Politik | Elezioni

Una presa per il quorum

Bizzarrie, incongruenze e tranelli nella bozza di legge elettorale per il comune di Bolzano.

Uscita  dalle segrete stanze in cui è stata elaborata, da lunedì scorso è pubblica la bozza di proposta di marca Suedtiroler Volkspartei per il mutamento della legge elettorale comunale. Effetto immediato del gran pasticcio politico combinato a Bolzano dopo le elezioni di maggio, era attesa come una panacea in grado di sanare una situazione apparentemente bloccata.

Le prime indiscrezioni lasciano in proposito moltissimi dubbi.

La materia è complessa e quindi, per essere più chiari, andiamo per punti.

L'ambito di applicazione. La nuova norma dovrebbe essere relativa al solo comune di Bolzano, lasciando le cose come stanno per tutti gli altri comuni altoatesini sopra i 15.000 abitanti e cioè Merano, Bressanone, Laives e Brunico. Non si capisce in effetti perché una modifica che mira a sanare un difetto originale della vecchia legge, quello di non garantire a sufficienza la governabilità, non dovrebbe avere effetto anche per gli altri centri. L'impressione dunque è quella di una norma assolutamente "ad hoc" e quindi estremamente fragile dal punto di vista della sostenibilità giuridica.

Sulla soglia. Il cuore di questa riforma è indubbiamente costituito dall'introduzione di una soglia, o sbarramento, che secondo i promotori dovrebbe servire per eliminare dal gioco le formazioni più piccole e garantire quindi una maggiore governabilità. Per non farsi mancare nulla gli ideatori ne hanno inserite nella bozza di legge addirittura tre: una per i singoli partiti, una per le coalizioni tra partiti e una per le singole forze politiche all'interno delle coalizioni. Inutile dire che questa proliferazione non fa che a rendere di nuovo più fragile la riforma, a fronte del divieto previsto dallo statuto di autonomia di usare sistemi elettorali che possano alterare la rappresentanza proporzionale dei vari gruppi linguistici. Anche se la norma passasse così com'è, comunque, c'è da dire che la sua efficacia potrebbe essere minore di quanto non appaia calando la sua griglia sulle elezioni del passato. A fronte di un simile sistema elettorale infatti i partiti minori reagiranno probabilmente facendo liste comuni per superare lo sbarramento, salvo poi tornare divisi all'indomani del voto. Per dare efficacia reale ad un simile provvedimento occorrerebbe, come del resto chiedono insistentemente alcuni esponenti della SVP bolzanina, accompagnarlo con una drastica riduzione del numero dei consiglieri.

Meno consiglieri. La Suedtiroler Volkspartei di Bolzano insiste. Occorre ridurre da 45 a 35 il numero dei consiglieri comunali. La norma, come detto sopra, avrebbe indubbiamente un effetto di "tagliare" drasticamente il numero dei partiti presenti in consiglio. Si tratta solamente di stabilire quale sarebbe il prezzo di una simile operazione in termini di diminuzione della rappresentanza democratica di una città di oltre centomila abitanti.

Ballottaggio stop. La parte forse meno commentata, almeno sino ad ora, ma più stupefacente e insidiosa della proposta SVP per il cambiamento della legge elettorale per il comune di Bolzano è quella che riguarda l'abolizione del ballottaggio per la nomina del sindaco. In pratica si rinuncerebbe al secondo turno e verrebbe eletto quello tra i candidati che al primo turno ha ottenuto il maggior numero di voti. È già strabiliante la motivazione addotta per questa riforma e cioè che in questo modo si risparmierebbero dei soldi. Questo in una provincia nella quale la parola "risparmio" è vocabolo pressoché sconosciuto e che, per restare in campo elettorale, si permette di far svolgere un referendum, quello sull'aeroporto, nel quale chiede ai cittadini se loro aggrada che una struttura di trasporto venga sottoposta per un certo numero di anni ad una valutazione di prova al termine della quale verranno prese le decisioni serie e definitive. È chiaro che quella del costo è una motivazione del tutto priva di senso e che l'abolizione del ballottaggio ha ben altre e meno confessabili ragioni. L'elezione diretta del sindaco "vive" dal punto di vista giuridico politico su alcuni elementi indispensabili. In Alto Adige fu a suo tempo tradito quello di dare al neo eletto una maggioranza sicura con cui governare. Il ballottaggio è il secondo di questi fattori e si giustifica con la necessità di fare in modo che il primo cittadino abbia un consenso il più vasto possibile, un mandato ampio da parte dei suoi amministrati. Se si elimina il secondo turno, in una realtà come quella bolzanina, e più che probabile che il futuro sindaco venga eletto anche con il 20 per cento dei consensi e quindi con una legittimazione debolissima. Se poi si pensa che tutta questa riforma nasce per evitare situazioni come quella verificatasi a Bolzano nella primavera scorsa e cioè di un sindaco privo, all'indomani delle elezioni, di una maggioranza solida per governare, questa riforma garantirebbe senza ogni dubbio un risultato del genere. Tanto varrebbe allora abolire direttamente l'elezione diretta e tornare, come molti chiedono, al sistema proporzionale puro che si applica anche in provincia. Elezioni e successivamente dialogo tra i partiti per individuare maggioranza e futuro sindaco.

Perché invece la SVP vuole mantenere l'elezione diretta ma senza il ballottaggio? Vista la provenienza della proposta e ricordando il detto di Andreotti secondo cui a pensar male si fa peccato ma raramente si sbaglia, la risposta non può essere che una. L'elezione diretta senza ballottaggio è l'unico sistema con il quale un candidato di lingua tedesca può ragionevolmente sperare di essere eletto sindaco di Bolzano. Al ballottaggio infatti, al di là delle fantasie sulla candidatura Durnwalder, una candidatura tedesca non ha speranza di passare, mentre è difficile che essa possa essere imposta nelle trattative tra partiti. I dati delle ultime elezioni, in particolare di quelli delle provinciali, dicono invece che nel capoluogo c'è una quota di elettori di lingua tedesca vicina al 30%. Se la Suedtiroler Volkspartei potesse far balenare davanti a questi votanti la prospettiva di mandare in municipio il primo sindaco tedesco dopo Julius Perathoner, potrebbe fare il pieno di voti e magari anche conquistare l'obiettivo grazie alle divisioni del gruppo italiano. Se anche poi l'operazione non riuscisse avrebbe comunque ricompattato il suo elettorato e recuperato le gravi perdite di maggio.

In chiusura, sinteticamente, ancora due notazioni. Come alcuni osservatori hanno già fatto rilevare è abbastanza difficile che la legge, specie se ad essa verrà opposto anche un modesto livello di ostruzionismo, possa superare in tempo utile l'esame del consiglio regionale. È il destino delle norme elettorali presentate a ridosso del voto ed è quindi abbastanza probabile che si torni in primavera alle urne con la vecchia normativa.

È abbastanza certo invece che se i partiti, in questi pochi mesi, continueranno a restare ipnotizzati da queste alchimie elettorali e dall'inesausta ricerca di personaggi più o meno carismatici da candidare, trascurando, ad onta degli annunci, un serio approfondimento sui temi che interessano veramente il futuro della città, quel fossato che li separa dagli elettori e che già in primavera è stato profondissimo, si trasformerà in un baratro.