Omicidio Gröber, la perizia è da rifare
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Può l’alcolismo aver inciso sulla capacità di intendere e di volere? È questa la domanda centrale nel processo contro Alexander Gruber, accusato del femminicidio della compagna Sigrid Gröber. L’ex custode della scuola Kaiserhof di Merano è imputato per omicidio preterintenzionale in seguito al ritrovamento della donna, ferita e seminuda davanti alla sua abitazione di servizio. Gröber, ancora in vita quando è stata soccorsa all’alba del 19 febbraio 2023, è deceduta poco dopo in ospedale. Oggi (15 ottobre) la Corte d’Assise del Tribunale di Bolzano, presieduta dal giudice Stefan Tappeiner, si è riunita per sentire i periti nominati dal tribunale dottori Schwitzer e Norelli.
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Quali concause hanno portato alla morte di Gröber?
Il medico legale Gian Aristide Norelli, chiamato a chiarire le cause del decesso, ha confermato in gran parte la ricostruzione del collega Guido Cavagnoli, sentito in una precedente udienza. “Le echimosi a volto, testa e collo sono state inferte da una terza persona e non causate da una caduta accidentale dalle scale”, ha spiegato Norelli, sottolineando che queste, assieme all’ipotermia e alle condizioni pregresse della donna, sono state le concause che hanno portato al decesso.
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Incapacità di intendere e di volere
Nodo cruciale dell’udienza è stata la questione del grave alcolismo di Gruber che, secondo il perito Josef Schwitzer, avrebbe inciso sulla capacità di intendere e di volere. “L’imputato è senza dubbio un alcolista – ha esordito in udienza l’ex primario del servizio psichiatrico di Bressanone – ha cominciato a bere dai 14 anni e questo, assieme all’uso di sostanza, ha alterato le sue capacità cognitive”. Secondo il medico questo abuso prolungato ha portato Gruber ad avere vuoti di memoria, oltre ad aggressività ed impulsività incontrollate, che lo renderebbero parzialmente incapace di intendere e di volere. La notte del delitto, Gruber aveva bevuto e, la mattina successiva, è stato trovato con un tasso alcolemico di 0,2.
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“Pur essendo in grado di intendere, cioè di capire che un comportamento è sbagliato, dopo aver bevuto l’imputato non era in grado di volere, cioè di controllare i suoi impulsi e la sua aggressività; un po’ come un bambino affetto da autismo che, pur non volendo fare del male, non riesce a controllare le sue reazioni a determinati eventi”, ha dichiarato Schwitzer. Tuttavia, quando sobrio, Gruber, era perfettamente in grado di intendere e di volere. Questo gli consentiva, secondo il medico, di condurre una vita normale quando non era sotto l’effetto di alcol, svolgendo il suo lavoro di custode senza particolari problemi.
Di tutt’altro avviso è il Pm Axel Bisignano, che ha definito “contraddittorie, dal punto di vista dei criteri giuridici” le conclusioni del perito, chiedendo alla corte, in accordo con le parti civili, una nuova perizia. Secondo la giurisprudenza della Cassazione, infatti, l’alcolismo cronico, che può comportare una riduzione di pena, è riconosciuto solo quando provoca danni permanenti alle capacità cognitive e comportamentali, indipendentemente dall’assunzione di alcol. Per questa ragione la corte, non essendo in grado di formulare un giudizio con gli elementi attuali, ha accolto la richiesta dell'accusa disponendo una nuova perizia del dottor Eraldo Cioppi. Al medico sarà conferito l’incarico nel corso dell’udienza del 23 ottobre, durante la quale verrà ascoltata la dottoressa del carcere Maria Luisa Bigarelli. Per via del rito abbreviato, in caso di condanna, Gruber avrà uno sconto di un terzo di pena.
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