Le parole per dirlo
Quando parliamo di immigrati/emigrati siamo soliti ribadire la necessità di preservare le tradizioni dei Paesi di provenienza. L’importanza di conservare tali appartenenze riguarda, tra l’altro, gli appellativi che gli stessi immigrati si danno e/o vengono loro attribuiti nella società in cui arrivano. Come e quale appellativo utilizzare per le persone di un continente o un Paese che si trapiantano a vivere in un altro continente o Paese?
Un uso corretto è quello di adottare gli appellativi che evocano i paesi di appartenenza dei protagonisti delle migrazioni in combinazione con quelli della società di accoglienza. Al riguardo si fa riferimento all’appellativo “afro-americano” che è la traduzione letterale di Afro-American o African-American, composto da africano e americano. Questo termine è stato coniato per la prima da Malcolm X, che lo riteneva più pertinente alla propria visione ed impegno politico-culturale riconducibile ad uno specifico gruppo sociale, cioè agli “africani che vivono in America”. Infatti, nel contesto statunitense per “afro-americano” si intende una persona anglofona e residente negli Stati Uniti che abbia antenati, nella maggioranza dei casi antiche vittime di schiavitù, provenienti dal continente africano, e che per questo non sarebbe in grado di ricostruire con esattezza la propria provenienza.
Ciò esclude però gli africani arabi o magrebini (Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia). Inoltre, gli statunitensi neri ma originari dell'America Latina, gli statunitensi originari dell'Africa settentrionale, e i bianchi e gli indiani originari dell'Africa (ad esempio del Sudafrica o Madagascar) non sono inclusi nella categoria African-American. Tuttavia, ai cittadini di tante comunità oramai radicate negli USA, pur non avendo vissuto la triste vicenda della schiavitù, sono stati attribuiti analoghi appellativi: è il caso dei cinesi (cino-americani) dei giapponesi (nippo-americani), degli ispano-americani (cittadini provenienti dai vari Paesi del Sud America dove si parla la lingua spagnola) e così via.
Fuori dal contesto statunitense, appellativi del genere si sono affermati anche in altri Paesi dove i discendenti di africani, a seconda del Paese di remota origine, sono chiamati afro-brasiliani, afro-messicani, afro-ecuadoriani o afro-colombiani.
Considerando i recenti stanziamenti di neri o i discendenti dei nuovi immigranti neri dall'Africa o dai Caraibi attualmente residenti negli Stati Uniti, non dovremmo perciò necessariamente parlare di African-American, a meno che non siano loro stessi ad identificarsi con quel termine. Questi immigranti o i loro discendenti sono meglio classificati secondo gli appellativi che rappresentano i loro particolari Paesi d’origine o le loro appartenenze etniche (per esempio: Ghanaian-American corrisponde a “ghanese-americano”; Kenyan-American equivale a “keniano-americano”, Jamaican-American denota “giamaicano-americano”, Haitian-American significa “haitiano-americano”).
Venendo ad un termine a noi familiare, sempre riferito al contesto statunitense, gli italo-americani sono italiani che risiedono nel territorio degli Stati Uniti d'America in modo permanente o comunque per un periodo significativo della loro vita. La comunità italo-americana include persone nate in Italia ed emigrate negli Stati Uniti, o nate negli Stati Uniti da genitori italiani, nonché i loro discendenti di remota generazione che si identifichino come appartenenti ad essa. Anche in questo caso, oltre le frontiere statunitensi, un tale uso linguistico si è affermato a seconda del Paese di arrivo degli emigrati: italo-argentini, italo-brasiliani, italo-colombiani, italo-venezuelani e via dicendo.
Dunque, la struttura sociale della comunità italiana negli USA è caratterizzata da: a) italiani che posseggono ancora il passaporto italiano; b) italiani che vi risiedendo da lungo tempo e hanno ormai acquisito la cittadinanza o godono di doppia nazionalità (l’italiana e quella degli USA); c) cittadini americani aventi antenati italiani.
Escluso il primo caso, gli appellativi corretti da adoperare per il secondo ed il terzo sono, rispettivamente, italo-americano e americano-italiano. Risultano perciò fuorvianti gli appellativi di italo-guineano, italo-marocchino, italo-albanese per riferirsi agli immigrati della Guinea (Bissau), del Marocco e dell’Albania.
In analogia, e ribadendo quanto appena sostenuto, i cittadini facenti parte della comunità della Guinea Bissau in Italia (e ciò vale anche per tutte le altre comunità nazionali di immigrati dovrebbero essere definiti nel modo seguente: guineano (possessore del passaporto del Paese di nascita), guineano-italiano (in possesso della cittadinanza italiana o possessore della doppia cittadinanza) e italo-guineano (nato in Italia ma di antenati guineani, passaporto italiano o doppia cittadinanza).