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Carmine Abate: la Calabria protagonista a giugno del nuovo romanzo

Un professore e uno scrittore entrato in punta di piedi ma stabilmente tra i narratori di punta della nostra letteratura con un'arma in più: quella di rivolgersi ormai a un pubblico europeo e arabo. A giugno il suo prossimo libro ambientato in Calabria. Ma Carmine Abate affronta temi così decisivi per la nostra epoca da farne un esponente tra i più avveduti e preparati, lui che ha affrontato in prima persona e lungo un'asse familiare l'esperienza diretta dell'emigrazione, dell'immigrazione, del ritorno in piccole comunità, nell'accesa estremizzazione della mondializzazione più spinta e dell'eccitazione sempre più focosa delle identità. La letteratura può davvero costituire uno dei luoghi dell'incontro nei diversi linguaggi delle culture più disparate con una parola duratura e alta.
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Foto: © IDM Südtirol-Alto Adige/Manuel Ferrigato

Hai subito la sensazione quando ti ritrovi davanti lo scrittore e l'insegnante Carmine Abate di uno che ne ha viste così tante da permettersi ora il sorriso rilassato dei giusti che sono arrivati in alto. Cioè di coloro che sono rimasti se stessi, persona tra le persone, anche quando molti sanno chi sei e che cosa hai fatto nella tua intensa esistenza. Il senso prezioso del faccia a faccia che si vive nei suoi libri moltiplica le nostre radici, nell'esercizio della lettura, tenendo conto dei diversi punti di vista, una delle poche possibilità che ci rimangono se vogliamo restare umani. Se Carlizzi, il paese di origine araba dove ancora si parla l'albanese antico in piena Calabria, al pari di una cinquantina di altri siti residui, dagli Abruzzi a scendere lungo la penisola che non t'aspetti, è il senso del luogo, la lingua del cuore, la lingua del pane come Carmine Abate rivela, il radicamento, l'abito linguistico, l'ethos, si abbina al destino del transfuga, del pensiero e del sogno che è incalzato dall'impellenza del tradurre una lingua che non dà scampo, in una provincia che può essere Crotone, Catanzaro, Bari, Amburgo, Europa, Arabia, poco importa ormai. Tu devi possedere più lingue per essere te stesso, altrimenti non sei. La Calabria può essere il pretesto del tuo prossimo libro, in uscita a giugno 2013, ma se non sei disposto a confrontarti, a dialogare, ad abbattere ogni giorno "il muro dei muri", la tua fatica sparisce nel nulla.

Carmine Abate sembra molto più giovane di quanto in reatà sia, quasi a dimostrare che chi ha capito qualcosa della vita lo mostra in faccia, senza ombra alcuna. Anzi, il modo concentrato e distinto con il quale tratta le parole gli danno una luce particolare, portatrice di emozioni autentiche, tipiche dello scrittore che sente l'urgenza dello scrivere: le mani che prudono su una tastiera o la necessità di avere una penna e un foglio tra le mani.

Attraversare le lingue per il tramite di persone in carne e ossa lo hanno portato in una Germania tutta particolare, ove l'idioma bastardo del germanese (calabrese-albanese-tedesco) offre lo sguardo a sostenerlo a fronte di ogni umiliazione, in una sorta di cortocircuito che chiama a raccolta le diverse identità, i diversi luoghi, in una specie di gioco terribile e straniante nel quale arrivi a scoprire che sono gli altri a ritenerti diverso, e tu invece hai collezionato una tale messe di esperienze da possedere una faretra ben più attrezzata dei duri e dei puri.

"Due anime come me" dice Abate, ma le anime sono molte di più, sono quelle che permettono di vincere la nostalgia, la sofferenza, la malattia, consentendo di prendere il meglio dalla vita, cogliendo la bellezza insita in ogni paesaggio umano e naturale, se si è disposti a conoscere, capire, comprendere nel profondo. La scrittura apparentemente semplice di Abate è il risultato di questo sforzo, è una rincorsa capace di ritornare sul luogo del delitto, il razzismo. la prevaricazione, con una specie di rabdomantica pazienza in grado di scardinare il non detto, il sottotesto.

Il mosaico della quotidianità vive di una scomposizione plausibile in vista di una ricomposizione provvisoria perchè necessitata da una vigile e costante attenzione. Le capacità di osservazione della realtà di Abate si fanno così minute quanto la finissima visionarietà capace di tradursi nelle diverse lingue, in una contemporaneità frantumata e parralela percorsa da linguaggi che assumono la medesima nobiltà. Elevare la propria cultura nel dialogo incessante con culture altre edifica un coro che non annulla le differenze ma che le pone in una relazione ermeneutica tipicamente alta e letteraria.