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"La ‘settimana Sharm’ resta una forzatura"

Ne è convinto il direttore di ripartizione Renzo Roncat. Settimana su 5 giorni: le superiori restano quasi tutte fuori, ma è solo questione di tempo.

Nel periodo a cavallo tra 2011 e 2012 vi fu una grossa polemica sull’imposizione della settimana scolastica su 5 giorni, adottata dalla giunta provinciale su volontà dell’allora assessora Sabina Kasslatter Mur con il voto contrario però dei due componenti italiani della giunta Christian Tommasini e Roberto Bizzo.
Per sapere com’è oggi la situazione abbiamo contattato il direttore della ripartizione scuola in lingua italiana della provincia Renzo Roncat


Renzo Roncat: a suo tempo il passaggio forzato sui 5 giorni di scuola era stato visto in maniera traumatica nella scuola di lingua italiana. Com’è la situazione, oggi, a due anni di distanza dalla famigerata delibera del gennaio 2012?
Renzo Roncat - Resta il nodo delle vacanze imposte a novembre. Quello fu un intervento d’imperio e resta ancora oggi il disagio di non poter disporre in autonomia quella parte del calendario scolastico.  
Per quanto riguarda la settimana su 5 giorni sono state consentite in un primo momento delle eccezioni temporanee per risolvere i problemi dei servizi mensa (soprattutto a Merano). Le scuole elementari e le medie con il tempo hanno poi progressivamente apprezzato la decisione. Per le superiori il discorso è diverso ma per fortuna la legislazione è cambiata. L’ottenimento di deroghe da parte delle scuole che volevano restare sui 6 giorni è stato standardizzato e progressivamente è stata anche allentata la relativa procedura amministrativa. Oggi non serve più fare ogni anno domanda alla giunta per ottenere la deroga. 

Il dato di fatto, però, è che ancora oggi la maggioranza delle scuole superiori di lingua italiana resta sui 6 giorni. 
Ma anche queste scuole cominciano a valutare in modo più distaccato l’ipotesi di passare su 5 giorni. Anche loro comunque godono della possibilità di programmare su 6 giorni se la richiesta proviene da una maggioranza qualificata (10 su 14 componenti) del consiglio d’istituto. Devo però dire la verità che con il tempo questa maggioranza qualificata comincia a scricchiolare. Al De Medici di via San Quirino a Bolzano ad esempio quest’anno sono passati ai 5 giorni, giusto per fare un esempio. Il dibattito nelle scuole sul tema dei 5 o dei 6 giorni c’è sempre stato. E progressivamente le scuole si accorgono che la programmazione su 5 giorni facilita l’organizzazione interna e il calendario delle attività, consentendo di concentrare su 5 giorni la presenza dei docenti. 

Il problema delle mense per le superiori, specialmente nelle scuole che si trovano nella zona di via Cadorna a Bolzano, è ancora però irrisolto.
Lì senz’altro andrebbe trovata una soluzione migliore. Però è anche vero, com’è risultato nelle riunioni a cui abbiamo partecipato, che per quanto riguarda le superiori gli studenti preferiscono avere spazi autogestiti in cui consumare dei pasti ma non necessariamente avere la prenotazione del menu. 

Insomma preferiscono magari un panino o un’insalata.
A quell’età il menu va adeguato alle loro abitudini. E magari se sono nella zona di via Cadorna in primavera preferiscono andare a mangiare il loro panino sui prati del Talvera. Insomma: a loro in quell’ora di pausa piace sentirsi più liberi. L’offerta va quindi gestita in modo molto flessibile affinché siano soddisfatte queste esigenze di autonomia. 

Una delle maggiori critiche che a suo tempo erano state sollevate in merito alla settimana di scuola sui 5 giorni era stato quello dell’eccessiva compressione dei tempi. Si intende tra ore di lezione, compiti e studio a casa ed attività extrascolastiche. Com’è la situazione ora?
Quella era ed è una visione molto tradizionalista della scuola. Ha anche le sue ragioni: bisogna senz’altro lasciare spazio anche alla preparazione individuale. Ma non è che sono necessari 6 pomeriggi per fare il lavoro domestico. Tra l’altro i due rientri pomeridiani a scuola stanno a significare che si possono svolgere attività alternative rispetto alle pure conoscenze trasmesse. 

Gli insegnanti oggi come la vedono?
Apprezzano il fatto di avere un paio di giorni senza obblighi di servizio. Che consentono loro anche una gestione del tempo libero più rilassata. 

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