nido sui tralicci" andrà in scena presso il Teatro Studio di Bolzano il giorno 11 maggio 2024, dalle ore 19:00. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.