Politik | Democrazia diretta

Il voto elvetico contro i supercompensi dei manager

Con il 67,9 per cento di voti favorevoli, la Svizzera ha detto basta agli odiati bonus milionari ai manager.

Cinque anni di devastante crisi economica non sono stati sufficienti per affrontarne in modo efficace le cause scatenanti. Qualche riforma si è tentata – la Tobin Tax, che rischia però di risultare piuttosto inefficace considerato che è stata introdotta solo da un numero limitato di Paesi – ma le storture più macroscopiche sono rimaste, pericolosamente, tutte. Tra gli aspetti che più hanno colpito le opinioni pubbliche occidentali, i supercompensi, bonus milionari e le liquidazioni d’oro percepiti dai massimi dirigenti di banche, assicurazioni e multinazionali in genere vantano il poco invidiabile primato di essere la principale causa di astio popolare. Ma quale governo si è finalmente mosso? Nessuno. Ci hanno pensato invece i cittadini svizzeri, con un referendum federale davvero clamoroso: con la larghissima maggioranza del 67.9 per cento di favorevoli, il 3 marzo hanno deciso di porre un limite a questi compensi stellari.

La Svizzera – la patria della democrazia diretta e della partecipazione dei cittadini alla politica – è dunque andata al voto su un quesito promosso da un membro del suo Parlamento, Thomas Minder, un imprenditore di successo che ha sfidato il parere negativo della Confindustria elvetica, ma anche dello stesso governo, per mettere un limite ai privilegi della casta economica. Da gennaio 2014 il tetto agli stipendi dei manager diventerà realtà: la remunerazione dei dirigenti di multinazionali, società quotate in Borsa e Spa in generale non sarà più decisa dal Consiglio di amministrazione ma dall’assemblea degli azionisti, di anno in anno e in base ai risultati conseguiti dal management. Per chi non rispetterà le disposizioni del testo approvato dagli svizzeri e che dovrà essere tradotto in legge, sarà punito con pene detentive e pecuniarie. Una rivoluzione insomma, rivoluzione democratica.

In Svizzera il tema si è fatto incandescente, con un susseguirsi di casi eclatanti. Qualche esempio? A Mario Croci, amministratore delegato della Swissair (fallita nel 2001), era stata ricopnosicuta una buonuscita di 12 milioni di franchi; nel 2008 era stata la volta dei vertici di Ubs, banca alle prese con un buco da 2,7 miliardi: il governo aveva concesso 50 milioni di franchi di aiuti che furono parzialmente “bruciati” in premi ai suoi amministratori; infine, il più recente caso di Daniel Vasella, ex presidente del Cda di Novartis, al quale era stata promessa un’indennità di partenza da 60 milioni di euro, cifra al quale il manager, sull’onda dell’indignazione popolare, è stato poi costretto a rinunciare.