Libro d’artista
Un articolo con testi in due lingue che parla di un libro (quasi) senza testo.
Un parallelepipedo nero, perfettamente rettangolare. Lisa Mazza e Nicolò Degiorgis hanno ridotto all’essenza il concetto di libro. Sfogliandolo colpiscono la rilegatura – qualunque pagina aperta giace perfettamente piatta sul tavolo davanti a noi - la scritta TRANSART in argento a caratteri leggermente pixelati, sullo sfondo campeggia un argenteo cielo stellato. L’unico elemento di testo, oltre alle coordinate che aiutano il lettore, fruitore dell’opera d’arte, a identificare ciò che le pagine rappresentano, è il testo della seconda pagina, this is a journey into aural space, un viaggio nello spazio dell’ascolto.
Abbiamo posto a Lisa Mazza e Nicolò Degiorgis (curatore ospite preso Museion nel 2017) alcune domande a riguardo della loro esperienza di editori – curatori di questo progetto artistico e librario.*
Salto.bz: "A journey into aural space", können sie uns diese Reise erklären?
Lisa Mazza: Wir haben uns von jeglichem dokumentarischen Zwang befreit und das Festival auf einer gewissen Art und Weise fiktionalisiert, indem wir es als eine silbrig glänzende, klingende Galaxie betrachten, in der die Austragungsorte und Musiker zu Sternkonstellationen werden. Das Buch ist eine Reise in einen klingenden Raum, der bei Orchestermusik beginnt und der elektronischen Musik endet.
Salto.bz: Nicolò Degiorgis, una domanda introduttiva sulla sua persona: lei ha studiato lingue orientali a Venezia, come è approdato all’arte, alla fotografia?
Nicolò Degiorgis: Ho sempre voluto fare l’artista, sin da piccolo, per cui la scelta delle lingue è stata un’esperienza formativa importante, ma dopo gli studi sono tornato a fare quello che ho sempre voluto fare. Già da studente, durante gli anni dell’università, mi finanziavo la vita lavorando per diverse agenzie fotografiche.
Hidden Islam rappresenta un importante lavoro fotografico che ha dato inizio a un suo percorso, vuole parlarci di questo suo primo libro?
Nicolò Degiorgis: Hidden Islam non è nato dal mio interesse per l’islam in particolare, bensì per quel tipo di spazio. Ho avuto il privilegio di poter visitare quei luoghi in un’area, che è poi quella che regge (economicamente) Venezia, la città in cui ho studiato. Essere fotografi comporta sempre una certa dose di voyeurismo, sono riuscito a fare un lavoro che non era stato fatto prima, sarà difficile che vengano fatti libri con soggetti simili, perché nella fotografia, purtroppo, una volta che un tema è stato affrontato, è stato fotografato, non è più interessante per gli altri fotografi. Inizialmente mi interessai alla comunità mussulmana in Cina che abita (guarda caso) una zona ricca di giacimenti petroliferi. Con Oasis Hotel mi sono dedicato a tale minoranza conosciuta e sostenuta da pochi. Rientrato in Italia ho scoperto i luoghi di culto fotografati per Hidden Islam. La fotografia è un modo per esplorare, per conoscere, per mappare un fenomeno e ricrearsi un’immagine di esso.
Hidden Islam e Oasis Hotel sono i primi liberi pubblicati da Rorhof, la casa editrice da lei fondata e diretta. Come è nato quel progetto? Cosa lo caratterizza?
Nicolò Degiorgis: Dopo il 2010 la crisi economica si è fatta sentire anche nel mondo della fotografia e gli incarichi da parte delle agenzie sono diminuiti drasticamente, i pagamenti arrivavano in ritardo. Ho deciso di lasciare Venezia per tornare nella mia città di origine, Bolzano, e dedicarmi a quello che volevo fare. Ho cercato un editore per i miei progetti, ma avrei dovuto pagare e così ho deciso di autopubblicarmi fondando Rorhof. Inoltre, ammetto, che non capisco come mai molti fotografi rinuncino a pubblicarsi il proprio libro fotografico in quanto, per un fotografo, il libro fotografico rappresenta la massima possibilità d’espressione.
