Wirtschaft | Austerity

Stop all’austerità, si raccolgono le firme

Sel in prima linea con 4 referendum contro il fiscal compact.

Le politiche di austerità non sono la soluzione per cancellare il debito pubblico. Occorrono cinquecentomila firme per renderlo ufficiale. La raccolta delle sottoscrizioni appoggerà, fino alla fine di settembre, quattro referendum per depotenziare il fiscal compact e abrogare l’imposizione di oneri aggiuntivi e più rigorosi in caso non venga raggiunto l'obiettivo del bilancio deciso dai trattati internazionali e non dall’Unione europea. Nel comitato promotore molte personalità trasversali del mondo politico, universitario, imprenditoriale, economico e sindacale. Sul Corriere dell’Alto Adige di ieri (domenica 20) si legge la dichiarazione di Guido Margheri (Sel) intento a raccogliere le firme, sabato, in corso Libertà: “Si tratta di un obiettivo comune non solo alla sinistra. Tanti vengono anche dal Pd e non solo dall'ala sinistra”.

I quattro “sì” dei quesiti referendari potrebbero concretamente iniziare a esorcizzare l’aggravarsi della disoccupazione e introdurrebbero la possibilità per l’Italia di ricorrere all’indebitamento per rea­liz­zare ope­ra­zioni finan­zia­rie, un’azione oggi vie­tata. Ancora sul Corriere appare chiara, in questo senso, la posizione di Lorenzo Sola (Cgil ed esponente Sel): “Senza questa possibilità, il nostro Paese tra vent'anni non sarà più in grado di fare investimenti e si impoverirà sempre di più. Si è visto molto chiaramente cha la politica imposta da Monti, che ha dato all'Europa molto più di quanto questa ci avesse chiesto, si sono rilevate un fallimento: è cresciuta la disoccupazione ed è diminuita l'occupazione”. Riabilitare questa zoppicante economia scongiurando l’acuirsi della crisi attraverso un responsabile riequilibrio dei costi sociali. Si può e si deve.