Gesellschaft | PERSONE SCOMPARSE

Il dramma della scomparsa

Il convegno di Penelope Trentino Alto Adige. In Italia 47.000 scomparsi dal ‘74 al 30 giugno 2017, di cui 2.167 minori. In Alto Adige 165 richieste di intervento ad oggi.
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Foto: Scomparsi

Introdotto da Mirella Spadotto Liponi, presidente di Penelope Trentino Alto Adige e moderato dal giornalista Rai Sergio Mucci, si è tenuto sabato 14 ottobre nella sala conferenze del Centro Pastorale di Bolzano in piazza Duomo il convegno “Persone scomparse: aspetti psicologici e psichici”.

L'evento è stato organizzato da Penelope Trentino Alto Adige, Associazione Regionale dei Parenti e degli Amici delle Persone Scomparse, fondata dai coniugi Mariella e Livio Liponi, rispettivamente presidente e vicepresidente, che si sono confrontati in prima persona col dramma della scomparsa: l'8 giugno 2008 a Sirmione hanno, infatti, perso le tracce del loro figlio Andrea, all'epoca studente ventiduenne.

"Alla vicenda di nostro figlio  - ha detto Mirella Liponi - abbiamo collegato la scomparsa di un giovane ventottenne di Ora, che era seguito dal servizio psichiatrico e l'anno scorso è stato ritrovato morto. La famiglia si è rivolta da subito a noi. Dopo la morte del figlio i genitori e anche gli amici del ragazzo hanno devoluto le offerte del funerale alla nostra associazione. I genitori si sono anche iscritti a Penelope. Ricordo che la nostra asosciazione sia regionale e faccia parte di una federazione nazionale. Penelope è presente in 18 regioni italiane per offrire un sostegno a chi ha bisogno. L'obiettivo del convegno - ha aggiunto - è stato voler mettere in rete tutti gli enti, le isituzioni e le persone che a vario titolo partecipano alla ricerca di persone scomparse, affinché non succeda mai più quanto accaduto a nostro figlio o al giovane di Ora e ad altri".

Del pari è persuaso dell'importanza di un lavoro di squadra per le attività di ricerca degli scomparsi Livio Liponi che ha affermato: " Molto importante è stata la legge 203/2012, in particolare l'aspetto relativo all'obbligo di ricerca immediata delle persone in seguito alla denuncia di scomparsa e la possibilità di sanzionare chi dovesse procrastinarne l'avvio".

Ad aprire il congresso le parole del sindaco del comune di Bolzano Renzo Caramaschi: “La nostra società corre troppo veloce, è molto competitiva, ansimante, fa fatica e si sbrandella. Si deve aumentare la sensibilità. Mi aspetto da questo incontro proposte concrete all’amministrazione pubblica per prevenire questi fenomeni. L’obiettivo è aiutare chi ha bisogno e dare una mano, affinché la società si ricomponga”.

E’ intervenuta la sovrintendente scolastica italiana Nicoletta Minnei che ha detto: “In genere un buon successo formativo e scolastico si traduce in un successo nella vita, un contributo al soddisfacimento della persona che ci si augura non si disperda nella propria esistenza. Sappiamo bene però che non sempre accade questo. E’ importante il percorso di crescita per i ragazzi”.

"Mai dobbiamo dimenticare l’angoscia delle famiglie"

Silvia De Vita, presidente dell’Ordine degli Psicologi di Bolzano, ha sottolineato che il convegno odierno è un primo passo verso la prevenzione e per fare rete a livello multidisciplinare.

“E’ necessario guidare le persone e accompagnarle nel loro cammino di guarigione delle ferite” – ha affermato don Mario Gretter, parroco del Duomo di Bolzano per la pastorale in lingua italiana.

Il questore di Bolzano Giuseppe Racca, che ha ricordato l’importante supporto di Europol e Interpol nelle ricerche, si è pronunciato sul meeting in questi termini: “Un’occasione per fare il punto su quello che le istituzioni pubbliche e private possono fare. Mai dobbiamo dimenticare l’angoscia delle famiglie”.

Quanto sia fondamentale la solidarietà nei confronti dei familiari è stato rimarcato anche dal comandante dei carabinieri Stefano Paolucci: “Cerchiamo di essere presenti il più possibile nella comunità. La nostra missione istituzionale va oltre l’impegno di ricerca. Come forze dell’ordine offriamo, infatti, la nostra vicinanza a tutto il network di persone intorno agli scomparsi. Siamo un pilastro su cui la famiglia si può poggiare”.

