Umwelt | Grandi carnivori

“Lupo, va mantenuta la specie”

La ricercatrice del MUSE Giulia Bombieri commenta la modifica dello stato di protezione dell’animale: “Per la scienza bisogna evitare abbattimenti indiscriminati”.
Lupo Wolf
Foto: Usp/Ufficio caccia e pesca
  • Con 371 voti a favore, 162 contrari e 37 astenuti giovedì 8 maggio il Parlamento europeo ha deciso di sostenere la proposta della Commissione UE per modificare lo stato di protezione del lupo. In linea con la convenzione di Berna, dopo l’approvazione formale del Consiglio, il lupo passerà da specie strettamente protettaprotetta, con dirette conseguenze nella gestione del lupo per le singole amministrazioni nazionali. Una richiesta che andava avanti da tempo, per far fronte ai problemi legati ai cambiamenti delle popolazioni dei grandi carnivori, sempre più presenti sulle montagne europee. La riforma ha generato proteste tra gli ambientalisti e sollievo tra gli amministratori, forti dell’idea che questa garantirà loro maggiore flessibilità, soprattutto sugli abbattimenti. Le norme sulla protezione del lupo, però, rimangono in vigore e servirà del tempo per capire come garantire un equilibrio tra attività umane e rispetto della fauna. Ne parliamo con Giulia Bombieri, ricercatrice presso il MUSE e responsabile del progetto Lupus in Stabula

    SALTO: Quando è iniziato il percorso per procedere alla modifica dello stato di protezione del lupo?

    Giulia Bombieri: Nel 2024, la Commissione Europea ha proposto di ridurre il livello di protezione del lupo, modificandone lo status da “strettamente protetto” a “protetto”, non solo nella Convenzione di Berna, ma anche nella Direttiva Habitat, che ne rappresenta la sua applicazione normativa. La modifica di tale direttiva, appena approvata, apre al recepimento dei singoli Stati membri, che potranno comunque decidere di applicare livelli di protezione più rigorosi. 

  • Giulia Bombieri: "Gli Stati membri dovranno comunque garantire uno stato di conservazione soddisfacente che verrà valutato sulla base dei monitoraggi delle popolazioni". Foto: Privat

    Qual è il significato del declassamento del lupo da specie rigorosamente protetta a protetta?

    La Direttiva 92/43/CEE “Habitat” stabiliva per il lupo un regime di rigorosa protezione, accanto al divieto di cattura e uccisione, nonostante fossero state previste alcune deroghe, autorizzabili dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, previo parere positivo di ISPRA, solo a condizione che non esistessero soluzioni alternative valide e che non si compromettesse lo stato di conservazione della specie nella sua area di distribuzione naturale, come, ad esempio, per prevenire gravi danni alle colture e agli allevamenti, o per motivi legati alla sanità e alla sicurezza pubblica. Il declassamento comporta ora una maggiore flessibilità gestionale: il divieto assoluto di abbattimento viene meno e si potrebbero autorizzare prelievi regolamentati, anche attraverso quote annuali, basati su stime di abbondanza delle popolazioni, purché venga garantito il mantenimento di uno stato di conservazione favorevole della specie. 

    Perché si è deciso di procedere con questa modifica? 

    La proposta della Commissione Europea si basa sulle più recenti valutazioni dello stato delle popolazioni di lupo europee, che sono tendenzialmente in aumento in molti territori. Proprio per questo, nelle motivazioni della proposta riportate dalla Commissione, il declassamento viene individuato come fattore di maggiore flessibilità per gestire la coesistenza tra lupo e attività umane, soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia del bestiame. La motivazione sembra essere, quindi, di interesse economico-sociale. 

     

     Il declassamento viene individuato come fattore di maggiore flessibilità per gestire la coesistenza tra lupo e attività umane

     

    Cosa comporta questa modifica per la salvaguardia del lupo in Europa? 

    In linea teorica il declassamento non dovrebbe compromettere la conservazione della specie nel lungo termine. Anche se i lupi non beneficeranno più dello status di specie rigorosamente protetta, gli Stati membri dovranno comunque garantire uno stato di conservazione soddisfacente che verrà valutato sulla base dei monitoraggi delle popolazioni, che potrebbero portare anche a divieti di caccia temporanei o/e locali. Inoltre, come già detto, gli Stati potranno comunque decidere di mantenere uno stato di protezione maggiore. 

  • "È incentivato anche l’acquisto e l’appropriata educazione di cani da guardiania". Foto: MUSE

    In Trentino ci sono percorsi e opere di prevenzione per salvaguardare il bestiame? 

