Wirtschaft | Bilanci

Questi 80 euro fanno girare l’economia?

Ecco i risultati delle prime analisi sull’efficacia del bonus in busta paga voluto da Renzi. Scetticismo fra gli intervistati a Bolzano.

A dirla con Benigni gli 80 euro “sono rimasti in busta paga. Sono rimasti solo quelli”. È tempo di bilanci, dunque, e di domande tutt’altro che retoriche: a cosa è servito il bonus introdotto dal governo Renzi per ridurre il cuneo fiscale? O meglio: Il denaro recapitato direttamente nelle tasche degli italiani (da cui, è opportuno ricordare, sono stati esclusi i possessori di partita IVA, i cosiddetti “incapienti” – cioè coloro i quali guadagnano talmente poco da non poter pagare le tasse - e i disoccupati) è stato utile per il rilancio dell’economia? Secondo il primo rapporto de lavoce.info sui primi 6 mesi dell’esecutivo la risposta è un sonoro e patito “no”. Anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s evidenzia l’inefficacia della manovra sui consumi correggendo il tiro; aveva infatti stimato un aumento del Pil 2014 dello 0,3% mentre ora deve ripiegare su un cauto +0,1%. Costretto a raffreddare gli entusiasmi lo stesso premier Renzi che rivendica così l’iniziativa del governo: “Gli 80 euro non sono stati fatti con l'obiettivo prioritario di farli spendere. Il primo punto è un principio di giustizia sociale”. Una giustizia sociale a termine, evidentemente, il colpo di grazia, infatti, è già in traiettoria: a quanto pare mancherebbero le coperture strutturali per mantenere il bonus anche negli anni a venire.

Il bonus è un provvedimento apprezzabile, ma va nella direzione di aiuto ai redditi più bassi. I dati, ancora una volta, dicono quanto gli italiani siano costretti a ridurre la spesa alimentare per far fronte ad altre spese ‘non comprimibili’ - afferma Francesco Pugliese, amministratore delegato e direttore generale di Conad sul sito de La Repubblica.it -. Uno stato di cose che trova conferma anche nei nostri punti vendita in cui continuano a crescere i consumi di prodotto base - farine, uova, zucchero, latte - a scapito di frutta, verdura e carni. In questo scenario è necessario sbloccare risorse e investimenti per creare nuova occupazione e provvedere all'innovazione del paese e alle liberalizzazioni - trasporti, energia, carburanti - che hanno un ‘costo 0’ per lo Stato ma producono ricadute positive sui consumi”.

Anche nella nostra realtà locale gli 80 euro costituiscono un sostegno concreto ma non sufficiente: Annette, 27 anni, impiegata: “Finora li ho utilizzati solo per pagare bollette e arretrati”; Davide 36 anni, due figli: “Mi hanno fatto comodo per comprare pappette e pannolini ma di risparmiare ancora non se ne parla, il problema è che per molti gli stipendi sono ancora troppo bassi”; Alberto, 49 anni, insegnante: “Ci faccio la spesa e ah, mi ci sono curato un dente. Finché non avrò la sicurezza che il bonus diventi permanente tento di mettere qualcosa da parte, ma c’è sempre una qualche emergenza che scoraggia le migliori intenzioni. La verità è che sarebbero più utili riforme ad ampio raggio, soprattutto per le generazioni più giovani”.