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Il CLIL come la Zumba?

Barbara Gramegna. L'educazione linguistica e plurilinguistica è un chiodo fisso della politica scolastica altoatesina. I risultati non sempre sono stati soddisfacenti.
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Nel cristallo di ottobre tre specialiste affrontano la metodologia CLIL: Stefania Cavagnoli, Laura Mautone e Barbara Gramegna. Quest'ultimo intervento descrive con un pizzico di ironia gli ostacoli pratici che ne sono nati, soprattutto per il reperimento dei docenti.

 

Non è un suono onomatopeico ma, per i non addetti ai lavori, si tratta di una modalità didattica di non recente ideazione, la creazione dell’acronimo CLIL risale infatti agli anni ’90 ad opera di David Marsh e Anne Maljers. CLIL significa “Content and Language Integrated Learning” e definisce una felice combinazione che intende proporre l’insegnamento di una disciplina in una lingua diversa da quella della scuola, con il contemporaneo fine di favorire anche l’apprendimento di questa lingua target. Di per sé la cosa non suscita una grande sorpresa, perché in varie situazioni scolastiche, recentemente anche universitarie, si offrono insegnamenti di varie discipline, soprattutto in inglese, ma l’intenzione di coloro che a questo concetto didattico hanno scientificamente lavorato era ed è meno banale di quanto è stato semplicisticamente assunto da molti.  Continua ...