"Coi playoff inizia un nuovo campionato"
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Questa sera (venerdì 22 febbraio), con inizio alle 19.15, l’Hockey Club Alto Adige Alperia scenderà sul ghiaccio di casa della Sparkassse Arena per l’incontro contro Innsbruck. Sarà l’ultimo match della stagione regolare. La partita numero 48.
Con la vittoria di domenica contro Fehervar i biancorossi si sono garantiti la top 3 di classifica garantendosi il pick round e il fattore campo nella serie di quarti di finale che inizierà domenica 2 marzo. C'è però qualche piccola possibilità di agguantare il secondo posto: occorre vincere stasera e sperare che Salzburg perda nei 60 minuti Fehervar. Comunque andrà da domani il pensiero sarà uno solo: i playoff. March Madness.
Ieri mattina (21 febbraio) siamo andati ad assistere alla seduta di allenamento dopo la quale avevamo appuntamento con Luca Frigo per una intervista.
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SALTO Luca, la partita in casa di venerdì contro Insbruck è l’ultima della regular season. C’è ancora una possibilità di superare Salzburg e salire al secondo posto nel caso loro perdessero con Fehervar. Che partita si aspetta?
Luca Frigo: Secondo me l’approccio è semplice: dobbiamo prendere i 3 punti. Poi certo, se gli ungheresi fanno il colpaccio, bene. Ma non dipende da noi. Da parte nostra dobbiamo solo vincere.
Quindi niente distrazioni. Nell’arco della stagione le partite contro le squadre della bassa classifica non sono state sempre semplici. Probabilmente per un problema di approccio…
Alti e bassi durante il campionato ci possono stare ma adesso siamo a fine stagione regolare e abbiamo ancora la possibilità di arrivare secondi, che darebbe dei vantaggi. Niente cali di concentrazione.
Il Bolzano è sicuramente al pick round. Seconda o terza. Come vede la situazione e chi sceglierebbe al pick?
Ma guarda, la situazione è veramente ancora tutta aperta. Sia sopra, con noi coinvolti, sia nella definizione dei sei che vanno direttamente ai quarti e di chi si giocherà i pre playoff. Vedremo. Oggi non si può proprio dire. Noi comunque ci sentiamo inferiori a nessuno e essere in alto lo dimostra.
Un giudizio sulla regular season? Che Bolzano arriva ai playoff?
Io sono contento di come è andata la stagione regolare. Alla fine siamo stati stabilmente nelle prime posizioni e a lunghi tratti anche in testa. Certo ci sono stati alti e bassi, la stagione è stata lunga, ma nell’insieme sono contento.
L’anno scorso il Bolzano è arrivato ai playoff dopo una stagione travagliata, partita malissimo. Quest’anno, dopo una preparazione ben fatta e un inizio dominante, nella seconda parte della stagione c’è stato un leggero calo di risultati. L’anno scorso c’erano meno aspettative. Quest’anno si è insinuata nei tifosi qualche preoccupazione. Nello spogliatoio come è il morale?
Non direi proprio che siamo preoccupati. Non c’è dubbio che sia stato fatto un ottimo lavoro durate la preparazione estiva e questo è servito per una regular season di livello. Alti e bassi sono nella natura delle cose. Adesso però iniziano i playoff: bisogna cambiare mentalità. In questo avere una squadra esperta è fondamentale. Abbiamo un importante gruppo di giocatori solidi e con grande esperienza, che hanno già vissuto situazioni di pressione ai playoff. Dico questo perché i playoff sono semplicemente un altro campionato rispetto alla stagione regolare…
Quindi come guardiamo agli ormai prossimi playoff?
Con fiducia e ben focalizzati. Tutti nello spogliatoio sanno quali siano le attese della società e della città intera. Questa è una realtà con una tradizione vincente e sappiamo cosa vogliamo. Ne abbiamo parlato chiaramente e sappiamo cosa dobbiamo portare sul ghiaccio.
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Parliamo della sua stagione. Ha già all’attivo 28 punti, miglior dato di carriera. Dà l’impressione di essere al miglior punto per maturità tecnica e prestazioni in generale.
