Andriollo scelto per liberarsi del TeamK
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Il 4 maggio a Bolzano, dunque, la sfida sarà tra il “civico” Claudio Corrarati e il “partitico” Juri Andriollo. Rispetto alle appartenenze, però, gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra hanno fatto due scelte solo apparentemente antitetiche. Entrambi hanno infatti ragionato pensando esclusivamente a potersi meglio relazionare con l’Svp al secondo turno. Pura tattica, insomma.
Se a Bolzano ci fosse un premio di maggioranza come nel resto d’Italia la decisione tra “civico” e “partitico” sarebbe stata probabilmente rovesciata e ad affrontarsi sarebbero stati più verosimilmente Marco Galateo e Alberto Faustini. Il perché è presto detto. Fratelli d’Italia continua ad essere una forza politica in forma strabiliante grazie all’abilità politica (e dialettica) di Giorgia Meloni e ad un sostegno mediatico che non ha mai avuto neppure Silvio Berlusconi e, quindi, ovunque la macchina del partito cerca di piazzare i propri candidati per sfruttare il “momentum”.
Dal canto suo Faustini, dopo 13 anni alla guida del quotidiano Alto Adige e centinaia di incontri pubblici moderati, migliaia di strette di mano e altrettante chiacchierate del più e del meno, era senza dubbio il candidato più attrattivo dal punto di vista elettorale e avrebbe tenuto la coalizione unita. Così come avrebbe vinto a mani basse l’eventuale sondaggio proposto dal segretario Pd, Carlo Bettio, poi affossato dalle stesse forze politiche che sostenevano il giornalista. Ma stando a quanto si apprende, alcuni sondaggi informali effettuati dei vertici PD con gli omologhi della Stella alpina (“Vi piace tizio, o preferite Caio”) avrebbero appurato che l’Svp avrebbe preferito Andriollo. Perché? Sicuramente all'ex direttore dell'Alto Adige non ha giovato l’essersi lasciato male con la famiglia Ebner, maggiore azionista di Athesia, che ha un’influenza enorme sulla Svp cittadina e difficilmente avrebbe gradito la formalizzazione dell’adesione dell’ex direttore ad uno schieramento politico ed in particolare a quello di centrosinistra, soprattutto di questi tempi. Che poi, in caso di una candidatura Faustini, la Stella alpina avrebbe potuto decidere di sostenere apertamente il centrodestra anziché dare libertà di voto è veramente tutto da dimostrare. La ragione principale della scelta è un'altra e non c'entra nulla neppure con la motivazione "è proposto da forze di modesto peso elettorale" addotta da Bettio rivolgendosi a socialisti e all''ex assessore Michele Di Puppo (super centrista pure lui) che per primi avevano messo il nome di Faustini sul tavolo.
A bocce ferme viene da pensare che in realtà l’obiettivo dei centristi PD nello stoppare il giornalista considerato dal mondo politico italiano molto più che un opinion leader, fosse semplicemente quello di indurre il Team K ad uscire dalla coalizione. Non tanto per la sconfinata gioia di Caramaschi ma, di nuovo, solo in vista del ballottaggio. Nel coinvolgere dall’inizio nella coalizione Team K e Cinquestelle, Carlo Bettio ha infatti inseguito il cosiddetto- e spesso irriso - “campo largo” per un automatismo previsto a livello nazionale, ma non ha dato il giusto peso al fatto che immaginare una coalizione post ballottaggio con Team K e Svp sarebbe stata pura fantapolitica.
Del resto, nel corso della consigliatura Juri Andriollo è stato senza dubbio il più caramaschiano degli assessori in Giunta e la sua candidatura è quindi pure una sorta di inno alla continuità. E’ vero che giravolte, capriole e cambi di casacca sono ormai un’abitudine ma proprio per questo una forza di opposizione come il Team K difficilmente avrebbe potuto sostenerlo. Era evidente che insistendo su di lui si sarebbe arrivati alla rottura con il Team K, e che i Verdi, pur volendo dare un segnale di discontinuità indicando Faustini, se la sarebbero messa via proprio perché sono stati per cinque anni in maggioranza.
L’imposizione alla coalizione del nome dell’avvocato bolzanino da parte del PD è senza dubbio anche l’ennesima – forse la 45ma o la 52ma – vittoria della linea voluta dal brissinese Carlo Costa, dirigente di Autobrennero e vicepresidente Carispa e centrista “integrale”. Il fare leva su una possibile spaccatura dei democratici da parte del consigliere Sandro Repetto ha avuto l’effetto sperato. Peccato che la neanche troppo velata minaccia arrivava dalle stesse persone che poi accusavano il Team K di non avere rispetto per le regole delle coalizione se non si fossero adeguati alle decisioni della maggioranza. Si è così scoperto che minacciare di spaccare il PD se dovesse passare un nome diverso da quello gradito dalla corrente centrista è moralmente meno grave che spaccare una coalizione. Abbastanza curioso.