Il colonnello Fabio Pascucci della Guardia di Finanza di Bolzano ha messo a fuoco il difficile e prezioso lavoro del servizio aereo di soccorso alpino ed esposto la necessità che la tematica della scomparsa delle persone debba essere posta all'attenzione quotidiana.

Per la polizia municipale bolzanina ha parlato il luogotenente Thomas Perkmann: “Facciamo il possibile. Abbiamo quasi sempre trovato le persone scomparse”.

Il dottor Alfred König, direttore dell’ufficio prestazioni sanitarie dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, che ha portato i saluti dell’assessora Martha Stocker, ha posto l’accento sul dramma vissuto dalle persone scomparse: “Un incubo assoluto che cambia la vita. Un alternarsi di speranza, rassegnazione, disperazione con sensi di colpa, insicurezze ed assillanti domande. A queste persone va tutto il nostro sostegno. Cosa si può fare per il futuro? Cogliere i primi segnali di disagio psichico e rivolgersi ai professionisti. Non siamo da soli”.

Tanti sono stati i relatori del convegno: il presidente dell’associazione Penelope Italia l’avvocato Antonio Maria La Scala, la vicecommissaria del governo Francesca De Carlini, Ernst Winkler responsabile della Centrale Provinciale di emergenza e Soccorso Alpino, il docente di psicologia all’università Cattolica di Milano professor Fabio Sbattella, il direttore del Servizio Psichiatrico di Bolzano professor Andreas Conca, lo psicologo psicoterapeuta di Bressanone  dottor Erwin Steiner.
 

 

L’avvocato Antonio Maria La Scala, che ha fatto ascoltare la canzone di Penelope “Il fiore sospeso” (il video musicale è stato realizzato da un socio dell’associazione Penelope; il fiore sospeso è il fiore che il familiare di una persona scomparsa non può porre sul loculo), ha snocciolato alcuni numeri da cui emerge la gravità della problematica: “Sono 47.000 le persone scomparse in Italia dal 1974 al 30 giugno 2017. Di queste 2.167 sono bambini italiani ed oltre 2.000 gli anziani con psicopatologie”.

Non solo numeri evoca il presidente di Penelope Italia: “Per anni non si è affrontato il problema. Dobbiamo combattere l’ignoranza e l’indifferenza. Per esempio, nel caso dei fratellini di Gravina di Bari Ciccio e Tore, scomparsi e in seguito ritrovati morti, tanti sapevano e non hanno fatto nulla, neanche una telefonata anonima. Intanto la famiglia delle persone scomparse viveva un dolore atroce. E’ molto importante attivarsi subito nelle ricerche. Decisive sono le prime 48 ore. Nell’80% dei casi le persone, la cui scomparsa è stata segnalata subito, si ritrovano entro le prime due settimane. La nostra associazione offre assistenza legale e psicologica gratuita nonché fa da stimolo alle istituzioni politiche. Un buon traguardo è stato rappresentato dalla legge 203/2012 che assegna al prefetto il ruolo organizzare e coordinare il piano territoriale di ricerca. Importante è stata anche l’istituzione della Banca Dati del DNA con legge 85/2009. Ricordiamo che siano 2.500 i cadaveri non identificati il cui DNA può essere confrontato con quello delle persone scomparse.  Significativa anche la circolare ministeriale del 15 febbraio 2016, che prevede la possibilità di effettuare la denuncia di scomparsa anche telefono con obbligo di inserimento nella banca dati dello SDI (sistema di indagine), dove rimane per 72 ore fino alla denuncia ufficiale di scomparsa”.

Si è soffermata sulla pianificazione provinciale per favorire la ricerca delle persone comparse la vicecommissaria del governo Francesca De Carlini, che con riguardo alla situazione in Alto Adige ha riferito: “Ad oggi sono state avanzate 165 richieste di intervento. Le notizie di scomparsa sono state 222 nel 2016, 221 nel 2015, 56 nel 2014, 11 nel 2013, 7 nel 2012. Aumentano i numeri, poiché cresce la sensibilizzazione. Dal 2012 ad oggi 90 sono i minori scomparsi, poi tutti ritrovati. I minori stranieri di cui non si hanno più notizie sono 8”.

