La fine delle carte, o un nuovo inizio

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“Io facevo l’autostop per andare ad ascoltare Langer”, dice il presidente Arno Kompatscher appena giunge a Palazzo Rottenbuch. “Allora lei era grullo!” esclama – col suo accento fiorentino – Valeria Malcontenti, vedova di Alexander Langer. “Conobbi un suo predecessore simpatico…”, aggiunge poi Malcontenti, “quello simpatico era Durnwalder” risponde sorridendo Kompatscher.
È un giorno, a suo modo, storico. Con un contratto di deposito firmato oggi tra Edi Rabini e la soprintendente provinciale ai beni culturali Karin Dalla Torre, il fondo di Alexander Langer (sinora conservato nella sede dell’omonima Fondazione) verrà depositato nei prossimi giorni all’Archivio provinciale nell’ambito della collaborazione tra Landesarchiv, la Fondazione Alexander Langer e la Fondazione Museo Storico del Trentino. Gli scritti del politico, europarlamentare e pensatore ecologista saranno quindi a disposizione della ricerca scientifica e di un pubblico più ampio, nel trentesimo anniversario dalla sua morte.
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“Non ci sono state discussioni in Giunta su questo passaggio positivo, che non è certo merito nostro”, ha puntualizzato il Landeshauptmann nel suo intervento, “e io sono l’ultimo che può parlare della sua vita. Ma posso dire che lui, i suoi scritti come i suoi pensieri hanno influenzato me, come chi era interessato alla politica e s’è confrontato col suo pensiero. Lui un impatto lo ha avuto, non solo in Alto Adige/Südtirol, ma ben oltre i nostri confini”. “Alexander Langer s’accorse nella ex Jugoslavia del ritorno di nazionalismi, sciovinismi, genocidi, di come non avessimo imparato niente – e oggi ce ne ricordiamo”, ha sottolineato Kompatscher, “la nostra funzione, quindi, non è utilizzare l'archivio solo come ricordo di quanto fosse un grande pensatore – non lo avrebbe voluto e sarebbe stato il primo ad arrabbiarsi – ma piuttosto cercare di imparare qualcosa, comprendere”, ha affermato il presidente della Provincia.
Lui un impatto lo ha avuto, non solo in Alto Adige/Südtirol, ma ben oltre i nostri confini.
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Anche per l'assessore provinciale Philipp Achammer, responsabile dei settori Beni culturali e Ricerca, l’acquisizione è motivo di gioia e orgoglio: “Non ho avuto l’esperienza personale di ascoltare Alexander Langer, ma ho letto su SALTO questo meraviglioso testo di Claudia Roth che c’entra il punto: è stato un costruttore di ponti quando si costruivano muri. Il nostro compito è quello di trasferire il patrimonio dell'archivio alla scienza e alla ricerca e quindi all'apprendimento per il presente. Questo compito è particolarmente importante in tempi come quelli attuali”.
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220 scatole
Dopo la sua morte, il fondo archivistico di Langer venne riunito dai vari luoghi in cui ha operato. Una parte della documentazione era conservata nel suo garage privato, altri documenti erano transitati dal “Centro di documentazione” direttamente a Pro Europa e infine alla Fondazione Alexander Langer; altro materiale arriva dall’ufficio del gruppo parlamentare dei Verdi e dal Gruppo Verde presso il Consiglio provinciale di Bolzano. Ma larga parte dei documenti proviene dall’ufficio di Langer al Parlamento europeo di Bruxelles, suo ultimo luogo di attività politica. La classificazione del fondo, interamente catalogato da Ingrid Facchinelli è stata creata sulla base all’attività istituzionale di Langer. Le circa 220 scatole d’archivio contengono appunti, testi (manoscritti, dattiloscritti, copie) nonché una vasta corrispondenza, cartoline, raccolte, articoli e pubblicazioni su vari temi d'interesse professionale, nonché manifesti e fotografie.
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La soprintendente provinciale ai Beni culturali Karin Dalla Torre ha definito la consegna una dimostrazione di fiducia (“all’inizio il dialogo non è stato facile”) e il pensiero pacifista di Langer “prezioso per le generazioni future”. “È da oltre vent’anni che sento parlare dell’importanza del fondo, come preferisco chiamarlo” ha spiegato la presidente della Fondazione Alexander Langer Christine Stufferin, “anche per noi della Fondazione è una giornata storica, grazie alla sinergia che funziona con l’Archivio provinciale e la Fondazione Museo storico del Trentino”. “L’archivio è un Anlaufstelle, non vuol dire che ora sia ‘finito’, bensì lo rendiamo più ‘grande’, ampliando le possibilità di ricerca e divulgazione”, sostiene la presidente.
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La piccola cerimonia s'è conclusa con alcune riflessioni personali dei suoi familiari. “Sono contenta di vedere la fine, la posizione finale delle carte che ho visto nascere e ho dato molto volentieri alla Fondazione” confessa nel suo breve intervento Valeria Malcontenti: “Come sapete, Langer scriveva di continuo e in modo furioso, scriveva in casa perché non aveva tempo, ogni volta che aveva capito un’altra cosa che assolutamente doveva scrivere. Voleva scrivere un libro, ma non aveva tempo”. “Alex sarebbe contento: da una parte perché ci teneva molto a essere stimato dalla società da cui proveniva (e che l’aveva bastonato), dall’altra sarebbe stato contento che fossero tradotte in volantini ‘da appestato’ con le cose che aveva capito – che erano tante”, afferma Malcontenti.
Ci sono voluti trent'anni per la riconciliazione del Sudtirolo con Alexander Langer, che fu avversato dall'establishment.
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“Ci sono voluti trent'anni per la riconciliazione del Sudtirolo con Alexander Langer. Fu molto avversato dall'establishment sudtirolese, che si difese ed efficacemente, cosa comprensibile se si minano le fondamenta dello stato delle cose” ha spiegato il fratello Martin Langer: “Le sue idee si sono infiltrate in molte generazioni, grazie all’indubbia qualità delle radici in questa terra. Le sue radici erano qui, nella sua fondamentale esperienza da giovane, quando si lanciò nell'universo della politica e della contestazione. Qui ha imparato a risolvere i piccoli conflitti, tentativo che portò in Europa con non molto successo – forse era troppo avanti”. “L’Archivio contribuisce a una formazione teorica, ma non sappiamo se si potrà tradurre in azione” conclude Martin Langer. Agire, dunque. Affinché non sia una fine, ma solo un nuovo inizio.
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Nel corso della cerimonia Giorgio Mezzalira della Fondazione Alexander Langer ha tracciato un breve profilo biografico dell’intellettuale e fondatore dei Verdi, sottolineando alcune tappe fondamentali della sua vita. SALTO pubblicherà il testo del suo intervento nei prossimi giorni.
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Ich hatte oft mit Alexander…
Ich hatte oft mit Alexander Langer zu tun,, der sich leider in seinen selbst geschaffenen Käfig eingeschlossen und keinen Ausweg gefunden hat. Die "ethnischen Käfige", von denen er fantasierte, hatten auch zu seiner Zeit immer offene Türen, aber das wollte er nicht wahrhaben. Aus seinem Scheitern kann man lernen, dass Realitätsverweigerung, auch wenn sie auf einer soliden intellektuellen Grundlage beruht, nicht zum Erfolg führt.