Perché poi Faustini non è proprio un anarco insurrezionalista, ma un centrista di formazione “dellaiana” per cui la scelta dei centristi Pd di bocciarlo va letta in definitiva non solo come “piace meno all’Svp e alla famiglia Ebner” ma come "abbiamo trovato un agnello e se lo sacrifichiamo ci liberiamo del Team K e la Volkspartei ci vuole di nuovo bene".
Una dinamica che fa parecchio sorridere pensando che un anno fa, dopo il doppio sgarbo Svp (fallito accordo per il seggio senatoriale poi andato a Gigi Spagnolli, e governo provinciale con le destre e l’appoggio di Gennaccaro, ex assessore della Giunta Caramaschi) una parte del Pd con in testa Stefano Fattor aveva perfino accarezzato l’idea di ribaltare Caramaschi con l’appoggio della Civica per Zanin buttando fuori dalla maggioranza l’Svp. Ci si era praticamente spinti oltre la fantapolitica e catapultati direttamente nel mondo dei sogni.
L’epilogo dell’estenuante braccio di ferro all’interno della coalizione di centrosinistra è in ogni caso la dimostrazione che per fare politica nel capoluogo bisogna accettare la regola non scritta per cui i 6.000 voti della Stella Alpina (7 consiglieri come il PD nel 2020) pesano di più dei 20.000 della coalizione. C’è poco altro da aggiungere. La Stella alpina non è l’ago della bilancia, è la bilancia stessa, il bancone e pure tutto il negozio.
A questo proposito è sicuro che chiunque vorrà l’appoggio della Volkspartei al ballottaggio dovrà firmare un documento simile a quello che ha legato mani e piedi Caramaschi per tutta la legislatura. Un normale "foglio" del quale si sa solo che conteneva garanzie scritte sull’assegnazione delle deleghe all’urbanistica e al commercio e pure la privatizzazione dell’Azienda di soggiorno. Speriamo che questa volta, se questo patto ci sarà , i protagonisti delle trattative decidano di rendere noti almeno una parte dei contenuti per agevolare la scelta degli elettori al secondo turno.
Qual è, dunque, lo scenario che si prefigura? Anche se Claudio Corrarati è a sua volta uomo di centro la probabile presenza di un alleato fedele come Andriollo al ballottaggio sicuramente creerà un certo imbarazzo nella Stella alpina. Si dice che i pochi uomini rimasti vicini al presidente Kompatscher (il cui gradimento personale è invece sempre altissimo) potrebbero convincere l’Svp cittadina a lasciare libertà di voto agli elettori (il Landeshauptmann è per una volta riuscito a far passare la propria linea anche nella recente presa di distanza dall’Afd).
In caso di un’indicazione per Corrarati difficile anche solo da immaginare fino a 2 anni fa, è possibile, infatti, che una parte non indifferente dell’elettorato di lingua tedesca – la cosiddetta borghesia cittadina “liberale” – che già aveva simpatizzato con il movimento No Excuses durante le trattative per la formazione della Giunta, potrebbe decidere di fregarsene delle direttive impartite in via Brennero. Bene Corrarati, ma Fratelli d’Italia è di destra-destra. Sicuramente al ballottaggio non deporrà in favore del centrodestra la decisione di Marco Galateo di andare alla fiaccolata degli ex Casapound, una mossa spiegabile, peraltro, con il fatto che, solo cinque anni fa (e non 15), i Fascisti del Terzo millennio, con Maurizio Puglisi Ghizzi candidato sindaco (proprio l’uomo accanto al vicepresidente nel corteo), avevano raccolto la bellezza di 1.200 voti.
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Bisogna infine tenere conto che un certo peso al secondo turno lo avrà anche ciò che deciderà Angelo Gennaccaro. L’assessore regionale che fa parte della maggioranza con le destre in Provincia mentre appoggia ancora la Giunta Caramaschi a Bolzano, non ha ancora sciolto la riserva sul fatto se si candiderà in prima persona o meno. Il fatto è che con due candidati centristi forti e la polarizzazione degli ultimi anni, pur potendo contare su un pacchetto di voti personali sapientemente curato negli anni, non sarà facile confermare i 3.655 voti della scorsa tornata elettorale. Questo giro potrà esimersi dall’indicare uno dei due candidati come fece nel 2020 o sarà costretto a mostrare fedeltà al centrodestra che lo ha imbarcato – per necessità – in provincia? Difficile avere una risposta prima dell'8 o 9 maggio.
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La politica è assumersi delle responsabilità. che delusione questo strappo del tk. Pretendere di scegliere in casa degli altri con due seggi è miope, assurdo anche ritenere più legittima la scelta di un nome mai presentatosi prima al voto e di cui non si conoscono le posizioni politiche. Certo stando fuori si massimizza il consenso, a costo però di indebolire la coalizione e disperdere il resto. Concetto difficile da spiegare agli elettori, quindi strategia vincente. Se non ci fosse però chi si assume la responsabilità di scendere a compromessi oggi avremmo un ballottaggio tra la destra e la volkspartei. Si vuole essere alternativi alla Svp e si finisce invece per rafforzarla