Certo esperienza e maturità si acquistano negli anni e sono ormai un bel po’ di anni che sono sul giaccio… sono arrivato a Bolzano 9 anni fa. Ero un ragazzo. Compio tra poco 32 anni. Certo, è naturale che ci sia stata una evoluzione che è tecnica, ma anche personale e di testa. Sono contento della mia stagione, almeno fino adesso… ma comunque c’è sempre spazio per migliorare, come giocatore e come uomo. Il lavoro che c’è da fare va fatto, soprattutto con il passare degli anni. Perché è così, inutile girarci intorno ma posso ancora migliorare. Anche sul ghiaccio…
Quando si pensa a Luca Frigo vengono in mente i gol in inferiorità e un fiuto unico per i block shot. Si tratta di predisposizione naturale?
Il fatto di mettere il proprio corpo davanti a un disco, di base la vedo come una questione di rispetto per i propri compagni di squadra. Soprattutto nel PK (Penality Killing n.d.r.) i compagni sanno che io sono lì per mettermi davanti ai dischi che arrivano per evitare che vadano fino in porta. Alla fine il concetto è semplice no? Il resto ne è una conseguenza. Solo dai tiri bloccati o intercettati si può andare in contropiede in PK.
C’è un trucco? Non pensare che fa male…?
Sì, può fare male. È successo in passato. Mi sono rotto un dito e preso belle botte. Però tutto torna a quello che dicevo prima. Nel PK quello è il mio ruolo, e l’ho sempre fatto nel corso degli anni. Quello è il lavoro che ho da fare in quelle occasioni.
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Le linee di attacco sono e sono state molto variabili per tutta la durata della stagione. Come avviene questa continua evoluzione delle linee? Coach Hanlon ve ne parla?
In realtà è il primo anno che Glan cambia così frequentemente e ampiamente le linee e i ruoli nelle linee. Rispetto agli anni passati la differenza credo stia nell’ampiezza e varietà del roster. Il lavoro del coaching staff, quest’anno soprattutto, è comporre al meglio nel momento giusto le linee. Non si tratta solo di una questione di feeling tra i giocatori quanto trovare il giusto mix alle condizioni date, che sono le condizioni dei giocatori ma anche l’avversario che hai di fronte.
E’ arrivato Nik Saracino a rinforzare l’attacco. Ho visto sul ghiaccio che c’è già buona intesa. Personale ancora prima che tattica…
Non credo che il suo arrivo comporti cambiamenti nel gruppo e nello spogliatoio. Arriva dall’Asiago, lo conosciamo, sappiamo che tipo di giocatore è e le grandi potenzialità offensive che ha. Credo che possa dare un apporto veramente buono e di questo siamo tutti convinti. Avere un giocatore in più, soprattutto del suo calibro, può essere un fattore veramente importante in vista dei prossimi playoff.
Ci sono già indicazioni di come si inserirà nell’attacco? Lui è un ala destra ma gioca anche centrale. Crede che domani sarà della partita?
Credo che domani possa esserci ma per un inserimento completo nel sistema ci vorrà certamente qualche giorno. Ci lavoreremo sicuramente la settimana prossima quando saremo fermi per i pre playoff.
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Con l’assenza del capitano (Danile Frank) per infortunio è cambiato qualcosa nelle dinamiche di gruppo? Lei è uno degli Assistenti Capitano…
Innanzitutto il capitano è e rimane Frankie. Ne abbiamo parlato anche con l’allenatore. In sua assenza ci sono sul campo le A (Assistant Captain, n.d.r.) ma per il resto nel gruppo non è cambiato niente. All’interno della squadra puoi avere la C o la A o niente, ma se sei leader ti fai sentire e se necessario fai la strigliata al gruppo, come da sempre succede negli spogliatoi. In questo il mio ruolo non è cambiato.
Quando si discute di hockey è fatto assestato che i playoff siano uno sport diverso rispetto alla stagione regolare. Questa cosa è vera?
La prima differenza è sotto gli occhi di tutti. Sei arrivato nei primi otto posti e questo ti dà la chance di vincere e andare ad alzare la coppa. Sembra poco ma non lo è.
Poi affrontare una serie di 7 partite con la stessa squadra significa dover andare più a fondo nella comprensione tattica e tecnica dell’avversario. Non si gioca più con i sistemi standard, ma si organizza il proprio gioco in funzione dell’avversario e della serie e lui farà lo stesso.In merito alla Nazionale, ha partecipato ai recenti due raduni che hanno dato inizio all’era del tecnico finlandese Jukka Jalonen del suo coaching staff. Ancora una volta una rifondazione tecnica. Da un tecnico nord americano ad uno scandinavo.
