Wirtschaft | La relazione

In lenta crescita, ma preoccupa il clima

Presentato il rapporto “L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano” della Banca d'Italia. Timori per la recessione tedesca e il surriscaldamento globale.
Banca d'Italia conferenza stampa presentazione rapporto regionale
Foto: Othmar Seehauser

“Rallentamento”, è il termine più ricorrente all’interno del rapporto annuale della Banca d’Italia sullo stato di salute dell’economia delle province di Trento e Bolzano. Il 2022 è stato caratterizzato da una crescita positiva, seppur a un ritmo inferiore rispetto all’anno 2021. “Un calo fisiologico dopo l’anno che ha segnato la ripresa dalla pandemia”, afferma Maurizio Benvenuti, direttore della sezione locale della Banca d'Italia.  In base all’indicatore trimestrale dall’istituto, l’incremento annuale in valori reali del PIL in Trentino e in Alto Adige sarebbe stato prossimo al 4 per cento, un aumento leggermente superiore a quello nazionale, che riporta il prodotto in entrambe le province su valori sensibilmente maggiori di quelli del 2019.

La dinamica del PIL è stata, ogni modo, frenata dalla crescente pressione inflazionistica, dal conseguente rialzo dei tassi di interesse e dall'incertezza geopolitica dovuta all’invasione russa dell’Ucraina.

L’andamento dell’economia regionale potrebbe venire tuttavia pesantemente influenzata dalla situazione di quella tedesca, attualmente in “recessione tecnica”. Nel primo trimestre dell’anno, il PIL della Germania si è ridotto dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 rispetto allo stesso periodo del 2022. La Germania è stata toccata pesantemente dalla riduzione del flusso di gas russo, da cui dipendeva fortemente il settore manifatturiero, e dal conseguente aumento dei costi per l'approvvigionamento energetico. La conseguente inflazione da domanda (ben presto tramutata in inflazione da profitto, considerata la sproporzione tra rincari e aumento dei costi di produzione) e la recessione che ne è conseguita ha avuto una diretta ripercussione sulla propensione al consumo della società tedesca: da gennaio a marzo 2023 si è assistito a un’importante contrazione dell’acquisto di cibi e bevande, abbigliamento, calzature e arredi. Un dato che non lascia indifferente una fetta importante del mondo delle imprese altoatesine, i cui profitti sono assicurati in buona parte dal commercio con Berlino. “La debolezza della Germania, primo partner commerciale e produttivo dell’Italia, si trasmette alle industrie italiane più integrate nelle catene globali del valore e alle regioni più dinamiche, soprattutto nel Nord Italia”, sosteneva già due anni fa la dirigenza di Confindustria.

“Con queste condizioni prevediamo una crescita rallentata anche per il 2023 – afferma Paolo Chiades –. L’economia altoatesina resta comunque solida, con prospettive superiori alla media nazionale, così come sono stabili gli enti pubblici del territorio che registrano tutti bilanci in positivo”.
A causa delle condizioni di incertezza, l'accumulazione di capitale delle imprese si è attenuata, concentrandosi maggiormente nelle aziende di grandi dimensioni.

Banca d'Italia conferenza stampa presentazione rapporto regionale
La presentazione del Rapporto annuale della Banca d'Italia: La recessione tedesca potrebbe diventare un problema per l'economia altoatesina (Foto: Othmar Seehauser)

 

Grazie agli incentivi governativi e all’altissima domanda, cresce nel frattempo il settore edile, sebbene anch’esso abbia manifestato alcuni segnali di rallentamento. Per quanto riguarda le quotazioni immobiliari, secondo le stime della Banca d’Italia basate su dati OMI e Istat, la crescita dei prezzi delle case è proseguita a ritmi decisamente più intensi della media nazionale (oltre il 5 per cento nelle due province contro il 3,8 nel Paese). 

Nel settore terziario, i flussi turistici sono tornati ai livelli elevati del 2019, consentendo il pieno recupero dell'attività ricettive del territorio. 

La forte vulnerabilità del settore primario agli impatti del cambiamento climatico richiede alle aziende di adattare la propria attività a un nuovo clima definendo piani di lungo periodo

Un ampio capitolo è infine dedicato alle conseguenze dei cambiamenti climatici sui profitti delle imprese, a causa dell’aumento delle temperature e dei fenomeni meteorologici estremi. Mutamenti che potranno avere forti ripercussioni sull’economia altoatesina. Particolarmente a rischio saranno i settori dell’energia idroelettrica e del turismo. La diminuzione dell’attrattività delle località turistiche e del flusso durante la stagione invernale viene data ormai per scontata. L'innevamento artificiale, la principale misura messa in atto per contrastare il calo delle precipitazioni nei comprensori sciistici, è insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico. L’aumento dei periodi di siccità, si legge nella relazione, escludono inoltre la possibilità di ricorrere a tale opzione sul lungo periodo. Pesanti conseguenze si potranno prevedere anche per il settore agricolo. “La forte vulnerabilità del settore primario agli impatti del cambiamento climatico – sono le raccomandazioni incluse nel rapporto – richiede alle aziende di adattare la propria attività a un nuovo clima definendo piani di lungo periodo, e di adottare, nel breve termine, misure di copertura del rischio”.