Wirtschaft | Creatività e riciclo

Make Yourself… a bag and a smile

Hanno avuto un successo superiore alle aspettative i laboratori di DIY abbigliamento, proposti dal marketspace di unibz BITZ assieme alla Facoltà di Design ed arti.
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Foto: modeuncut.com

Lo scopo era quello di offrire una serie di laboratori gratuiti ed aperti a tutti, incentrati sull’autoproduzione e sulla personalizzazione di capi d’abbigliamento. E le porte degli spazi creativi di unibz in via Rosmini 7/9 a due passi dal Museion sono stati affollati per 6 giorni da persone di ogni età e diversissime provenienze geografiche. Spinte solo dal desiderio di creare e di incontrarsi

L’iniziativa era stata concepita dal prof. Alastair Fuad-Luke con lo scopo di coinvolgere designer locali, studenti e docenti della Facoltà di Design e Arti, stilisti, sarti e artigiani. Non a caso la proposta è stata collocata in un periodo dell’anno ormai tradizionalmente ‘gravato’ dalla ricerca, frenetica e un po’ triste, dei regali di Natale. Una dinamica purtroppo spesso accompagnata anche alla frustrazione di non riuscire a trovare niente di originale che ci soddisfi appieno, per dare un senso ai nostri doni. 
La soluzione a tutto ciò - ha sostenuto il promotore dei laboratori di BITZ Fuad-Luke - non poteva allora che essere il DIY. Ovvero Do-It-Yourself, non a caso oggi una delle parola più gettonate nelle ricerche in google a livello planetario. 

Dal 12 al 16 dicembre i laboratori ospitati da BITZ hanno focalizzato la loro attenzione progressivamente sulla creazione di borse, calze e guanti, maglie, vestiti e poncho. Per proseguire poi con giocattoli, abbigliamento per bambini e quindi cappelli ed altri accessori
Sabato 17 dicembre quindi il tutto si è concluso con una mostra delle ‘produzioni’, che sono state anche messe in vendita riscuotendo anche in questo senso un grande successo. 

Le due chiavi dell’iniziativa sono state spirito partecipativo e sostenibilità
Lo ha conferma una delle partecipanti, una signora di origine brasiliana da anni residente a Bolzano. Che ha gioito di questi giorni potendo confrontare il mestiere da lei appreso alle scuole d’arte e d’artigianato nella sua città natale di Belo Horizonte nel MInas Gervais con le diverse tecniche di sartoria e maglieria proprie ad esempio del Pakistan o dei paesi arabi ed africani. “E’ stato bellissimo”, ci ha confermato. Aggiungendo che i laboratori sono stati arricchiti da momenti teorici in cui soprattutto è stato messo in evidenza come al giorno d’oggi il DIY possa attingere dall’enorme quantità di materiali che derivano dalla frequente sovraproduzione nel mondo dell’abbigliamento. “La stessa cosa è avvenuta qui”, ci ha detto la partecipante ai laboratori ricordando che tutti i materiali utilizzati al BITZ in questi giorni provenivano da donazioni o recupero

A proposito dello spirito di fondo che animava l’iniziativa in questa settimana tutti i partecipanti hanno potuto imparare qualcosa che prima non sapevano, acquisendo competenze e scambiandole. Ponendo quindi le basi per relazioni sociali autentiche in grado di andare ben oltre le differenze culturali e linguistiche. “Molto spesso i partecipanti che non condividevano neppure una lingua comune hanno potuto comunque comunicare osservando il lavoro dell’altro e stringendo quindi un legame molto forte”, ci ha detto la signora bolzanina/brasiliana. 

Molto apprezzato è stato anche l’intervento degli studenti della Facoltà di Design e Arti, che a detta dei partecipanti ai laboratori “si sono inseriti in punta di piedi, senza l’atteggiamento di chi aveva qualcosa da insegnare”.