Fermare i massacri dei civili

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Pubblichiamo l'appello apparso ieri sul quotidiano Le Monde
Noi, attivisti della società civile iraniana e firmatari di questa dichiarazione, chiediamo l’immediata cessazione dell’arricchimento dell’uranio da parte della Repubblica Islamica, la fine delle ostilità militari, la cessazione degli attacchi alle infrastrutture vitali sia in Iran che in Israele, e lo stop ai massacri di civili in entrambi i Paesi.
Profondamente impegnati per l'integrità territoriale dell'Iran e per il diritto inalienabile del suo popolo all'autodeterminazione sotto una sovranità autentica, riteniamo che la continuazione dell’arricchimento dell’uranio e la guerra devastante tra la Repubblica Islamica e il regime israeliano non servano né al popolo iraniano né all'umanità nel suo complesso. Questo conflitto non solo distrugge infrastrutture e causa la morte di civili: rappresenta una minaccia gravissima per le fondamenta stesse della civiltà umana.
Questo conflitto rappresenta una minaccia gravissima per le fondamenta stesse della civiltà umana.
L’arricchimento dell’uranio non è in alcun modo nell’interesse del popolo iraniano. Il popolo non deve essere sacrificato per le ambizioni nucleari o geopolitiche di un regime autoritario. Riteniamo che gli attuali leader della Repubblica Islamica non abbiano la capacità di risolvere le crisi interne dell’Iran né le sue tensioni esterne. L’unico percorso credibile per salvaguardare il Paese e il suo popolo è che le autorità attuali si facciano da parte e facilitino una transizione pacifica verso una democrazia autentica.
Chiediamo alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di agire con fermezza e immediatezza: esercitare pressioni sulla Repubblica Islamica affinché interrompa tutte le attività di arricchimento dell’uranio, chiedere a entrambe le parti di cessare gli attacchi militari contro le infrastrutture essenziali, e fermare immediatamente i massacri delle popolazioni civili.
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Narges Mohammadi
Narges Mohammadi è un’attivista iraniana per i diritti umani, ingegnera e giornalista, nota per il suo impegno a favore delle donne e dei prigionieri politici in Iran. Vice presidente del Centro per i Diritti Umani dei Difensori in Iran, fondato dal premio Nobel Shirin Ebadi, ha denunciato il governo per l’uso della tortura e la repressione delle libertà civili. Per questo è stata incarcerata quasi continuativamente dal 2015, con condanne che ammontano a oltre 30 anni di prigione e 150 frustate, subendo arresti, isolamento e maltrattamenti. Nonostante le dure condizioni, continua a protestare con scioperi della fame e a parlare pubblicamente delle violazioni in Iran, attirando l’attenzione internazionale e ottenendo nel 2023 il Premio Nobel per la Pace per il suo coraggio e impegno instancabile.
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I firmatari
Narges Mohammadi, Premio Nobel per la Pace 2023
Jafar Panahi, regista, vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 2025
Mohammad Rasoulof, regista, vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes 2024
Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace 2003
Sedigheh Vasmaghi, teologa e giurista
Shahnaz Akmali, attivista per i diritti umani e madre di una vittima della repressione in cerca di giustizia
Abdolfattah Soltani, avvocato per i diritti umani -
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