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“Basta investire su ciò che sta morendo”

Si moltiplicano le richieste per il potenziamento di infrastrutture legate all’industria dello sci. Mountain Wilderness chiede di rivedere il Piano fermo da dieci anni
Impianti
Foto: Screenshot

Negli ultimi mesi sono state avanzate numerose richieste di potenziamento di impianti a fune, di nuove piste, di allungamento dei tracciati, di aumento della capacità oraria degli impianti di risalita con conseguenti nuove porzioni di suolo impermeabilizzate e nuovi disboscamenti.

 

Lo dimostra il sito delle valutazioni ambientali dell'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'Ambiente della Provincia di Bolzano. Secondo l’organizzazione ambientalista Mountain Wilderness tutto ciò sta avvenendo in un contesto in cui il Piano provinciale delle piste da sci e degli impianti di risalita risulta del tutto obsoleto, essendo stato redatto 10 anni fa e non considerando pertanto l'emergenza climatica in atto.

Il 100% dei comprensori sciistici in Italia non potrà più contare sulla neve naturale e solamente il 50% riuscirà a beneficiare dell'innevamento artificiale.


Un recente studio relativo al cambiamento climatico pubblicato questo mese sulla rivista scientifica Nature Climate Change, traccia uno scenario desolante sul futuro di molti comprensori sciistici nelle Alpi, come conseguenza della futura mancanza di neve naturale e dell'impossibilità di poter contare su quella artificiale, a causa dell'aumento delle temperature. Secondo questo studio, alla fine di questo secolo, il 100% dei comprensori sciistici in Italia non potrà più contare sulla neve naturale e solamente il 50% riuscirà a beneficiare dell'innevamento artificiale.

“Questo modello di turismo - aggiunge l’associazione – porta a un eccesso di traffico. Il traffico veicolare, infatti, è una delle principali fonti di gas serra; se il turismo che promuoviamo genera tanto traffico, abbiamo mancato l’obiettivo per due motivi: da un lato perdiamo attrattività turistica, dall'altro contribuiamo all'accelerazione dei cambiamenti climatici, proprio quelli che faranno chiudere i comprensori sciistici. Un atteggiamento di questo tipo è miope, illogico e inspiegabile”.

Non ha senso perdere risorse naturali uniche e importanti per promuovere un'industria destinata a morire

Mountain Wilderness sottolinea l’inutilità di investire risorse su un'industria destinata al declino, lasciando ferite permanenti sui territori montani.

“Non ha senso perdere risorse naturali uniche e importanti per promuovere un'industria destinata a morire, lasciando scheletri sulle nostre montagne. Investire soldi pubblici e finanziare con contributi fino al 75% a fondo perduto un'economia morente è privo di senso, sia dal punto di vista dell'ambiente, che dell'utilizzo razionale delle ormai limitate risorse pubbliche”.

L’appello dell’associazione è rivolta alla Cittadinanza, “affinché faccia sentire la propria voce, prendendo coscienza di questa criticità, e si rivolge anche alla politica perché sia capace di operare un cambio di passo deciso, avendo come obiettivo il benessere di questa generazione e di quelle future, oltre l’orizzonte temporale della singola legislatura”.

Mountain Wilderness invita inoltre i tecnici e i politici ad aggiornare il Piano delle piste da sci e degli impianti di risalita al fine di impedire una ulteriore infrastrutturazione delle montagne sudtirolesi, rigettando i nuovi progetti e approvando solamente quelli che propongono una razionalizzazione del consumo energetico e una diminuzione delle emissioni climalteranti, sia dirette che indirette.

“Questo – conclude Mountain Wilderness – in un contesto in cui sia promossa una campagna di marketing, che metta in luce le scelte di difesa dell'ambiente e del clima che saranno messe in pratica, in modo da attirare un turismo più attento al futuro del pianeta, che non ricorra alla mobilità individuale”.