Misura per misura
Non più di qualche ora fa l’ufficio propaganda dell’Is ha diffuso un nuovo video, girato in Siria, che mostra l’esecuzione di due prigionieri membri del gruppo ribelle al-Sham Rasoul Brigade, che in Siria combatte contro i gruppi jihadisti. Le vittime sono state uccise innescando degli ordigni esplosivi tramite un telefonino utilizzato come detonatore.
Nel frattempo in Francia si fa strada l'ipotesi di aprire dei centri di internamento per sospetti jihadisti: il premier Manuel Valls propone di arrestare in via preventiva, in base a indizi di colpevolezza e senza passare dalla normale giurisdizione, i presunti terroristi schedati con la "fiche S" (potenziali minacce). Si parla cioè di circa 20mila persone, 10.500 quelle segnalate per la loro "appartenenza o per rapporti con il movimento islamico", come riferito dal primo ministro recentemente.
In seguito alla scoperta della cellula jihadista guidata dal mullah Krekar con base operativa a Merano, il livello di guardia viene inevitabilmente alzato anche in Alto Adige. La Questura, come riporta il Corriere dell’Alto Adige, ha infatti dato il via a una serie di controlli straordinari nei luoghi di culto - finora, delle quattro note sale di preghiera a Bolzano, due sono state ispezionate, quella di via Macello e di Castel Firmiano - ma anche in diversi punti della città considerati ritrovi abituali degli stranieri. Un centinaio le persone identificate, tuttavia, attualmente, non è stato avviato alcun provvedimento. I musulmani presenti sul territorio, come confermato anche dall’Imam di Bressanone Abdeslam Termassi, sono pronti a collaborare con le forze dell’ordine per aiutare a scovare eventuali e potenziali soggetti pericolosi.
Le inchieste sul terrorismo in Alto Adige hanno portato a sei arresti, due le persone scarcerate Mohamad Fatah Goran e Mahmood Kamil. Restano rinchiusi il kosovaro Eldin Hodza e i rifugiati iracheni Abdul Rahman Nauroz, il basista che nel suo appartamento incontrava i giovani adepti pronti a unirsi ai militanti del sedicente Stato islamico nella guerra santa, Hassan Saman e Mamosta Kawa, “mente” del gruppo. Nell’indagine della Procura della Repubblica di Bari, inoltre, anche due cittadini iracheni, rifugiati, residenti a Bolzano, Muhamad e Rasti Helkawt (padre e figlio) sono stati ritenuti coinvolti: avrebbero mantenuto contatto con l’iracheno Muhamad Majid, arrestato a Bari nell’ambito di un’inchiesta anti-terrorismo. Attraverso questi scambi di comunicazione un gruppo di jihadisti avrebbe contribuito a creare in Alto Adige la cellula scoperta con sede a Merano. Capo ideologico del gruppo era Abu Omar, l’ex imam della moschea di Milano. Nei confronti di Muhamad e Rasti Helkawt non sono stati emessi provvedimenti, del resto non potranno essere comunque rimpatriati: per coloro che sono perseguitati nel proprio paese d’origine vige un principio di non respingimento.
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