Ho la netta impressione che adesso il sistema sia più chiaro per tutti. Sia sul ghiaccio che nell’organizzazione tattica e tecnica. La esperienze di novembre e quella recente con il torneo internazionale in Polonia sono state molto positive. Sono estremamente fiducioso e ho grande stima del nuovo coaching staff. Giorgio De Bettin (assistant coach, n.d.r.) lo conosco molto bene. Ho giocato contro di lui in passato e conosco bene la sua idea di hockey. Con Stefan Mair (l’altro assistente allenatore) ho avuto le prime esperienze nella nazionale senior. Il coach Jukka lo stiamo conoscendo adesso ma il suo palmares parla per lui. Con lui la nazionale finlandese è cresciuta in maniera incredibile e ha ottenuto grandi risultati.
Il primo obiettivo adesso è vincere i mondiali divion 1 di aprile in Romania. O quanto meno ottenere la promozione in top division.Inevitabile a questo punto una domanda sul movimento hockeistico in Italia. Come vede la situazione?
L’impressione è sempre la stessa. Io credo che sarebbe possibile fare crescere il nostro sport in Italia. Ma qualcosa alla fine non funziona mai fino in fondo. Occasioni e risorse credo potrebbero essere sfruttate meglio di quanto abbia fatto o sita facendo la federazione.
Anche il complicato quadro dei campionati a cui partecipano le italiane non aiuta. Le tre squadre italiane top sono in ICE, un altro gruppetto in Alps e poi ancora una serie A (IHL) che non assegna lo scudetto che invece è assegnato tra le squadre dell’Alps Hockey League. Un pasticcio.
Personalmente penso che l’Alps sia la lega perfetta per fare crescere le squadre austriache. Infatti ci giocano molti giocatori giovani austriaci molto forti. Non succede invece la stessa cosa con le squadre italiane, almeno non a quel livello.
Francamente credo che per il nostro movimento sarebbe meglio tornare ad avere un buon campionato italiano si serie A con un regolamento chiaro e ben studiato sugli stranieri. Questo darebbe la possibilità ai giovani giocatori italiani di competere in una lega di livello adeguato dove crescere e imparare, aiutati da buoni giocatori stranieri. Sostanzialmente quello che succedeva a noi negli anni in cui ho iniziato io intorno al 2009 – 2010.
Parliamoci chiaro. Un giocatore di hockey italiano che gioca nelle squadre giovanili dovrebbe avere come obiettivo giocare in serie A. Poi da lì magari crescere. -
Questa è la nona stagione qui a Bolzano. Lei è di Moncalieri. Gli esordi sono avvenuti con il Valpellice, ma ha anche esperienze in Nebraska negli Usa e in Svezia. Ci racconti qualcosa.
La carriera di ognuno prende strade particolari. La mia fortuna è stata di poter entrare in prima squadra a Torre Pellice già a sedici anni. Ho giocato lì tre stagioni prima di andare a giocare negli Stati Uniti in Nebraska agli Omaha Lancers nella USHL dove sono rimasto due anni. Successivamente problemi burocratici mi hanno impedito di proseguire con l’università negli USA. Tornato in Italia sono rimasto un anno a Torre Pellice per poi andare in prestito in Svezia (negli Kallinge/Ronneby IF nella terza lega svedese, n.d.r.). E’ di quell’anno la chiamata del Bolzano. Ho accettato subito e dopo nove stagioni sono ancora qui.
E’ un percorso interessante. In sostanza nella carriera ha provato sia l’hockey europeo che quello nord americano, dove si gioca su un campo più piccolo.
Sono passati un bel po’ di anni però ricordo chiaramente la sensazione. Dieci giocatori di movimenti su un campo più piccolo si percepiscono sempre. Hai l’uomo sempre vicino, non c’è modo di crearsi spazio arretrando ma sei anche più vicino alla porta. Hai sempre più tiri da più posizioni e di conseguenza tutto gira più velocemente.
Chiudiamo con la nostra abituale domanda sul numero di maglia. A Bolzano ha il 93, è sempre stato così?
Nelle giovanili avevo l’11. Ai Lancers in America avevo il 53, ma non era stata una scelta. Me lo avevano semplicemente assegnato. Quando sono arrivato in prima squadra a Torre Pellice l’11 era già preso. E’ stata mia madre a quel punto a dirmi di prendere il 93, mio anno di nascita. Da lì è rimasto e rimarrà.
Grazie Luca e in bocca al lupo per i playoff.