Gesellschaft | Reintrodotta la clausula dei cinque anni di residenza

Politica sociale: la Svp vota con le destre

Svp e destre unite nell’elevare il numero di anni necessari a ricevere aiuti sociali. Il Pd altoatesino, non presente in aula, cade dalle nuvole. I sindacati protestano.

Il caso è scoppiato mercoldì (11 settembre), durante l'ultima seduta del Consiglio regionale che si è tenuta a Bolzano. L'assemblea ha approvato a scrutinio segreto (35 favorevoli e 19 contrari) il disegno di legge numero 65, con il quale, secondo quanto ha spiegato Martha Stocker (Svp), si è inteso introdurre misure “anti-crisi” elevando da 2 a 5 il numero di anni di residenza necessari per poter usufruire dell'assegno al nucleo familiare regionale. Una decisione che restaura in realtà una legislazione entrata in vigore nel 2005 e poi bocciata solo quest'anno, con una sentenza della Corte Costituzionale. L'esito della votazione ha comunque di fatto spaccato la maggioranza, in quanto la legge stavolta è stata approvata grazie all'insolita “alleanza” della Svp con i partiti di destra.

Secondo il consigliere trentino Michele Nardelli (Pd) si tratta di una legge discriminatoria e che proprio per questo motivo fu cassata dalla Corte Costituzionale. Il fatto che una mozione parlamentare abbia poi consentito la sua reintroduzione a livello regionale non avrebbe dovuto portare ad ignorare il giudizio della Corte. Un'interpretazione, quest'ultima, negata invece da Martha Stocker, la quale confida al contrario che proprio il via libera dato in sede governativa possa adesso impedire un nuovo ricorso.

Tra gli aspetti più controversi della legge: i cinque anni di residenza adesso sono una condizione richiesta a tutti, cioè anche ai cittadini italiani che provengono da altre province. Circostanza che la Stocker cerca di relativizzare, ricordando come nel testo sia stata inserita una clausula concernente la cosiddetta residenza storica: “Se in passato una persona era già stata residente in Trentino-Alto per quindici anni consecutivi, allora la limitazione non scatta”.

Singolarmente, alla votazione non erano presenti i consiglieri altoatesini del Pd. Sia Roberto Bizzo che Christian Tommasini erano impegnati in altri compiti di tipo istituzionale. Uniti nell'assenza, i due assumono comunque una posizione diversa riguardo all'approvazione della legge. Mentre infatti Bizzo preferisce non commentare, dicendo che sarebbe inutile assumere adesso una posizione “a cose fatte”, Tommasini condanna la legge e afferma: “Ho forti perplessità, non lo nascondo. Ritengo che il pronunciamento della Corte andasse rispettato, perché l'innalzamento degli anni di residenza ai fini della richiesta di determinati contributi sociali cancella l'uguaglianza dei diritti e non favorisce l'integrazione. Personalmente auspico che la legge venga ridiscussa quando il Consiglio regionale tornerà a riunirsi”.

Intanto, i responsabili dei servizi della Cgil/Agb ricordano che gli attuali requisiti (ovvero i 2 anni di residenza per cittadini italiani ed immigrati, mantenendo invece il solo titolo della residenza, senza durata minima, per i cittadini comunitari) restano validi almeno fino all'entrata in vigore della modifica legislativa, che comunque dovrebbe avvenire nel giro di un paio di settimane. E lanciano un appello: “Consigliamo a tutti i cittadini interessati al contributo, indipendentemente dagli anni di residenza, anche se inferiori a 5, di rivolgersi ai nostri uffici e inoltrare la domanda, passando prima per il Caaf per la necessaria dichiarazione Durp, poi dal Patronato Inca”.