Gesellschaft | In vetta

Otto alpiniste sul K2

Via all'impresa con Eurac e CAI per studiare la fisiologia femminile a quote estreme. Strapazzon: “Un'opportunità unica per alpinismo, comunità medica e scientifica”.
k2 eurac
Foto: Eurac Research - Elena Munari
  • Partirà a giugno la spedizione di otto alpiniste per raggiungere la cima del K2, la seconda vetta più alta del mondo. Ieri (14 marzo) a Milano è stata presentata la spedizione e lo studio medico condotto da Eurac Research. I preparativi per la spedizione si svolgeranno infatti a Bolzano il 20 marzo, dove le otto atlete si sottoporranno ad alcune visite e test preliminari in terraXcube, il centro per la simulazione di climi estremi presso Eurac. Le otto atlete, quattro italiane e quattro pakistane, Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, saranno seguite ed accompagnate dalla dott.ssa Lorenza Pratali. 

    Il fatto che le protagoniste siano otto donne rende la spedizione un’opportunità unica per i ricercatori e le ricercatrici di Eurac Research, che affiancheranno la spedizione per studiare la fisiologia femminile a quote estreme, un ambito su cui la comunità scientifica dispone ancora di conoscenze limitate. Anche il Club Alpino Italiano ha promosso l’impresa, le escursioniste ripercorreranno i passi della spedizione italiana che nel 1954 portò la Lacedelli e Compagnoni in cima al K2, per celebrarne l’anniversario. 

  • Giacomo Strapazzon (Eurac Research), Antonio Montani (CAI), Stephan Ortner (Eurac Research). Foto: Eurac Research - Andrea De Giovanni

    Giacomo Strapazzon, direttore dell’Istituto di medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research e responsabile scientifico dello studio, spiega l'importanza della ricerca: “Tutti i volontari che hanno partecipato a questi studi e spedizioni erano maschi. Diversi decenni dopo, sappiamo ancora troppo poco sulle conseguenze fisiologiche dell’alpinismo ad altitudini estreme nelle donne. La spedizione femminile sul K2 rappresenta un'opportunità unica per fare luce su un aspetto di grande importanza sia per il mondo dell’alpinismo, sia per la comunità medica e scientifica internazionale, sempre più attenta alla medicina di genere” 

  • Verranno effettuate varie analisi, tra cui test cognitivi ed esami della funzione circolatoria e respiratoria, sia a riposo che sotto sforzo, che saranno poi ripetuti a un’ipossia equivalente a quella del campo base del K2. L’obiettivo è quello di studiare le risposte fisiologiche di alpiniste allenate prima e dopo una scalata reale, e poi durante una riesposizione a un'altitudine simulata nella camera ipobarica di terraXcube a Bolzano. Si tratta di un protocollo innovativo che permetterà di osservare fenomeni fisiologici mai osservati prima nelle donne. 

    Christian Steurer, direttore di terraXcube, spiega: “Compatibilmente con le condizioni fisiche e psicologiche delle alpiniste al rientro, terraXcube ci permetterà di condurre uno studio senza precedenti: saranno riesposte a una quota massima di 8849 metri per osservare i cambiamenti fisiologici in condizioni standardizzate e con metodiche d’avanguardia, riducendo al minimo i fattori ambientali e psicologici di disturbo”.