
Bolzano cambia, ma è Merano che innova
-
Non è stato il ponte del Primo Maggio a tenere i bolzanini e i meranesi lontani dalle urne: oggi in entrambe le città gli elettori hanno confermato il trend, ormai consolidato, del disinteresse per i ballottaggi. Come se per gli elettori dei partiti che hanno lasciato libera scelta, la scelta sia stata poi quella di disertare i seggi; per quelli che non avevano votato al primo turno evidentemente le differenze tra i candidati non sono sembrate così significative in nessuna delle due città da spingere al voto. Né a Bolzano né a Merano, dove, almeno sulla carta, il duello tra i due contendenti sembrava più avvincente.
-
A Bolzano un duello più serrato del previsto
Claudio Corrarati eredita una città invecchiata, che ha un'università ma non sa bene cosa fare con i suoi studenti, che ha chilometri di piste ciclabili ma fuori da quelle non ama le due ruote, e dove le abitazioni sono diventate ormai inaccessibili. Il nuovo sindaco inaugurerà il Waltherpark, simbolo di una visione di città legata a vecchi schemi, sia economici che politici. Corrarati, già molto conosciuto per il suo ruolo nella CNA, è riuscito a smorzare le fronde più estremiste della sua coalizione (ma con Fratelli d'Italia partito più forte) e, pur senza un programma elettorale scintillante di novità, ha avuto il vantaggio di potersi presentare come moderato e, da non politico, promettere il cambiamento. Non è stata però la vittoria schiacciante che ci si poteva aspettare dopo i nove punti di vantaggio al primo turno. Bolzano è una città divisa politicamente a metà e, nettamente, per quartieri. Ha contato l’appoggio esplicito di importanti categorie come gli albergatori e gli artigiani, nonostante la posizione blockfrei della SVP. Resta tutto da vedere se effettivamente il cambiamento ci sarà, e in quale direzione. E non solo perché nella coalizione di Corrarati ci sono forze chiaramente votate alla restaurazione più che all’innovazione. È da verificare se il nuovo sindaco dialogherà alla pari con la SVP cittadina e con le categorie che lo hanno sostenuto apertamente, come sindaco che rappresenta tutta la città, soprattutto quei quartieri che gli hanno dato la maggioranza, e che non sono quelli degli albergatori, dei commercianti del centro storico, o delle ville del cuneo verde: la città più cara d’Italia ha bisogno di uno sviluppo che aiuti i giovani a trovare casa e i lavoratori ad arrivare alla fine del mese, non di più turismo o di tutelare gli interessi della minoranza dei contadini. Determinante sarà anche l’atteggiamento del nuovo sindaco nei confronti della SVP, di cui Corrarati potrebbe anche - almeno sulla carta - fare a meno (soprattutto con l'opzione Gennaccaro), anche se politicamente sembra difficile che vi rinunci. Ma in questo caso il confronto su assessorati chiave come l’urbanistica o l’economia offrirà la migliore chiave di lettura per indicare anche solo la possibilità di una svolta. Nelle interviste pre-elettorali Corrarati aveva diplomaticamente affermato che la cosa importante era definire il quadro degli interventi prima dei nomi o dei partiti. Ma i nomi e i partiti contano, e solo con un accordo chiaro e trasparente, comunicato il prima possibile, sugli obiettivi di ogni assessorato si potrà vedere in che direzione la giunta Corrarati vorrà portare la città.
