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Attraverso il prisma dei confini

Lungomare presenta Attraverso il prisma dei confini – Episodio 3, percorso diffuso in cinque sedi a Bolzano. Opere, film e installazioni indagano il confine come spazio geopolitico, ecologico e identitario, restituendo memorie sommerse e nuove prospettive.
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Foto: SALTO/HM
  • In un’epoca in cui le frontiere sembrano al tempo stesso sfumare e irrigidirsi - come se vivessimo in un mondo con una doppia spinta contraria, Attraverso il prisma dei confini – Episodio 3 assume a Bolzano la forma di una mappa che si snoda attraverso la città. La mostra è stata ideata da Lungomare ed è parte del progetto europeo B-Shapes – Borders Shaping Perceptions of European Societies. Attraversa cinque punti cardine della nostra città — Monumento della Vittoria, Eurac, Museo Civico, Museo Mercantile e Museo delle scienze naturali — per indagare il confine come dispositivo geopolitico, spazio umano e archivio di narrazioni spesso dimenticate.

    Il risultato è un percorso che non offre risposte univoche, ma si apre ad una serie di domande che oggi sono più urgenti che mai: chi disegna le frontiere? Chi le attraversa e come? Come vivono gli abitanti delle frontiere e come i confini interagiscono con l’ambiente circostante? E soprattutto, chi controlla la memoria di tutto questo?
     

    Die Grenze ist eine Linie, die Vögel nicht sehen können.

  • B-Shapes – Borders Shaping Perceptions of European Societies: Attraverso il prisma dei confini, una mostra diffusa che si articola tra quattro musei cittadini e spazi pubblici e di affissioni della città. Foto: Lungomare

    Con questa frase emblematica - “Il confine è una linea che gli uccelli non possono vedere” - viene aperta la visita guidata del sabato mattina, al Museo Civico di Bolzano.

    È da qui che si sviluppa il progetto, dal presupposto che il confine non sia una linea naturale ma un atto politico, una costruzione che determina ciò che si può vedere e ciò che rimane nascosto. Le immagini e le opere esposte riuniscono media diversi — video, installazioni sonore, fotografie, documentari — accomunati dal tentativo di mostrare come le frontiere europee siano sistemi di organizzazione dello spazio, ma anche dispositivi emotivi.

  • Foto: Lungomare
  • Il percorso è frutto di un'indagine artistica avviata nel 2023 e che si è concentrata nello specifico su due confini europei meno noti. Quello tra Polonia e Repubblica Ceca e quello tra Bulgaria, Grecia e Turchia. Tutti confini attraversati da una storia complessa e travagliata.

    Attraverso il Prisma dei Confini - episodio 3, riunisce i lavori prodotti in questi contesti e li affianca a delle nuove opere, come per esempio la serie di incisioni Documenting Border Barriers dell’artista canadese Pamela Dodds e un’opera di Karin Schmuck, realizzata invece sul confine italo austriaco -  particolarmente familiare nel nostro contesto sudtirolese.

  • Foto: Lungomare
  • La mostra invita a ripensare il concetto stesso di confine, superando la sua dimensione puramente geografica e politica per riconoscerlo come spazio liminale, in cui l’identità diventa un concetto sempre più fragile e in continua trasformazione. Come la natura stessa, che ignora le demarcazioni politiche e ridisegna il territorio secondo logiche sue, autonome e sconnesse da quelle umane. E allora possiamo chiederci, se si eliminassero cartelli, bandiere e infrastrutture, cosa rimarrebbe della frontiera?
     

    Nessuno di noi è in grado di sfuggire ai confini: tra sé e gli altri, tra intenzione e azione, tra vivere e morire. 

  • Foto: Lungomare
  • Le opere

    Monumento della Vittoria: Documenting Border Barriers (Documentare barriere di confine) di Pamela Dodds

    Il progetto analizza la proliferazione globale di muri e recinzioni che limitano o impediscono la mobilità, trasformando barriere fisiche in segni grafici incisi a mano. L’opera diventa testimonianza della violenza istituzionalizzata di queste architetture, che spezzano ecosistemi e territori, rivelando la perdita di umanità di fronte alle crisi migratoria e ambientale.

