Politik | L'intervista

“Sono un ambientalista soft”

Stefan Perini, direttore IPL e unico candidato indipendente dei Verdi alle provinciali, sulle nuove strategie, le mancanze della Svp e il valore aggiunto dei tecnici.
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Foto: Abi

salto.bz: Perini, cosa l’ha spinta a misurarsi nell’agone politico?

Stefan Perini: Diciamo che già da tempo, per professione, mi sto dedicando a temi come le retribuzioni, la disuguaglianza economica, il welfare, l’abitare a costi accessibili, le condizioni e il mercato del lavoro. E credo che in politica argomenti come questi debbano trovare più spazio.

E la scintilla con i Verdi quando è scoccata?

Sono stato contattato dal loro Comitato di garanzia perché il mio nome era uno di quelli usciti sulla piattaforma dedicata alle candidature. Ho accettato di correre alle prossime elezioni provinciali ma a due condizioni.

Quali?

Ho fatto presente al gruppo che, a mio parere, i Verdi oltre ad affrontare i capisaldi del loro core business dovrebbero aprirsi anche a nuovi orizzonti tematici che muovono la società. Questa idea progettuale di puntare a diventare un partito attraente per nuove fasce della società e dell’elettorato, ad esempio per i lavoratori dipendenti, e in generale per il ceto medio, è stata condivisa. 

I Verdi oltre ad affrontare i capisaldi del loro core business dovrebbero aprirsi anche a nuovi orizzonti tematici che muovono la società

L’altra condizione era che fosse un candidato indipendente, supponiamo.

Era importante per me, soprattutto in considerazione del tipo di lavoro che faccio, mantenere questa veste. Una persona che dà un apporto scientifico alla causa, non volevo che la mia fosse quindi solo una candidatura funzionale agli interessi di partito. 

Potremmo definirla la “rivincita dei tecnici”. Oltre al suo nome in lista ci sono diversi profili settoriali, dal direttore generale della Provincia di Bolzano Hanspeter Staffler alla direttrice dell’ufficio vigilanza finanziaria Eva Pixner.

Penso che oggi la società sia complessa a tal punto che ci vogliano all’interno dei partiti e delle liste persone che mettano a disposizione il proprio know how. Quando si scrivono le leggi poter contare su determinate competenze non può che rivelarsi provvidenziale. E allora non può che essere un valore aggiunto avere dalla nostra un’esperta di gestione delle finanze pubbliche, un direttore generale che sa il fatto suo quando si parla per esempio di contratti collettivi, o un esperto di economia, disuguaglianze e mercato del lavoro, che sono il mio campo d’azione. Nella lista provvisoria ci sono personalità del mondo ambientalista, ma anche dell’istruzione e del sindacato, la diversità dei candidati riflette insomma la società multiforme in cui viviamo.

Basterà per strappare voti al Pd?

Io credo che i Verdi non facciano più solo “strategia di nicchia”, ma stiano cercando di diventare un punto di raccolta per il centrosinistra. 

Gli Arbeitnehmer della Svp sono, come dire, una tigre senza denti

Dunque non sarà ufficialmente un Verde, ma se dovesse definirsi politicamente?

Direi che socialdemocratico sarebbe una definizione appropriata. E da direttore dell’AFI-IPL c’è una cosa che mi preme sottolineare.

Prego.

Il 64% dell’elettorato è costituito da lavoratori dipendenti (oltre 200mila) e da pensionati, e credo sia molto importante che queste persone trovino un punto di riferimento, così come i contadini o gli artigiani hanno i loro rappresentanti. Occorre farsi portavoce delle problematiche e dei diritti dei lavoratori dipendenti.

Meglio di quanto ha fatto la Svp, intende dire?

Proprio così. Credo che gli Arbeitnehmer della Svp siano, come dire, una tigre senza denti, una foglia di fico, se mi passa il termine.

A proposito dei temi classici dei Verdi come se la cava sui fondamentali? Come si rapporta, cioè, a questioni storicamente imprescindibili come convivenza e ambientalismo?

Su certi temi mi ritrovo pienamente con il concetto Verde. Con una battuta potrei dire che esistono i Verdi scuri e i Verdi chiari, i primi più “estremisti”, e i secondi più realisti e pragmatici. Io mi inserisco in questa seconda categoria. Se per ambientalismo intendiamo chiudere i passi dolomitici, potenziare il trasporto pubblico, essere a favore di misure anti-inquinamento (anche acustico) o del blocco del traffico nei centri, allora sostengo pienamente questa linea. Al contempo, per fare un esempio, non sarò quello che si incatena a un albero marcio perché non venga abbattuto. A me sta a cuore lo sviluppo sostenibile, sia in campo economico, sociale e ambientale, tutte aree che vanno calibrate insieme. Mi ritengo un ambientalista soft, ecco. Per il resto io provengo da una famiglia mistilingue, la convivenza fra i gruppi linguistici in Alto Adige è una cosa per me del tutto naturale e secondo me è proprio così che dovrebbe essere intesa.

Con una battuta potrei dire che esistono i Verdi scuri e i Verdi chiari, i primi più “estremisti”, e i secondi più realisti e pragmatici. Io mi inserisco in questa seconda categoria

Un giudizio sul maggiore competitor d’opposizione, il Movimento 5 stelle, la convincono misure come il reddito di cittadinanza?

Credo sia un bene che in Italia si parli finalmente di esclusione sociale e povertà, di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Detto questo non credo che il reddito di cittadinanza sia uno strumento così “felice”, in termini di effetti che potrà produrre. A prescindere, tuttavia, da cosa verrà deciso a livello nazionale, e cioè se si porterà avanti il reddito di cittadinanza o se sarà più fattibile sviluppare il reddito di inclusione proposto dal Pd, dobbiamo essere consapevoli che in Alto Adige abbiamo la possibilità di intervenire sul welfare locale.

In che modo, secondo lei?

Noi come AFI-IPL stiamo lavorando per capire come poter fare a integrare al meglio il welfare locale con quelle che sono le misure nazionali e regionali, così da tappare i vari buchi che si sono venuti a creare per effetto dei nuovi bisogni della società. Va fatta un’operazione di semplificazione per guadagnarci in efficacia secondo noi, ad oggi abbiamo 6 prestazioni “altoatesine” legate al reddito minimo quando bisognerebbe passare a un’unica prestazione, così come è stato fatto per l’assegno di cura dove da 3 si è scesi a una. Ma tornando ai 5 stelle voglio dire che stimo molto il consigliere provinciale Paul Köllensperger, al contrario le politiche nazionali del M5s, in termini di flat tax o riguardo le posizioni sull’Europa, mi trovano molto scettico. Io sono filo-europeo, e la cosiddetta tassa piatta va contro i principi della progressività della tassazione. Poi è chiaro che anch’io sono dell’avviso che bisogna lavorare per un’ Europa diversa, più coesa e sociale, ma non dobbiamo assolutamente abbandonare questo progetto comune che abbiamo costruito in sessant'anni di storia.