Bolzano saluta EUYO

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La European Union Youth Orchestra, di stanza a Bolzano per la consueta tappa del suo tour estivo, ci ha portati a spasso toccando varie anime della musica classica: sguardo alla tradizione popolare, slancio romantico, modernità. Queste le tre anime di un concerto, quello diretto giovedì da Ivan Fischer al Teatro Comunale, che ha strappato applausi scroscianti e generato l’entusiasmo a cui EUYO ci ha abituati da tempo.
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Spesso nei programmi della EUYO figurano pagine che nei concerti delle orchestre stabili si sentono poco: è il caso della Rapsodia Romena di George Enescu, eseguita in apertura. Un brano pirotecnico nel suo sciorinare trascinanti temi popolari, diretto con bravura e divertimento da Ivan Fischer che cavalca il lato ironico della partitura. Questi grandi direttori, messi alla testa del centinaio di talentuosi ventenni che compongono la EUYO, sembrano tornare anch’essi un po’ ragazzi – e tra raffinati incastri, serrati dialoghi tra fiati, distese melodie degli archi, Fischer davvero faceva volare l’orchestra come se manovrasse decine di aquiloni, lavorando sapientemente sui pianissimi per sorprenderci con improvvise levate di volume verso l’alto. Da parte del direttore, il gesto è preciso e comunicativo: l’orchestra risponde con un’adesione incondizionata e con l’esattezza che il talento tecnico e musicale dei suoi componenti garantisce sempre.
Alina Ibragimova in tal senso è protagonista di un fraseggio duttile, sempre carico, mai statico.
Dopo l’intelligenza e la divertita ironia di Enescu, spazio al pathos romantico di Cajkovskij e del suo Concerto per violino e orchestra: solista in quella che è una pagina fondamentale del repertorio violinistico è l’artista russa naturalizzata inglese Alina Ibragimova, quarantenne dalla solida carriera. Profonda l’intesa con Fischer, tanto che in alcuni momenti non si sarebbe potuto dire se fosse Fischer a guidare la solista, o la solista a trascinare orchestra e direttore. Il Concerto di Cajkovski è percorso da un intenso lirismo, che tocca il suo massimo di intensità quando il violino è al registro medio grave, quello più vicino alla voce umana: Alina Ibragimova in tal senso è protagonista di un fraseggio duttile, sempre carico, mai statico. Fiammeggiante sul palcoscenico come il suo vestito rosso scarlatto, Ibragimova interpreta al meglio il suo ruolo di solista: prende tutti i rischi e non si nasconde dietro facili prudenze nei passaggi più esposti, dando il massimo, un’emozione per chi la ascolta e una fonte di ispirazione per chi suona con lei.Se Cajkosvki è il più grande del compositori romantici russi, un suo connazionale ha invece segnato il passaggio alla modernità come forse nessun altro: è Stravinskij, cui è dedicata l’intera seconda parte del concerto. Scherzo à la russe e Four Norwegian Moods sono pagine degli anni ‘40, di uno Stravinskij ormai radicato in terra americana: miniature che sono un autentico distillato della sua arte. Grande spazio ai fiati (schierati in prima fila nei Norwegian Moods), geometrie impeccabili, e una sottile idea di gioco a percorrere sotterranea – ma non troppo – le partiture. Il pezzo forte dell’affresco stravinskijano è però la Suite dall’Uccello di Fuoco, versione da concerto del balletto composto a Parigi nel 1910 per la dirompente compagnia “Ballets russes” di Djagilev. Lirismo e brutalismo si alternano in maniera sorprendente, e certo chissà che salti sulla sedia deve aver fatto più di uno spettatore parigino all’epoca… Oggi che il linguaggio è “digerito”, l’effetto non è meno tellurico, grazie ad un’esecuzione tecnicamente attenta ed emotivamente coinvolgente.
Il saluto al pubblico entusiasta è con uno dei rodati “encore” in cui l’orchestra suona senza direttore (che si mette giocosamente alla celesta), e in cui i musicisti si alzano, saltano, e trasmettono entusiasmo agli spettatori che partecipano con sonori battiti di mani. Bolzano saluta EUYO, e arrivederci alla prossima estate!
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