Ernst Winkler, responsabile della Centrale Provinciale di emergenza e Soccorso Alpino, ha affermato che su 165 richieste di intervento in Alto Adige gli interventi effettuati nel 2016 come Soccorso alpino siano stati 142: “Negli ultimi anni la media è di 140/150 interventi all’anno. In un terzo dei casi non si arriva alla ricerca, mentre nei restanti due terzi si è riscontrata l’effettiva sussistenza di persone scomparse. In casi rari le persone scomparse, poi ritrovate, riportavano lesioni fisiche. Nella maggioranza dei casi abbiamo individuato persone senza lesioni o con lievi ferite o decedute. Nel tempo gli interventi sono divenuti molto rapidi, ossia di un’ora fino ad un massimo di 2 o 3 ore. Rari sono stati gli interventi durati da 1 a 3 giornate. Le persone disperse ci hanno contattato spesso col cellulare. Per indicare la propria posizione gli strumenti a disposizione annoveriamo oltre agli sms, l’applicazione sms locator nonché l’app del software nazionale Where Are U, Echo 112 che mette in contatto col nuovo numero di emergenza 112. Il nostro software per la ricerca ci consente poi sia di visualizzare dove abbiamo già ricercato e dove no sia di analizzare gli errori compiuti”.

 

In merito alle patologie psichiatriche in cui rischiano di incorrere i familiari di persone scomparse si è espresso il professor Andreas Conca: “Nell’immediatezza la scomparsa di un proprio caro è come un fulmine a ciel sereno e scatena stress. L’aspetto pesante è per il familiare non avere spiegazioni. Se non si ritrova anche un piccolo oggetto, rimane sempre aperta questa ferita. Nel tempo il trauma può anche amplificarsi, ma questo non sempre succede. Molti riescono a gestire la situazione e a contenere il trauma. Altre persone, a causa dell’assenza di risposte definitive e di una vulnerabilità di fondo, vedono invece aggravare la propria condizione, sviluppano così ansia e depressione. Il contesto di amici, parenti, conoscenti attorno alla persona è fondamentale, la loro solidarietà è di grande aiuto per il familiare di una persona scomparsa. Ci sono altresì persone che si sono dovute confrontare con questa problematica da sole e grazie alla loro autonomia, alla convinzione di dover avere i piedi per terra, all’autodeterminazione hanno trovato in sé la forza di attingere alle proprie risorse individuali e di andare avanti. Molto efficace è il supporto che può fornire l’intervento precoce psicologico del servizio psicologico di emergenza altoatesino, giacché evita la cronicizzazione del trauma”.

Nella sua relazione lo psicologo psicoterapeuta Erwin Steiner ha avanzato la proposta di rendere obbligatorio, e non più facoltativo come è ora, l'intervento psicologico di emergenza nei casi di scomparsa.

E' arduo affrontare la scomparsa di una persona cara, vivere l'attesa, a volte anche per lungo tempo, non di meno non è facile tornare in famiglia per chi sia scomparso e poi ritrovato. Complesse, infatti, sono le vicende psicologiche che coinvolgono i familiari delle persone scomparse, ma anche direttamente le persone scomparse, poi ritrovate ed anche chi si incarica della loro ricerca. Ne ha spiegato le dinamiche l'autore del libro, uscito l'anno scorso, "Personescomparse. Aspetti psicologici dell'attesa e della ricerca" il professor Fabio Sbattella, docente di psicologia all’università Cattolica di Milano: “Persone sparite per un rapimento o perché cadute in un burrone, una volta ritrovate, vivono una grande difficoltà nel ritornare alla quotidianità. Per loro inizia una nuova fase. Nulla è più come prima. Quali psicologi noi aiutiamo queste persone nel lavoro di sincronizzazione delle emozioni, ricongiungimento familiare, sminamento di potenziali equivoci, sentimenti di ira, sensi di colpa. Quando invece dopo una scomparsa al familiare torna una salma, per quanto per tali persone sia meglio un cadavere rispetto al nulla, è necessario un accompagnamento. Altre problematiche riguardano il familiare di una persona scomparsa. Ciascuna si costruisce una proiezione della realtà ed esterna la propria angoscia. Il problema principale è costituito dal silenzio che per sua natura è in grado di far impazzire la mente umana. Tutti parlano, ma mancano le riposte. E ogni persona si perde nelle proprie paranoie. Si può arrivare ad una situazione cosiddetta di lutto congelato, ossia quando la perdita non può essere più tecnicamente elaborata. Infine, le persone che cercano gli scomparsi hanno un carico emotivo notevole, giacché i familiari da loro aiutati rimangono nel loro cuore. Sono spesso madri e padri di famiglia anche loro, svolgono l’attività con passione e generosità. Se la ricerca ha un esito infausto (i ricercatori non trovano la persona ricercata o si imbattono in un cadavere), la sconfitta fa stare male queste persone. In questi casi è importante condividere il proprio vissuto con gli specialisti per far esternare tutti i propri pensieri”.