Lisa Mazza, sie sind Kuratorin und Autorin, wie gehen sie ihre Buchprojekte an?
Lisa Mazza: Es gibt da eigentlich keine festgefahrene Methodologie, die sich auf alle Publikationsprojekte, die ich bisher realisiert habe anwenden lässt, da es einen großen Unterschied gibt zwischen einem Auftragswerk, wie es das Transart Jubiläumsbuch ist mit der Vorgabe eine Form zu finden die 15 Jahre des Festivals zu präsentieren, oder einem Künstlerbuch bzw. einer Anthologie zur kuratorischen Praxis. Auch wenn die Digitalisierung von Büchern immer weitere Kreise zieht bin ich nach wie vor eine Verfechterin des gedruckten Buches als Objekt und Ressource und was ein Buch legitimiert gedruckt zu werden ist sicherlich eine der Anfangsfragen, die ich mir immer wieder stelle.
Handelt es sich bei der Arbeit als Editor um eine weitere Form deiner Praxis als Kuratorin?
Lisa Mazza: Ja, oder vielleicht wäre es auch präziser alles was ich mache unter Kulturproduktion zusammen zu fassen. Für jedes Projekt ist es mir sehr wichtig das richtige Format zu finden. Während Ausstellungen vergehen bleiben Bücher und das finde ich spannend an dieser Form Kultur zu machen.
Veniamo ora al libro TRANSART. Come ha preso forma questo particolare libro d’artista?
Nicolò Degiorgis: Transart ci ha messo a disposizione l’intero archivio fotografico che documentava i quindici anni di festival. Il problema era che le foto erano state scattate da fotografi diversi, avevano formati differenti, alcune erano pixelate, avevano diverse tonalità di colore. Scegliendo di stamparle tutte in argento su nero Lisa Mazza e io abbiamo dato un’uniformità formale al progetto
Wie ist das Projekt Transrt-Buch entstanden? Wie die Zusammenarbeit mit Nicolò Degiorgis?
Lisa Mazza: Das Transart Team rund um Peter Paul Kainrath ist an mich herangetreten, um mich zu beauftragen gemeinsam mit Nicolò Degiorgis ein Buch zu entwickeln anlässlich des 15-jährigen Bestehens des Festivals. Die Vorgaben waren sehr offen und wir haben sozusagen eine “carte blanche” erhalten eine passende Form zu finden, das Festival und seine Geschichte zu erzählen. Daraus geworden ist dann ein schwarzes Buch.
Es war uns anfänglich wichtig mit unserem Blick von außen das Festival und das sehr umfangreiche Archiv von Fotos, Programmheften, Zeitungsartikeln, Anekdoten etc. zu durchforsten, um daraus dann eine Narration zu schaffen, die zwar vom Festival und seinen Besonderheiten ausgeht, aber in keiner Weise den Anspruch hat eine lineare und vor allem vollständige Geschichte zu erzählen.
Wie haben sie die Bilder ausgesucht?
Lisa Mazza: Da wir frei von dem Zwang waren das Festival in seiner Gänze d.h. Ausgabe für Ausgabe darzustellen sind wir in der Auswahl sehr intuitiv vorgegangen. Wichtig war es einerseits die Bandbreite der Musiker und ihren Instrumenten Platz zu geben, aber auch die unterschiedlichen Extreme der Orte an denen das Festival stattgefunden hat zu präsentieren.
Come è nata la scelta del colore argento su sfondo nero?
Nicolò Degiorgis: Sia per la realtà locale che per la diversità tra loro gli eventi Transart hanno qualcosa di alieno, di proveniente da lontano. I singoli eventi potrebbero essere visti come dei pianeti, le luci (come ad esempio i riflettori sul palco) ricordano delle stelle, a volte le strutture per la musica paiono dei satelliti orbitanti nello spazio.
Il libro TRANSART ha una forte componente estetica, condivide questa affermazione?
