Umwelt | Klimahouse

Un Archistar per Klimahouse 2016

Carlo Ratti al Congresso “Design e funzione” di Klimahouse venerdì 29 gennaio 2016. Sentiamo di cosa ci parlerà.
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Klimahouse: Secondo l’idea di un’architettura che percepisce e risponde, come dovrebbe o meglio deve essere l’architettura oggi per rispondere alle esigenze della nostra società?
Carlo Ratti: Io credo che l’architettura abbia sempre avuto a che fare con la progettazione di interfacce tra noi e l’ambiente che ci circonda. In passato questo ambiente era fatto di atomi – roccia nelle grotte, poi legno, mattoni, pietre, cemento. Oggi invece è uno spazio ibrido, composto di atomi ma anche di bit. Credo quindi che la definizione di architettura non sia cambiata, ma semplicemente che gli architetti debbano affrontare un nuovo universo. L’architettura deve tenere conto di questi mutamenti, diventando multidisciplinare – capace non sono di disegnare edifici, ma nuove esperienze nello spazio.

Le tecnologie digitali stanno diventando sempre più interconnesse e atomizzate, cambiando di conseguenza l’interazione tra gli esseri umani e l’ambiente costruito. Come si inserisce l’edificio in questo contesto?
L’architettura è una sorta di “terza pelle” – dopo quella biologica e i nostri abiti. Fino a oggi è stato un rivestimento rigido. Forse grazie ai network digitali l’ambiente costruito saprà adattarsi alle nostre abitudini e ai nostri modi: un’architettura viva, insomma, capace di modellarsi sulla vita.

I Suo progetti connettono la dimensione fisica con quella digitale in maniera innovativa, può offrirci un esempio di progettazione in tal senso che per Lei sia anche un modello di sostenibilità?
Abbiamo lavorato, ad esempio, a due sistemi di mitigazione climatica innovativi: Local Warming è un sistema di riscaldamento rivoluzionario in grado di direzionare raggi di calore dinamici sulle persone attraverso l’uso di sensori di prossimità.
L’idea si propone come alternativa ai normali sistemi di riscaldamento per quegli spazi ampi in cui non c’è un’alta concentrazione di visitatori, penso per esempio a molti edifici pubblici, in cui grandi sale vuote sono riscaldate per tutta la giornata e attraversate da pochi visitatori. Cloud Cast, al contrario, è un sistema di refrigerazione localizzato. Il principio è lo stesso di un normale sistema di refrigerazione evaporativa – acqua nebulizzata, una valida alternativa all’aria condizionata, in uso già da secoli nei paesi arabi.

A Klimahouse parlerà del progetto sviluppato dal proprio studio in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology, per quale motivo porta questo esempio?
Parleremo di vari progetti, sviluppati sia al MIT sia nel nostro ufficio di progettazione che fa base a Torino, Londra e Boston.

Il Suo lavoro è stato pionieristico nel campo delle “città intelligenti” o “smart cities”, che ruolo ha il “volto umano” della tecnologia urbana e il suo potenziale nel promuovere un potenziamento sociale “bottom-up”?
Credo che l’aspetto più interessante di una Smart City sia proprio la componente umana, non quella tecnologica. Esiste allora un paradosso: quando la tecnologia è dappertutto, quando ci permette di collegarci e trovare informazioni, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo, ecco a quel punto possiamo dimenticarci di ciò che siamo e tornare nella città come architetti, progettisti, come utenti. E’ quello che un pioniere dell’informatica del ventesimo secolo, Mark Weiser, definiva “ubiquitous computing, or the age of calm technology, when technology recedes into the background of our lives.” Come progettisti possiamo concentrarci sulle cose che davvero contano, che poi sono sempre le stesse: un buon ambiente sociale e una buona qualità degli spazi che costruiamo.

In questo contesto, come vede la fiera Klimahouse? Che apporto offre?
Il mondo della casa e della città intelligente è in continua trasformazione. Per questo è molto importante avere occasioni di confronto e di scambio tra professionisti.


Carlo Ratti (Torino, 7 gennaio 1971) è un architetto italiano.
Ratti si è laureato sia presso il Politecnico di Torino che presso l’Ecole Nationale des Ponts et Chaussées di Parigi. In seguito, ha ottenuto i titoli di MPhil e PhD dal Martin Centre dell’Università di Cambridge, UK. Nel 2000 si è trasferito al Massachusetts Institute of Technology (MIT) in qualità di Fulbright fellow, per lavorare con Hiroshi Ishii presso il MIT Media Lab.
Inventore, docente e attivista, oltre che architetto e ingegnere, Ratti insegna presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston, USA, dove dirige il MIT Senseable City Lab, un gruppo di ricerca che esplora come le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui noi intendiamo, progettiamo e infine viviamo le città. È anche il socio fondatore dello studio internazionale di design Carlo Ratti Associati, nato a Torino nel 2004.
Ratti è stato nominato come uno dei “50 designer più influenti d’America” dalla rivista Fast Company e segnalato da Wired Magazine nella Smart List “50 persone che cambieranno il mondo”. Blueprint Magazine lo ha incluso nella sua lista delle “25 persone che cambieranno l’architettura e il design”, Forbes lo ha incluso nella sua lista di nomi da conoscere “Names You Need To Know” nel 2011.
Ratti presenta in tutto il mondo il concetto di “Smart Cities”. Due dei suoi progetti – il Digital Water Pavilion e la Copenaghen Wheel- sono stati inclusi da TIME Magazine nella lista delle “Best Inventions of the Year”.