-
La sconfitta della continuità
Al centro sinistra si impone ora un’analisi del voto e, prima ancora, delle scelte fatte su candidato e coalizione. Con la scelta di Juri Andriollo i partiti della coalizione hanno scommesso sulla continuità con la giunta Caramaschi, il cui scivolone finale sulle panchine è stata solo l’ultima indicazione di molte ambiguità di fondo rispetto alle aspettative dell’elettorato di centro sinistra che, non solo sulla sicurezza, ma anche su molto altro - dal traffico ai giovani - si aspettava molto di più. Sacrificando il vento nuovo rappresentato dal Team K, il centro sinistra ha inseguito fino all’ultimo l’appoggio della SVP, nonostante l’ostacolo che quest’ultima ha rappresentato per anni rispetto allo sviluppo della città. Questo anche quando era chiaro ormai dalla formazione della giunta provinciale che il partito di raccolta sarebbe stato molto a suo agio con un centro destra bolzanino. Non può sorprende la mancanza di entusiasmo di questa offerta. È ora impossibile dimostrarlo, ma si può facilmente ipotizzare che anche un candidato altrettanto moderato come Alberto Faustini, avrebbe offerto una rottura almeno simbolica con il passato, tenuto dentro il Team K al primo turno e - forse - portato quei 700 voti o poco più che avrebbero mantenuto il centro sinistra al governo della città. Gli appelli dell’ultima ora di figure storiche della SVP come Oskar Peterlini e Martha Stocker hanno forse aiutato ma anche gli elettori di centro sinistra di lingua tedesca non hanno mostrato entusiasmo di fronte a un candidato che, incredibilmente, non padroneggia il tedesco, in netto contrasto con un Corrarati a suo agio in Dialekt.
-
Merano isola felice?
A Merano il risultato è sicuramente più interessante: l’elezione di Katharina Zeller ripropone lo schieramento storico della SVP con il centro sinistra, rappresentando però, in questo momento, l’eccezione alla regola, vista le attuali alleanze in Giunta provinciale, la probabilità di un ingresso della SVP nella giunta Corrarati a Bolzano, e il fatto che resta, comunque, la necessità per la SVP di avere il sostegno di Giorgia Meloni per arrivare all'approvazione della Riforma dello statuto di Autonomia (quattro passaggi parlamentari) - con conseguente continua vicinanza, anche solo per convenienza, a Fratelli d'Italia.
Oltre al significato per Merano, questa configurazione politica lascia aperto uno spazio vitale all’ala di centro sinistra della SVP, che, nonostante la debolezza attuale della Soziale Mitte, dovrebbe cogliere l’occasione per dimostrare che esiste ancora la possibilità di vincere con una piattaforma progressista e rivolgendosi a un elettorato di lingua italiana che guarda oltre le divisioni etniche. A Merano la scommessa di Vanda Carbone e Antonella Costanzo dovrà ora dimostrare se si arriverà davvero a una condivisione di progetti senza barriere etniche, andando oltre alle convenienze della campagna elettorale, e a politiche verdi anche senza i Verdi. Certo, Zeller partiva avvantaggiata anche dall’appoggio di una famiglia importante, che non tutti possono vantare: l’uso della parola dinastia non ha portato bene a Dario Dal Medico ma non è completamente fuori posto. Bisognerà trovare altre occasioni che favoriscano un ritorno a valori e a contenuti che, nell’inseguimento dei partiti che attualmente governano a Roma, sono stati tralasciati dalla SVP, con rappresentanti di via Brennero che hanno sicuramente salutato la virata a destra. Non per niente il commento a caldo di Marco Galateo sul risultato di Merano non è stato sul fatto che si sia perso un sindaco “italiano” (di questo si è lamentata, con un atteggiamento davvero fuori dal tempo, Micaela Biancofiore). Il problema, per il vicepresidente della Provincia, è che ha vinto una SVP “di sinistra”, che forse pensava non esistesse più. Un risultato che dimostra che la vittoria della destra e del suo abbraccio con la SVP non è inevitabile: con le persone giuste e strategie mirate (e, speriamo, anche in mancanza di cognomi importanti), si possono fare scelte coraggiose e, alla fine, vincenti.
-
Weitere Artikel zum Thema
Politics | Elezioni comunaliBallottaggi, vincono Corrarati e Zeller
Politics | Meran„Ich bin überwältigt“
Politics | WahlstudioSo läuft das Rennen in Bozen und Meran