Nicolò Degiorgis: Direi che principalmente ha una coerenza formale, come anche nel caso di Hidden Islam, nei miei libri cerco di seguire una linea coerente.
Das Buch ist sehr "schön". Der Druck ist hochwertig, das schwarze Papier mit dem Silberdruck wirkt "edel", egal welche Seite man aufschlägt liegt die Doppelseite flach vor dem Betrachter. Wie wichtig war für sie eine "gelungene" Ästhetik in diesem Projekt?
Lisa Mazza: Wir wollten ein Buch schaffen, welches für den Betrachter ein Erlebnis ist, welches “klingende” Seiten hat und damit auch die Stimmung des Festivals wieder erlebbar macht. Da wir uns vor allem auf die visuelle Ebene konzentriert haben, sprich das Fotoarchiv und die Textebene sehr reduziert im Vergleich ist, war es wichtig, dass die Ästhetik bis ins letzte Detail durchdacht ist. Es war uns wichtig etwas “wertvolles” zu schaffen.
Nicolò Degiorgis, può descriverci come affronta i progetti ai quali lavora, la sua metodologia?
Nicolò Degiorgis: Per me l’artigianalità in ogni professione è di fondamentale importanza. Il lavoro del fotografo è cambiato, per non farsi sostituire dalle macchine (dal computer ndr) bisogna avere dimestichezza con gli strumenti del proprio lavoro. Oggi non conoscere e saper usare (per esempio ndr.) la adobe creative suite® è un problema, una grave lacuna. Inoltre, per quanto l’interdisciplinarità sia molto affascinante, soprattutto nel mondo dell’arte contemporanea, credo sia molto rischioso spaziare da una cosa all’altra senza saperne fare bene una sola. È importante per rimanere ben saldi e conoscere la propria materia per poi poterne superare i limiti.
Könnte man dieses Buch als ein weiteres Produkt von Transart betrachten? Das Buch heißt Volume 1, kommt bald ein Volume 2?
Lisa Mazza: Ja, das könnte man durchaus, da es zwar die gesamte 15-jährige Geschichte des Festivals als Ausgangspunkt nimmt, jedoch dann etwas ganz Neues, Eigenes schafft. Volume 2, wer weiß? In diesem ersten Buch hat ein großer Teil unserer Recherche zu den unterschiedlichsten Instrumenten, die über die Jahre verwendet wurden - von einer elektrischen Zahnbürste bis zum Ei - keinen Platz gefunden und mit der Benennung zu Volume 1 wollten wir die Möglichkeit einer Weiterführung den Weg öffnen.
Nicolò Degiorgis, a breve inizierà il suo anno come curatore ospite di Museion, può anticiparci qualcosa?
Nicolò Degiorgis: Sì, il tema sarà Heimat-Patria legato al fenomeno delle migrazioni, tema di stringente attualità. I concetti di patria e Heimat diventano rilevanti nelle vite delle persone solo quando esse stesse migrano oppure quando nella terra che abitano si insediano persone provenienti da altri luoghi. Sono inoltre convinto che nella nostra realtà siamo pronti, e sia auspicabile, avere un atteggiamento più leggero nei confronti di queste tematiche.
Cosa vedremo per prima cosa?
Nicolò Degiorgis: Inizierò presentando un lavoro che si ispira alla mia Heimatkundemappe che feci alle scuole elementari di lingua tedesca a Bolzano. Sebbene fossimo già negli anni ’90 aveva un’impronta alquanto conservatrice, il padre capofamiglia, la madre che da brava casalinga accudisce il focolare domestico, lo studio delle varie fasi della lavorazione dell’uva per la produzione del vino come, se tutti noi fossimo contadini.
Allo stesso tempo il tema delle mappe, anche didatticamente mi piace molto. Partendo da se stesso il bambino disegnava e quindi conosceva il proprio mondo. La stessa cosa vale oggi, come ho già raccontato, grazie al progetto Hidden Islam ho mappato (per me e gli altri ndr.) un territorio incognito comprendendone il funzionamento.
*Libera trascrizione di colloqui-intervista con i due editori-curatori del libro TRANSART.