Gesellschaft | Salto Paper
Vivere con dignità
Foto: upi
Mio padre era un militare e per questo sono cresciuto nella Oso Military Cantonment, una base in cui all’epoca vivevano 15.000 persone. Verso gli adulti vigeva il rispetto assoluto, ma tra ragazzini a regolare i rapporti era la legge del più forte, cosa che ho sofferto molto. Ho iniziato a lavorare a 9 anni e ho continuato fino alla fine delle superiori. Aiutavo mia madre, che commerciava frutta. Dopo la scuola giravo la città in lungo e in largo vendendo manghi e banane.
Quando ho compiuto diciotto anni ho lasciato la base militare e mi sono iscritto all’indirizzo contabilità del Lagos City Polytechnic. Uno dei miei zii faceva il contabile e già da piccolo mi aveva contagiato con la passione per i numeri. Durante gli anni di studio ho fatto un po’ di tutto per mantenermi, dall’operaio agricolo all’addetto alla sicurezza. Dopo la laurea ho trovato un lavoro in uno studio commercialista. Andava tutto per il meglio, fino a quando, nel 2016, ho dovuto lasciare il mio Paese. Partito da Lagos, sono arrivato in Italia sette mesi più tardi. Il viaggio e le cose che ho vissuto preferirei dimenticarle. Una volta sbarcato in Italia, in Sicilia, dopo tre giorni sono stato trasferito a Bolzano. Durante il viaggio ripetevo come un mantra tra me e me: “Andrà tutto bene, ci vorrà tempo ma andrà tutto bene”.
Le vere difficoltà sono iniziate quando la mia domanda di asilo ha avuto esito negativo. Mi sono ritrovato per strada.
Vivere in un centro d’accoglienza è stata una sfida, perché la giornata poteva essere infinita: non erano previste molte attività ed ero in uno stato di perenne attesa: dalla chiamata per l’audizione in Commissione Territoriale, ai mesi che ci sono voluti per conoscerne il responso. Per mantenere il controllo della mia vita mi ero dato una regolarità: sveglia, pulizie, corso di lingua, ricerca lavoro. Ho colto ogni occasione che mi si è presentata, dai lavori stagionali in agricoltura al volontariato presso un centro di riabilitazione.
Le vere difficoltà sono iniziate quando la mia domanda di asilo ha avuto esito negativo. Mi sono ritrovato per strada, perché per un malinteso il mio avvocato non ha presentato il ricorso nei tempi di legge. In quei mesi sono stato accolto per due settimane al servizio di Emergenza Freddo e poi ho dormito da qualche amico o nella chiesa che frequento. Nel frattempo, grazie al mio avvocato e alla Consulenza Profughi della Caritas ho presentato una richiesta di asilo reiterata e così il procedimento è ricominciato da capo.
La vera svolta è arrivata con il progetto zebra. verso la fine del 2018. Vendendo il giornale di strada ho potuto coprire i miei bisogni primari e ho costruito alcune relazioni importanti. Proprio grazie ad alcuni di questi contatti, a settembre 2019, ho trovato lavoro per una ditta che realizza costruzioni in legno e per la quale sono impiegato ancora oggi. Questo lavoro è stato decisivo per ottenere un documento permanente. Avevo trovato un lavoro, ma il problema dell’alloggio non l’avevo (e non l’ho) ancora risolto. Per due anni ho fatto il pendolare da Bolzano: sveglia alle 5, treno per Bressanone, poi un autobus per S. Andrea, otto o più ore di lavoro e ritorno. Da qualche mese sono entrato alla Casa della Solidarietà di Bressanone e oggi, quando rientro la sera e chiudo la porta della mia stanza, sono sollevato, perché ho un tetto sopra la testa e uno spazio tutto mio. Vorrei trovare un appartamento in affitto, ma sembra impossibile anche con un buono stipendio e un contratto a tempo indeterminato. Il poco tempo libero che ho lo trascorro in chiesa. Il sabato mi occupo dei lavori di pulizia e manutenzione e la domenica - giorno della funzione – la passo con i miei fratelli e le mie sorelle pregando e celebrando la vita.
Oggi sono orgoglioso di vivere con dignità e di poter dare una mano ad altre persone che nel mio Paese hanno bisogno di supporto.
Quando sono partito dalla Nigeria sapevo che farcela non sarebbe stato facile, ma in cuor mio ero sicuro di farcela. Oggi sono orgoglioso di vivere con dignità e di poter dare una mano ad altre persone che nel mio Paese hanno bisogno di supporto.
Testimonianza raccolta da: Alessio Giordano, redattore del giornale di strada zebra.
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Vivere con dignitá - gilt für
Vivere con dignitá - gilt für alle Menschen.
Es bräuchte mehr sozialen
Es bräuchte mehr sozialen Wohnungsbau und Arbeiterwohnheime und KEINE Hotels, Zweitwohnungen und geförderte Luxusbauten (u.a. Urlaub auf dem Bauernhof) mehr. Leerstehende Wohnungen sind unmoralisch, meinetwegen soll sie die öffentliche Hand nach einer gewissen Zeit enteignen.