Gesellschaft | Zebra.

Prima le api

Una giornata con Fatmir Zenunai, visitando l’alveare che gestisce presso un imprenditore locale. Storia di una passione per un mestiere che nasconde non poche difficoltà.
Fatmir Zenunai
Foto: zebra.

È una bella giornata di sole, si comincia a sentire la primavera con il suo tepore, la brezza leggera che spira da sud, gli insetti che riprendono a ronzare. Nella piana di S. Giacomo il risveglio della natura si avverte più che in città. 

Mi trovo qui con Fatmir Zenunai e lo accompagno in una delle sue visite all’alveare che gestisce presso un imprenditore locale. “Per il momento ho solo due cassette di api” dice con rammarico. “Purtroppo lo scorso inverno ha fatto molto freddo al Renon, dove le tenevo, e molte sono morte. Qui invece si trovano bene e le api regine hanno cominciato a fare nuove uova. Cominciano già a uscire e a prendere energia!”. Inizia così, parlando subito di api, il mio incontro con Fatmir, nato in un paese vicino a Zacran, nella parte sud-occidentale dell’Albania, a pochi chilometri dal mare che guarda verso Brindisi. Impara a conoscere le api da bambino, aiutando il padre apicoltore. Dopo la scuola media e i due anni di servizio militare, decide di lasciare il Paese per recarsi nella vicina Grecia in cerca di lavoro. È il 1992, l’epoca del regime comunista di Oxa sopravvive solamente nei suoi ricordi di ragazzo, ma le prospettive di lavoro in Albania non permettono ancora una vita e salari dignitosi. Migliaia come lui lasciano il Paese negli stessi anni. Dopo aver lavorato come guardiano in una discoteca greca, si sposta in Italia e trova lavoro come bracciante agricolo e zootecnico in Puglia e in Emilia Romagna.

Qui decide di comprare alcuni alveari e comincia a leggere testi di apicultura per approfondire le sue conoscenze. L’avventura di Fatmir in Alto Adige-Südtirol comincia nel 1996 dopo aver sentito raccontare da un collega delle possibilità di lavoro nella raccolta delle mele. Fra un impiego e l’altro entra in contatto con alcuni apicoltori di Bolzano, del Renon e della Val Venosta. Non è facile abbattere la diffidenza con cui spesso viene accolto, ma il suo temperamento bonario e la competenza dimostrata lo aiutano a entrare in relazione e a trovare spesso collaborazione. Non mancano però episodi di intolleranza dovuti alla concorrenza che vige in questo settore, tanto più se si tratta di un collega straniero. Ciò nonostante Fatmir comincia ad allestire un proprio nucleo di arnie nel bosco o dove gli è consentito. Non disponendo di un terreno proprio, deve posizionarle in spazi demaniali o concessi da privati. Purtroppo non sempre questi luoghi sono ottimali per le api, a causa del clima, della mancanza di sole o di piante utili. Al Renon, appunto, la posizione era troppo in ombra e il sole non era sufficiente a mantenere caldo l’alveare. “Ricevono energia dal sole!” aggiunge Fatmir sorridendo e volgendosi verso la luce che oggi quasi abbaglia. “In inverno si scaldano stando unite, ma hanno bisogno di un po’ di caldo dal sole!”.

 

Guardandolo lavorare si capisce quanta attenzione e esperienza servano in questo mestiere. Fatmir riesce a colpo d’occhio a capire se le api stanno bene, se l’attività delle regine è regolare, se hanno troppo freddo o troppo caldo, se manca loro il nutrimento o c’è il rischio di qualche malattia. Bastano accorgimenti minimi, come aprire uno spiraglio d’aria, spostare i telaini interni o coibentare meglio il fondo per fare la differenza. Inoltre, come in qualsiasi altra attività a contatto con gli animali, anche il lavoro con le api richiede rispetto verso le loro esigenze, per esempio lasciando loro una certa quantità di miele per nutrirsi anziché toglierlo completamente e sostituirlo con soluzioni zuccherine artificiali. Trovare una sistemazione sicura per l’alveare non è stato facile, ma ancora più difficile è trovare una sistemazione per il loro padrone. Questo è infatti il maggior problema che assilla Fatmir. L’ideale per lui sarebbe trovare lavoro e alloggio in un’azienda agricola o in un maso, dove poter coltivare la sua passione per le api nel tempo libero. Finora ha lavorato saltuariamente nella raccolta delle mele o come aiutante in lavori di campagna. Questo non gli ha permesso di trovare una sistemazione in affitto, cosa che a sua volta gli impedisce di trovare lavoro regolare. Insomma il classico cane che si morde la coda.

Un gruppo di sostenitori è disposto a finanziare l’affitto di una camera fino a che non troverà lavoro e non potrà mantenersi autonomamente, ma comunque non è facile trovare persone disposte a mettere a disposizione un locale, anche se vecchio e in disuso, purché abitabile. Fatmir non vuole lasciare la nostra provincia, ormai qui ha molte conoscenze, è stimato e sa che può contare su una buona rete di sostegno, almeno per quanto riguarda le esigenze primarie. Chissà se ci sarà un futuro migliore per lui. Fatmir però ha un motto che lo aiuta a sopportare le avversità e a sentirsi vivo e operoso: “Prima di tutto le api!”.