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Premio Strega, c'è Balzano

Tra i 5 finalisti Marco Balzano con “Resto qui”, ambientato a Curon sul lago di Resia. Fuori per un soffio “Sangue giusto” di Francesca Melandri. Premiazione il 5 luglio.
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Foto: Premio Strega

Tre autrici e due autori, quattro romanzi e una biografia: mercoledì sera (13 giugno) sono stati annunciati a Casa Bellonci a Roma i cinque finalisti – la cosiddetta cinquina – del Premio Strega 2018, il più importante premio italiano di narrativa che verrà assegnato il prossimo 5 luglio a Villa Giulia, sempre nella capitale. Come da tradizione, la scelta della cinquina tra i 12 libri semifinalisti spetta ai 400 “Amici della domenica”, cui si aggiungono 40 “lettori forti” proposti dalle librerie indipendenti, i circoli di lettura delle biblioteche di Roma nonché 200 tra studiosi e traduttori selezionati dagli Istituti Italiani di Cultura. A guidare la cinquina è la scrittrice Helena Janeczek con il romanzo La ragazza con la leica (Guanda), dove ripercorre la vita di Gerda Taro – fotografa tedesca morta a 27 anni durante la Guerra civile spagnola e compagna del fotoreporter Robert Capa. Al secondo posto il romanzo di Marco Balzano Resto qui (Einaudi), a differenza di Janeczek tra i più votati dai lettori delle librerie e all'estero insieme a Francesca Melandri, prima degli esclusi per soli due voti con Sangue giusto (Rizzoli). Concorreranno al premio finale, invece, Sandra Petrignani con La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg (Neri Pozza), Lia Levi con Questa sera è già domani (Edizioni e/o) e Carlo D’Amicis con Il gioco (Mondadori).

“Ho preso pochi voti dagli Amici della Domenica e tanti dai lettori, dalle biblioteche e dall'estero. Sono molto contento di questo. E poi in mezzo alle donne sto bene. Era nell'aria che sarebbe stata una cinquina femminile. Sono tre libri molto belli” ha dichiarato Marco Balzano che con la voce narrante di Trina, protagonista del romanzo, racconta il trauma di Curon in Alta Venosta: una comunità dapprima travolta dal fascismo e poi sommersa dal progresso, costretta a due opzioni in pochi anni – restare o andare dopo l'accordo Hitler-Mussolini e, negli anni cinquanta, con la realizzazione del bacino idroelettrico di Resia. Un racconto – come abbiamo spiegato su Salto.bz all'uscita del libro – capace di combinare il punto di vista di una contadina tirolese all' eterna e universale lotta tra Davide e Golia.

Niente da fare invece per Francesca Melandri, che con il suo monumentale romanzo sulla rimozione del passato coloniale italiano in Etiopia ha completato la “trilogia dei padri” concepita a partire da Eva dorme – ambientato in Sudtirolo, dove Melandri ha vissuto – e proseguita con Più alto del mare. Dopo l'esclusione dal premio, sulla pagina pubblica della scrittrice romana sono arrivati i messaggi di sostegno del già sottosegretario allo sviluppo economico Ivan Scalfarotto e della parlamentare europea Elly Schleinrelatrice della riforma del “regolamento di Dublino” che ha supportato il minuzioso lavoro di ricerca di Melandri.