Architettura di montagna
Cominciamo con un excursus nella storia dell’architettura per ricordare un grande maestro dell’architettura italiana del dopoguerra, il Rifugio Pirovano a Cervinia disegnato da Franco Albini. Su un solido basamento lapideo – un omaggio all’ordine gigante di Michelangelo? - si poggia una più delicata struttura lignea che con i suoi aggetti irregolari richiama le frastagliate vette circostanti.
Torniamo ai nostri giorni e alle cime del Sudtirolo. Il nuovo Rifugio Oberholz a Obereggen, firmato Peter Pichler e Pavol Mikolajcak, colpisce con i suoi tre arti protesi verso il paesaggio. Ogni braccio geometricamente è l’estrusione di una semplice forma, la casa con tetto a due falde, ovvero la capanna primigenia nominata da Vitruvio. La struttura interna, che lascia a vista travi strutturali e rivestimento lignei, ricorda sì i masi altoatesini, ma altresì il lavoro dei maestri d’ascia che un tempo assemblavano le carene delle navi come anche la copertura della Basilica palladiana di Vicenza. Nettamente più contemporaneo il parallelo con la Vitrahaus presso il Campus Vitra di Weil am Rhein firmata Herzog & Demeuron.
Passiamo al piatto forte, il Messner Mountain Museum Corones, progettato dalla compianta Zaha Hadid e realizzato da Cornelius Schlotthauer. Negli anni Hadid ha portato avanti la propria ricerca inerente a quello che può essere definito uno spazio fluido, alle geometrie non euclidee. Il suo lavoro si distaccava da quello dei colleghi decostruttivisti quali F.O. Ghery per la purezza dei materiali - calcestruzzo armato a vista, lastre traslucide -nonché la capacità di esprimere in materia i flussi. Il difetto di molti progetti firmati dalle cosiddette archistar è la loro scarsa relazione al luogo, al genius loci. Le stazioni della Hungerburgbahn di Innsbruck, per quanto realizzate con materiali diversi rispetto a Corones, formalmente hanno una netta somiglianza col lavoro realizzato in Pusteria.
Procedendo nella ricerca comparata approdiamo al lavoro di Werner Tscholl a Passo Rombo/Timmelsjoch. Il museo del passo elegantemente in bilico su un cono di sedimenti quasi come un’altalena interpreta la natura di per sé in bilico, caratteristica di ogni confine. Le sue forme poligonali e l’effetto tunnel ricordano sia Oberholz sia Corones. In ordine cronologico Tscholl è venuto prima, ma la riflessione va affrontata su un piano più alto. In ambito creativo apprendere osservando e studiando le opere degli altri è un processo che dalla fase di formazione si protrae spesso alla maturità professionale. Il mestiere dell’architetto non è facile, una casa, quasi sempre, avrà quattro mura e un tetto, tuttavia ci auguriamo di non vedere troppi nuovi cannocchiali puntati verso il paesaggio, è ora di azzardare nuovi ambiti di ricerca.
In conclusione una nota di merito va al Rifugio Ponte di Ghiaccio firmato MoDus Architects. La sensibile scelta di costruire il nuovo edificio attorno a quello esistente, per poi demolirlo lasciandone l’impronta sulla terrazza, rappresenta una ben riuscita unione tra l’eredità storica del luogo e il nuovo. I materiali scelti, scandole lignee e lamiera metallica, presto invecchieranno assumendo le tonalità del vecchio rifugio fondendosi con i colori delle rocce circostanti.