Insieme contro la discriminazione
“La discriminazione, l’incitamento all’odio e la narrazione razzista e xenofoba, non sono soltanto illegali, ma dividono le nostre società e mettono in discussione i nostri valori europei. Dobbiamo continuare a combattere insieme queste pericolose tendenze.”
(Věra Jourová, Commissaria europea per la Giustizia.)
Comincia con questa citazione il concetto ideato da quasi 30 associazioni della provincia di Bolzano, operanti nell’ambito del contrasto alla discriminazione, per la creazione di un Centro di Tutela a livello provinciale.
Nell’ormai lontano 2011, infatti, l’articolo 5 della legge provinciale nr. 12 prevedeva l’istituzione di un Centro di Tutela contro le discriminazioni fondate su razza, colore della pelle, origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, nazionalità o appartenenza ad una minoranza nazionale. Tra i compiti del Centro di Tutela dovrebbe figurare il monitoraggio delle discriminazioni, l’informazione e sensibilizzazione sulle discriminazioni e l’assistenza diretta o indiretta delle vittime di discriminazione attraverso reti di soggetti legittimati ad agire in giudizio.
Istituzioni simili sono presenti a livello nazionale, in seguito all’adeguamento alle normative europee in merito. In Italia, l’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, si prende carico dei più disparati casi di discriminazione e offre anche un importante lavoro di sensibilizzazione a riguardo. Nella nostra Provincia, invece, un ufficio del genere non esiste ancora, nonostante la L.P.12/2011 ne prevedesse l’istituzione presso il Consiglio Provinciale.
Di tale ritardo nell’adempimento si è parlato già a maggio 2019, quando, in seguito ad alcuni spiacevoli episodi razzisti a Bolzano, alcuni rappresentanti dell’opposizione hanno deciso di sottoporre il presidente del Consiglio Provinciale, Josef Noggler, ad un’interrogazione relativa alla mancata istituzione del Centro di Tutela contro le discriminazioni.
L’interrogazione però, oltre ad aver avuto poco impatto mediatico, non ha avuto grandi conseguenze.
Questo fino al 13 novembre scorso, quando la Rete dei Diritti dei Senza Voce si è riunita insieme a numerose altre associazioni locali per discutere del problema e per redigere una lettera destinata al Presidente Noggler con la richiesta di un incontro per sottoporre alla sua attenzione l’urgenza e la necessità di tale Centro di Tutela.
Abbiamo incontrato Cristina Masera, segretaria della CGIL e Andreas Unterkircher, presidente di Arcigay Alto Adige Centaurus, per affrontare l’argomento.
Entrambi sono membri del gruppo di associazioni riunitesi per sviluppare un concetto per la realizzazione del Centro di Tutela e per stimolare un’accelerazione dei tempi di adempimento alla legge provinciale del lontano 2011.
Cristina Masera, Lei, in quanto segretaria provinciale della CGIL, è stata contattata dalla Rete dei Diritti dei Senza Voce per partecipare a questo gruppo di associazioni?
Si, il 13 novembre 2019 è partita una rivitalizzazione dell’attività delle associazioni sul tema del Centro di Tutela contro le discriminazioni. La Rete dei Diritti dei Senza Voce ha richiamato l’attenzione delle più svariate associazioni locali operanti nel campo della discriminazione. Per prima cosa è stata redatta una lettera al Presidente del Consiglio Provinciale per richiedere un incontro in presenza del Difensore Civico, della Consigliera di Parità e del Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Contrariamente all’UNAR, che è allocato presso il Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Consiglio Provinciale rappresenta sia la maggioranza che la minoranza di governo. Questo lo rende autonomo dalle forze governative e quindi immune ad eventuali influenze politiche. A 8 anni dalla L.P. 12/2011, purtroppo, il Centro di Tutela contro le discriminazioni di Bolzano non è ancora stato realizzato. Molte associazioni iscritte al Registro delle Associazioni Nazionali hanno organizzato diversi eventi ed incontri per portare avanti il progetto del Centro di Tutela, ma senza riuscire a determinare grossi passi avanti. L’interpellanza del Gruppo Verde lo scorso maggio e una mozione firmata da 27 Associazioni in occasione della Giornata contro le discriminazioni hanno scatenato la reazione della Rete dei Diritti dei Senza Voce, che da anni segue il dibattito su questo tema. Essa si è fatta paladina del progetto del Centro di Tutela per cercare di comprendere come ragionare insieme alle varie associazioni locali per reagire rispetto a questo atteggiamento del Consiglio Provinciale e per mettere a punto adeguate forme di protesta e utili strategie di sensibilizzazione. Abbiamo deciso quindi di unificare in una rete tutti i nostri sforzi, per amplificare al massimo il nostro impatto.