    Museo Civico di Bolzano: Traces of the Past, Ghost of the Future (Tracce del passato, fantasma del futuro) di Esra Ersen

    La serie mette in relazione identità individuali e collettive con le narrazioni costruite dai confini, mostrando come le demarcazioni moderne contrastino con la storica diversità etnica e linguistica del Sud-Est Europa. I disegni, raccolti in cartelle ispirate ai registri ottomani Sicill-i, trasformano fonti d’archivio in immagini che collegano passato amministrativo e questioni contemporanee di appartenenza ed esclusione. L’opera invita a riflettere sulla discrepanza tra la storiografia ufficiale e quelle che sono le esperienze più “nascoste” dei gruppi storicamente marginalizzati.

  • Foto: Lungomare
  • Museo Civico di Bolzano: The Travelling Monument di Missirkov & Bogdanov

    Il progetto affronta l’assenza di memoriali dedicati alle persone provenienti dal Blocco Sovietico, morte tentando di attraversare il confine bulgaro. Fotografie a infrarossi e materiali d’archivio ampliano la riflessione sulle storie non commemorate. Per usare le parole degli artisti, il progetto è una sorta di “contro-monumento” dedicato alle storie più marginali e meno conosciute di chi sfida l’impossibile per attraversare un confine e un modo per rimettere in discussione la storica divisione Est-Ovest.

    Eurac Research e Museo delle Scienze Naturali: Border Flowers, Sound Flag e B-Shapes Repellent di Ivan Moudov

    Border Flowers nasce dai rifiuti plastici raccolti lungo la frontiera bulgaro-turca, trasformati in composizioni visive. Quello che a prima vista sembra decorativo in realtà è una denuncia dell’effetto devastante che i confini e le frontiere hanno sull’ecosistema che le ospita.

    Sound Flag è un’installazione sonora e traduce le bandiere di Grecia, Turchia e Bulgaria in composizioni sonore. I simboli nazionali, normalmente rigidi, diventano frequenze e vibrazioni attraversabili. L’opera suggerisce una lettura fluida delle identità, sottraendo i confini alla loro retorica visiva.

    L’ultima opera dell’artista Moudov, B-Shapes Repellent, fa riflettere ancora una volta su come la natura - e in questo particolare caso l’amanita muscaria - non conosca i nostri confini e si sviluppi indifferentemente dove l’ecosistema glielo permette.

  • Foto: Lungomare
  • Museo Mercantile: Opposites di Karin Schmuck

    Il dittico mostra due lati, due prospettive dello stesso confine, della stessa montagna situata tra Italia e Austria, rivelando come il paesaggio superi le categorie politiche. Attraverso la pratica del camminare, l’artista restituisce il confine come esperienza fisica, non astratta. Forse sarebbe il caso di cominciare a parlare di prospettive, e non di divisioni?

    Museo Mercantile: Polska : Cesko / Sound Match di Zorka Wollny

    L’opera nasce da un lavoro partecipativo con gli abitanti di Cieszyn / Český Těšín, città divisa tra Polonia e Cechia. Voci, suoni e testimonianze compongono una narrazione corale della vita in una comunità di confine. L’installazione rivela tensioni, abitudini e forme di convivenza quotidiana.

    Museo delle Scienze Naturali: The Answer is Out There di Anna de Manincor (ZimmerFrei)

    Il film esplora la regione di Strandja e il fiume Rezovska, confine naturale tra Bulgaria e Turchia. Le conversazioni con gli abitanti mostrano come la frontiera attraversi biografie e paesaggi e come i confini siano diventati barriere fisiche ma anche metaforiche durante il tempo. Il film parla proprio degli “abitanti del confine” come un’entità a sé, le cui vite sono indelebilmente connesse alla situazione geopolitica del loro territorio.

  • Foto: Lungomare
  • Le esposizioni saranno visitabili fino al 7 febbraio 2026 e l’intero percorso sarà costellato di appuntamenti, presentazioni, workshop e visite guidate.
    Informazioni sugli orari e i prossimi appuntamenti sul sito ufficiale di Lungomare.