    Con la reintroduzione dell’orso, il Trentino ha approntato un solido sistema di prevenzione e di indennizzo per i danni, che è stato poi ampliato per far fronte al ritorno spontaneo del lupo. L’obiettivo principale della strategia provinciale è quello di promuovere la presenza sempre maggiore dei pastori insieme al bestiame e la protezione delle tipologie di bestiame più vulnerabili, soprattutto nelle ore notturne. Si tratta, logicamente, di una considerevole mole di lavoro aggiuntiva per gli allevatori, non più abituati a fare i conti con questo tipo di rischio per i propri animali. Per favorire la prevenzione la Provincia prevede l’erogazione di diverse tipologie di recinzioni elettrificate, studiate e adattate a ogni contesto locale, grazie alla presenza capillare di personale forestale esperto in materia di prevenzione, che possono essere finanziate quasi totalmente o fornite in comodato d’uso gratuito. È incentivato anche l’acquisto e l’appropriata educazione di cani da guardiania. 

    Tali strategie stanno avendo successo? 

    Le opere sono generalmente efficaci nel ridurre le predazioni, ma bisogna ricordare che ci sono molteplici fattori da considerare, non solo nelle modalità di gestione delle opere o nella presenza dei pastori, ma anche nella motivazione e propensione dei lupi della zona ad attaccare bestiame.

     

    La Provincia di Trento ha finanziato o fornito in prestito o comodato d’uso gratuito circa 780 opere a protezione del patrimonio zootecnico

     

    L’Alto Adige ha un approccio diverso? 

    Nel report che avevamo predisposto come MUSE insieme a ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2023, sui danni da lupo e le opere di prevenzione nelle due province, i dati analizzati indicano che “nella Provincia Autonoma di Bolzano, durante il periodo 2018-2022, risultano finanziate un totale di 43 opere di prevenzione contro i danni da lupo”. Nello stesso periodo la Provincia di Trento ha finanziato o fornito in prestito o comodato d’uso gratuito circa 780 opere a protezione del patrimonio zootecnico dai grandi carnivori (escluso il patrimonio avicunicolo). Occorre però ricordare che in Trentino il sistema è operativo da molto prima del ritorno del lupo. 

  • "Il numero di lupi crescerà finché ci saranno spazi da occupare liberi da altri branchi e risorse con cui alimentarsi". Foto: MUSE

    La popolazione dei lupi aumenterà sulle Alpi della regione nei prossimi periodi? 

    Il numero di lupi crescerà finché ci saranno spazi da occupare liberi da altri branchi e risorse con cui alimentarsi: sicuramente c’è ancora dello spazio a disposizione nell’area delle Alpi orientali. Il Trentino, per esempio, ha visto una fase di crescita iniziale molto rapida, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a un rallentamento nei tassi di crescita della popolazione, come conseguenza dell’occupazione stabile del territorio provinciale da parte di branchi. 

    Quali sono gli investimenti e le strategie da porre in essere per una convivenza tra uomo e lupo? 

    In generale, gli studi esistenti evidenziano una maggior efficacia delle strategie preventive non letali rispetto a quelle che prevedono la traslocazione o la rimozione di animali. Di fatto le misure che hanno più successo, in particolare per il lupo, si possono riassumere in un cambio importante nella gestione del bestiame, con una maggiore attenzione e un maggior investimento in misure che prevedono strutture in cui chiudere il bestiame di notte, la presenza di uno o più pastori, di cani da guardiania e di recinzioni adeguate. La combinazione di diverse di queste strategie aumenta l’efficacia di protezione, anche se resta importante tenere conto del contesto specifico in cui si opera. 

     

    La letteratura scientifica resta ferma nel raccomandare di evitare abbattimenti indiscriminati

     

    La riduzione della popolazione dei lupi non è quindi una strategia praticabile? 

    Potenzialmente, anche la rimozione può risultare efficace, nel breve termine. Dalle ricerche emerge che una riduzione apprezzabile delle predazioni si ottiene quando gli abbattimenti rispettano specifici, e non sempre facilmente applicabili, criteri, come la rimozione dell’intero branco dall’area soggetta alle predazioni, o la rimozione della maggior parte dei lupi da un'area più ampia di quella interessata. Se però l’area è idonea alla presenza del lupo è molto probabile che, dopo le prime rimozioni, nuovi individui occuperanno quell’area e il problema tornerebbe a verificarsi. Il dibattito resta aperto, ma, nel monitorare le strategie e i loro effetti, la letteratura scientifica resta ferma nel raccomandare di evitare abbattimenti indiscriminati, favorendo invece strategie di protezione del bestiame che possano essere efficaci nel lungo termine.