Politik | Commissione legislativa

Fine dei giochi?

Associazioni e unioni che fanno propaganda elettorale potrebbero in futuro incappare in dure sanzioni. Il ddl dei Verdi supera la “prima fase”.

È un’abitudine dura a morire tuttavia, a quanto pare, vulnerabile. Si parla della propaganda politica fatta da associazioni e unioni all’interno dei loro bollettini a favore di singoli candidati o di partiti prima della tornata elettorale. Attività fortemente e già da tempo contestata dai Verdi. Accade - dicono gli ambientalisti - che spesso arrivino ai partiti di opposizione delle segnalazioni di protesta per questa pratica percepita come scorretta. “La fiducia nel rispetto delle regole viene poi lesa sensibilmente quando associazioni e unioni finanziate dalla mano pubblica poco prima delle elezioni, o anche prima delle consultazioni popolari (siamo curiosi di vedere quanto correttamente ci si comporterà in occasione delle consultazioni su “Benko” e sull’aeroporto!) prendono prendono posizione a favore dell’una o dell’altra opzione”, osservano i consiglieri regionali Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss.

Secondo la legge regionale 13 agosto 1998 le associazioni e unioni che, nonostante il divieto in vigore, nei 60 giorni prima delle elezioni reclamizzano singoli candidati o partiti, dall’anno successivo perdono il diritto ai contributi pubblici (un modello già applicato efficacemente per le associazioni turistiche). Tale legge, recitava il ddl dei Verdi presentato in aula lo scorso 29 giugno, si riferisce solo alle elezioni del Consiglio regionale e ha inoltre il difetto di non prevedere sanzioni in caso di violazione. Sanzioni che gli ecologisti proponevano di inserire nella legge in questione. Ieri, 18 febbraio, la novità: il disegno di legge ha superato il primo scoglio della Commissione legislativa del Consiglio regionale, dove per 6 a 4 si è deciso di passare alla discussione degli articoli, con la maggioranza dei consiglieri (PD, Patt, Freiheitliche, Alto Adige nel Cuore) che ha condiviso la problematicità della questione. La prima firmataria Brigitte Foppa ha chiesto infine la trattazione nella prossima seduta di marzo per chiarire meglio alcuni dettagli. “È un primo passo verso un vero divieto per quelle associazioni che ricevono soldi pubblici”, ha esultato la consigliera.