Si tratta infatti di una rete estremamente poliedrica, che raccoglie gruppi femministi, accanto alla CGIL, al comitato islamico di Bolzano, ad Arcigay, alla Fondazione Langer, alla comunità ebraica e a quella musulmana, al Katholischer Familienverband Südtirol, alla Caritas e molti altri. Andreas Unterkircher, quanto è importante l’eterogeneità di questo gruppo?
Pensiamo che l’eterogeneità di questo gruppo sia il nostro punto forte. Vogliamo uscire dal ghetto e mostrare la nostra forza. L’agire singolo delle associazioni non ha finora sortito l’effetto desiderato, mentre ora il gruppo si è organizzato e riesce ad esigere qualcosa in più. L’eterogeneità del gruppo dimostra come la discriminazione accomuni persone e comunità variegate. Non si tratta solamente di discriminazione basata sul colore della pelle o sull’origine, ma anche sul genere, sull’orientamento sessuale, sulla religione, sull’età, sulle disabilità.
La L.P.121/2011 presenta i compiti del Centro e le modalità di organizzazione in maniera chiara ed esplicita. Signor Unterkircher, secondo lei perché tanto ritardo da parte del Consiglio Provinciale nell’istituzione del Centro di Tutela?
Il Centro di Tutela contro le discriminazioni rappresenta una tematica strettamente legata ai temi dell’immigrazione e degli stranieri. Si tratta di argomenti sensibili in questo periodo storico in cui lo straniero è spesso malvisto dall’opinione popolare. Si tratta quindi di temi difficili da affrontare in politica e che spesso portano con sé il timore di una possibile perdita di consenso popolare. La politica stessa ha probabilmente considerato questo centro come una “riserva indiana” per l’immigrazione, senza tenere conto del fatto che le discriminazioni non riguardino esclusivamente gli stranieri. Si parla infatti di discriminazioni riguardanti anche la religione, l’orientamento sessuale, la disabilità, il genere, l’età e molto altro.
Signora Masera, quanto è grave il problema della discriminazione nella nostra provincia?
Il problema della discriminazione non è legato esclusivamente al numero di casi denunciati in provincia. Noi non vogliamo soffermarci sulla quantificazione, ma vogliamo combattere le discriminazioni anche attraverso il monitoraggio dei casi, attraverso la sensibilizzazione riguardo a tematiche spesso ignorate dai media e attraverso la prevenzione. Proprio in questo senso, la Rete dei Senza Voce e le altre associazioni vogliono essere coinvolte nell’elaborazione del concetto stesso del Centro di Tutela. La nostra protesta nasce anche dal voler spiegare l’estrema necessità di coinvolgere questo associazionismo, che si occupa della materia quotidianamente. Per questo abbiamo elaborato un concetto propositivo, un concetto di sinergie dei vari attori sul campo.
Lunedì 16 dicembre, c’è stato l’incontro con Josef Noggler presso il Consiglio Provinciale. Signor Unterkircher, Lei era tra i quattro rappresentanti del gruppo di associazioni. Cosa è emerso da questo incontro?
Possiamo dire che l’incontro è stato sicuramente positivo. Il 1° febbraio dovrebbe essere, salvo imprevisti, la data di partenza sperimentale del progetto. Si è deciso in particolare che il Centro prenderà vita e sarà allocato presso la Difensora Civica. È stato inoltre preso l’impegno di un cambiamento del modus operandi, in una direzione che porti all’ascolto delle associazioni che operano in questo campo. Sicuramente il percorso è ancora lungo. Per ora abbiamo raggiunto un piccolo traguardo, che adesso va curato e seguito con attenzione.
Quali saranno quindi i prossimi passi per le associazioni?
Da metà novembre a oggi siamo riusciti a muovere le cose piuttosto velocemente, motivo per cui non possiamo rallentare il passo ora. Fare rete ha sicuramente fatto la differenza e ha potuto mettere a valore l’impegno di coloro che si sono impegnati già prima di noi. Questo è il momento di vigilare che la creazione del Centro coinvolga le associazioni locali esperte di queste tematiche e che avvenga con le modalità adeguate. Vogliamo anche ricordare che la rete accoglierà con piacere altre associazioni che volessero farne parte. Come in molti altri casi, l’unione fa la forza.