Cécile Kyenge a Bolzano: «Il meticciato è una realtà di oggi»
Cécile Kyenge è stato “il ministro” più discusso dell’esecutivo guidato da Enrico Letta. Un esperimento, se così possiamo dire, fallito, tanto che Matteo Renzi ha deciso, una volta insediatosi a Palazzo Chigi, di cancellarlo con un deciso tratto di penna. Segno quindi che di “integrazione” non ne abbiamo più bisogno? Al contrario: segno che nell’Italia di oggi il tema è ancora caricato di un valore troppo emotivo. Segno, soprattutto, che la maggioranza della popolazione non è ancora pronta ad accettare che una persona di colore possa ricoprire cariche di una certa importanza (e figuriamoci della massima importanza).
Oggi (12 aprile) Cécile Kyenge è ospite a Bolzano, alle ore 15.00 presso il Teatro Cristallo di via Dalmazia. Parlerà di convivenza in una città che per molti motivi è indicata come un “modello”. “Questa terra – ha dichiarato in una recente intervista pubblicata sul quotidiano Alto Adige – è un osservatorio per vedere le cose nel concreto. Ci vivono tante comunità e si vede soprattutto una cosa: che una minoranza è riuscita a conservare i suoi usi e la sua lingua pur dentro lo Stato italiano”.
Nel suo libro pubblicato di recente, e significativamente intitolato Ho sognato una strada, Kyenge ha steso un vero e proprio manifesto a favore del “meticciato”: “Il meticciato è una realtà di oggi, come nel nostro passato. Il meticciato è una forza. La ricchezza culturale del Bel Paese non sarebbe fiorita se gli italiani non avessero accolto il nuovo che proveniva dai tanti popoli con cui entravano in contatto. Cosa sarebbe stata Roma senza l’apporto dei Greci? Cosa sarebbero state la scienza e la tecnologia senza il contributo della civiltà araba? Cosa sarebbe stata l’Italia se si fosse chiusa all’arrivo di quella religione mediorientale che è il cristianesimo? Cosa sarebbe la meravigliosa cucina italiana se non si fossero usati ingredienti esotici, giunti dalle Americhe, come il pomodoro e il mais? Persino la Lega Nord individua le sue radici in civiltà barbare, cioè straniere”.
In fondo si tratta di banalità, ripetute ormai in ogni testo da etnologi, antropologi e sociologi. Banalità che purtroppo però non incontrano il favore della maggioranza delle persone, ancorate a una visione razzista delle differenze riscontrabili tra gli esseri umani. Riuscirà la Kyenge (che durante la sua esperienza di governo è stata resa sovente oggetto di attacchi vergognosi) a convincere almeno qualcuno di questi irriducibili?