Chronik | Comunicazione e politica

Se questo è un paese: Grillo cita Levi e offende la comunità ebraica

Qual è il confine tra una provocazione riuscita e una comunicazione che invece, sfruttando uno dei “luoghi” più sensibili della memoria collettiva, finisce col rivelarsi di pessimo gusto?

Ognuno conosce la poesia che Primo Levi ha anteposto al suo libro “Se questo è un uomo”. Beppe Grillo si è riferito a quei versi trasformandoli in un atto di accusa verso il sistema politico italiano alla vigilia di un appuntamento calendarizzato per domani nell'aula del Senato sul voto di scambio politico-mafioso. Un disegno di legge che ha dato nuovamente l'occasione al M5S di accusare il Pd, ritenendolo responsabile di fare un favore ai mafiosi per l'alleggerimento delle pene detentive legate all'articolo 416 ter del codice penale. Ma ovviamente l'attenzione (proprio per lo stile comunicativo adottato) si è subito spostata su altro.

L'accostamento tra la politica italiana e lo sterminio nazista ha suscitato infatti una reazione di fastidio generalizzata. In primo luogo da parte della comunità ebraica, sintetizzata da una nota del presidente dell'Ucei Renzo Gattegna: "Con l'ultima infame provocazione Beppe Grillo pubblica sul suo blog un'immagine dell'ingresso di Auschwitz con la scritta 'P2 Macht Frei' e storpia le parole dei celebri versi di Primo Levi con cui si apre Se questo è un uomo per solleticare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare che si addensa in questi tempi di crisi. E' un'oscenità sulla quale non è possibile tacere. Si tratta infatti di una profanazione criminale del valore della memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti che offende l'Italia intera".