Gesellschaft | Solidarietà

Anziani, lo spettro della povertà

In Alto Adige sono 28mila le persone che percepiscono la pensione minima. L’appello della Caritas: “Aiutarle è un atto di riconoscenza”.

Hanno scelto il giorno di San Martino (il santo della “nobiltà d’animo” che tagliò in due il suo mantello per darne una metà ad un mendicante) i direttori della Caritas Heiner Schweigkofler e Paolo Valente insieme alla responsabile di Casa Margaret - la struttura della Caritas di Bolzano per le donne senza tetto - Giulia Frasca e a Petra Priller, collaboratrice Caritas della Consulenza debitori, per parlare dell’incidenza della povertà sulla terza età.

 Il rischio di non poter provvedere in maniera autonoma al proprio sostenimento in età avanzata è una delle urgenze evidenziate dall’organismo pastorale della CEI, che il prossimo 16 ottobre in occasione della Domenica della Carità lancerà in molte parrocchie provinciali la campagna “La povertà è più vicina di quanto pensi”, incoraggiando le persone in difficoltà a chiedere aiuto e contemporaneamente invitare la società civile ad una maggiore solidarietà e a fornire un aiuto concreto. “Aiuto concreto – spiega Paolo Valente – non solo in termini di denaro, sostenendo i servizi della Caritas in questo caso, ma dedicando anche qualche ora del proprio tempo agli altri. Gli anziani soli e con una pensione minima sono fra le categorie più a rischio, è spesso una povertà invisibile, non esibita per pudore e non è solo economica ma anche relazionale, una variabile di cui tener conto, non tutti infatti hanno una famiglia che si prenda cura di loro”.

Sono 495 gli euro della pensione minima percepita da circa 28mila persone in Alto Adige, una cifra che non copre l’acquisto dei generi di prima necessità, le spese sanitarie o qualsiasi imprevisto domestico, come sottolinea Petra Priller che con la Consulenza Debitori aiuta la popolazione senile a sfruttare al meglio le sue entrate, con un sostegno anche finanziario nei casi più gravi.

L’indigenza colpisce sempre di più le donne sopra i 60 anni, spesso vedove e abituate ad essere dipendenti dai propri mariti, riferisce Giulia Frasca, che “non riuscendo ad andare avanti da sole sono sempre più spesso vittime di crisi depressive associate in alcuni casi all’alcolismo. Un nuovo fenomeno è quello che colpisce le artiste di strada e le donne con malattie oncologiche, quello che possiamo fare è un importante lavoro di rete per strutturare la loro ripresa, aiutandole a trovare piccoli appartamenti in affitto, consigliare loro la casa di riposo, dare un sostegno psicologico. È bene ricordare però che ogni caso è a sé poiché ciascuna di loro possiede un background diverso”.

Agire è il fine, sensibilizzare il mezzo. “Occorre impegnarsi per una società più solidale – conclude Valente - e cioè capace di tutelare tutte le persone che ne fanno parte, senza differenze di razza, età o religione. Questo non sempre accade perché ci sono alcune categorie che in termini di tornaconto elettorale, ad esempio, non sono affatto redditizie, è importante quindi lavorare anche sulla mentalità delle persone. La chiave di lettura, del resto, sta nel concetto di carità che non vuol dire dare l’obolo ma amare il prossimo, non voltarsi dall’altra parte. Aiutare gli anziani è un atto di riconoscenza perché se siamo quello che siamo lo dobbiamo anche a loro”.