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Un costante impegno di memoria attiva

Quarant'anni fa il crollo della discarica di una miniera portava devastazione e morte in Val di Fiemme. La Fondazione Stava si batte per non ripetere errori del passato e cercare strade nuove, rispettose dei diritti degli uomini e della natura.
Stava
Foto: Fondazione Stava
  • Poco dopo mezzogiorno del 19 luglio 1985 un’improvvisa ondata di fango travolgeva la Val di Stava, una laterale della Val di Fiemme in provincia di Trento, uccidendo 268 fra donne, uomini e bambini. All’origine del disastro il crollo dei bacini di decantazione della miniera di fluorite di Prestavèl. Da allora, ogni anno, il 19 luglio è dedicato alla memoria e, nel 2002, nasceva la Fondazione Stava 1985 “con lo scopo di contribuire a fare in modo che eventi simili, prevedibili ed evitabili, non debbano ripetersi.” Da allora svolge un prezioso lavoro di memoria attiva che non si limita al ricordo, ma vuole raccontare e spiegare a chi non sa, per far riflettere e capire. Alla funzione curante per la rielaborazione del lutto, la Fondazione Stava unisce informazione e formazione per aumentare sensibilità e conoscenza, e contribuire così a favorire un modo corretto di concepire l’attività economica, il profitto, il rapporto con l’ambiente e la valutazione dei rischi.

  • La commemorazione

    Alle ore 11 al teatro comunale di Tesero si terrà oggi, sabato 19 luglio, una solenne cerimonia civile alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle 18:00 l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi celebrerà una messa di suffragio nella chiesa arcipretale di S. Eliseo. Entrambe le cerimonie verranno trasmesse in diretta sul sito della Fondazione Stava

  • Foto: Fondazione Alexander Langer
  • Per questo nel 2010 le venne assegnato il Premio Alexander Langer, con motivazioni che restano, purtroppo attualissime: “La sconsiderata tendenza a ignorare le più elementari norme di sicurezza del lavoro e a trasformare in merce la natura, esasperatasi negli anni di euforia industrialista del “miracolo economico”, assesta una ferita non rimarginabile alla comunità del luogo e a quelle di provenienza dei turisti colpiti … La vicenda processuale, conclusasi con lievi ma importanti condanne penali e con un risarcimento per le vittime, è infatti servita a chiarire la dinamica dei fatti e a definire responsabilità e complicità delle aziende succedutesi nella proprietà e delle autorità pubbliche implicate almeno per omessa vigilanza. Ma è stata solo un primo passo, pur necessario e ineludibile, sulla strada verso una maggiore consapevolezza del modo insensato e suicida con cui la natura viene quotidianamente piegata a interessi particolaristici e di breve periodo, e dei rimedi per avviare un adeguato cambiamento dei comportamenti individuali e delle politiche pubbliche.”

    Durante un recente incontro al Bosco delle Querce di Seveso, il presidente della Fondazione Stava 1985, Graziano Lucchi, ha amaramente constato che l’eccidio di Stava (e prima la tragedia del Vajont nel 1963 e Seveso nel 1976) non è servito ad evitare altri disastri industriali. Limitandosi all’Italia, ha elencato la Val Martello nel 1987, Lodrone di Storo nel 2000, Mollaro nel 2003, la funivia del Cermis nel 1976 e nel 1998, le frane a Sarno e Quindici nel 1998, il deragliamento di un treno con conseguente fuoruscita di gas GPL a Viareggio nel 2009, la frana caduta sulla ferrovia della Val Venosta nel 2010, il naufragio della Costa Concordia nel 2012, il ponte Morandi a Genova nel 2018 e la funivia del Mottarone nel 2021. È fondamentale, secondo Lucchi, chiedere con forza l’applicazione della legge 14 giugno 2011, n. 101 che istituisce la giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo. La rimozione, infatti, crea ulteriore ingiustizia.

  • Un prestito dai nostri figli

    Nelle motivazioni del premio veniva sottolineata la “sobria concretezza” della Fondazione Stava, intesa a sviluppare sensibilità, studi e pratiche corrette intorno a un aspetto cruciale della relazione con gli uomini e l’ambiente, come quello del rapporto fra gestione sapiente delle acque e salvaguardia del territorio.  E la sintonia con la prospettiva di Alexander Langer “che da consigliere regionale si era intensamente dedicato, nei primi giorni di avvio dell'inchiesta penale, a denunciare pigrizie e riluttanze, perché fosse riconosciuto alle vittime e ai superstiti almeno il diritto alla verità e alla giustizia. Ne aveva tratto anche nuovo impulso a sollecitare l'urgenza di una profonda conversione ecologica dell'economia, degli stili di vita e dei modelli di consumo. La terra – diceva - ci è stata data solo in prestito dai nostri figli”.

    Oggi saremo di nuovo a Stava per continuare a promuovere una memoria attiva, “potente ammonimento a non ripetere errori del passato e previdente ricerca di strade nuove, rispettose dei diritti degli uomini e della natura.”

  • Christine Stufferin è Presidente della Fondazione Alexander Langer Stiftung.