Politik | Politica climatica

La Lombardia sul clima fa da apripista

Non il “Klimaland” Alto Adige, ma la regione più grande e più densamente industrializzata e impermeabilizzata d’Italia fa da apripista per le leggi sul clima regionali.
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Il Consiglio regionale lombardo a Milano
Foto: Consiglio regionale della Lombardia
  • Il 18 luglio scorso è entrata in vigore la legge lombarda per il clima con “norme per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici” (L.R. 18.7.2025, n.11). La legge punta promuovere un processo di graduale decarbonizzazione, concorrere agli obiettivi europei e nazionali per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, fare il possibile per adattare il territorio ad un clima più caldo con tutti i suoi effetti pericolosi. Dall’altra parte la Lombardia vuole potenziare la produzione di energia rinnovabile puntando anche sul nucleare e sulla biomassa legnosa. Fra gli obiettivi principali anche più sforzi per assorbire il carbonio nei sistemi naturali, più impegno per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per la produzione di idrogeno a basse emissioni. Per ridurre le emissioni di CO2 la legge pone l’enfasi su interventi per

    • Sostituire le fonti energetiche fossili rinnovabili
    • Incrementare l’efficienza energetica attraverso tecnologie e interventi innovativi
    • Incentivare il risparmio di energia
    • Ridurre i consumi
    • Ottimizzare l’utilizzo della materia attraverso lo sviluppo dell’economia circolare.

    Tutte misure legittime e necessarie, pensando al fatto che la Lombardia è la prima regione italiana quanto a consumo di energia primaria, all’emissione di gas serra, specificamente di emissioni di CO2 dal metano. La Lombardia ´´emette niente di meno che il 21% delle emissioni complessive nazionali di questo gas” (I4C CIRO Lombardia) e tali emissioni dal metano costituiscono il 13% delle emissioni di gas serra complessive della Lombardia (INEMAR 2021). 

    Non da ultimo la Lombardia ha anche attività agricole e di allevamento a forte tasso di emissioni di gas serra. L’agricoltura in questa regione già gravata da tanta produzione industriale registra performance peggiori della media nazionale mediamente su tutti gli indicatori, ovvero nelle emissioni pro capite, nel numero di bovini allevati in rapporto alla popolazione, nell’uso di fertilizzanti (regione peggiore d’Italia, quasi 3 volte la media italiana) e nella quota di agricoltura biologica. Inoltre, il consumo di suolo e il numero di eventi estremi in rapporto alla superficie in Lombardia sono tra i più alti d’Italia ” (I4C CIRO Lombardia). Molto incisivi anche il sistema dei trasporti e del riscaldamento. Poi, la Lombardia è anche fra le regioni d’Italia col tasso di impermeabilizzazione del suolo più alto in Italia. Una regione talmente densa di attività industriali, agricole e reti di trasporto fatica molto nella decarbonizzazione rispetto una regione più periferica con meno industria e produzione di energia come la nostra o magari regioni del Sud Italia.

    Quindi è molto significativo il fatto che sia la regione cuore dell’industria italiana ad impegnarsi per il clima anche a livello legislativo e che sia stata la maggioranza di destra ad averla approvata a larga maggioranza (41 voti favorevoli, 19 contrari). L’iniziativa era partita sia dall’assessore regionale Giorgio Maione (FI) sia dal gruppo “Lombardia Ideale” che fa parte della maggioranza.

    L’opposizione – soprattutto PD, AVS, e liste civiche - giudicano la legge “un’insieme di buone intenzioni”, un’occasione sprecata, che non metterebbe in campo le risorse necessarie, una legge che non prenderebbe impegni. Infatti, oltre a dilungarsi in un elenco di dichiarazioni d’intento e nelle politiche da promuovere, la legge lombarda sul clima resta stranamente sul generale sugli interventi concreti per ridurre alla fonte le emissioni di gas serra, come per esempio:

    • Non quantifica il percorso di decarbonizzazione in tonnellate di CO2 distinguendo fra settori,
    • Tralascia misure concrete per il settore trasporti, molto rilevante come fonte di CO2,
    • Non prevede misure concrete per la conversione del riscaldamento degli edifici, 
    • Non impone alla Regione in primis a decarbonizzare la propria amministrazione,
    • Non obbliga la Regione di dotarsi di un piano per l’uscita dal gas metano in tutti i settori di impiego,
    • Non impone vincoli e compiti ai Comuni di progettare la riduzione di CO2 nel loro ambito,
    • Non prevede nessun obbligo per l’agricoltura di ridurre le emissioni di gas serra climalteranti specifici, legati soprattutto all’intenso allevamento di bestiame,
    • Non riporta l’obbligo di introdurre nuovi criteri per la concessione di contributi pubblici e del regolamento degli appalti pubblici,
    • Ultimo esempio: la legge spinge a interventi come riforestazione e depavimentazione delle aree impermeabilizzate, senza indicare obblighi, vincoli, norme per realizzarlo.

    La nuova legge lombarda sul clima, a differenza di altre leggi sul clima sia nazionali sia regionali per esempio in Germania, non formula neanche un percorso di riduzione della CO con tappe intermedie, e non prevede meccanismi di monitoraggio, di controllo e di correzione immediate delle politiche climatiche. 

    In ogni caso la legge sta ad indicare che la Regione vuole assumersi le sue responsabilità. Perciò la legge lombarda sul clima da una parte indica l’intenzione seria della Regione di impegnarsi a fondo per il clima e di assumersi le sue responsabilità sfruttando tutte le sue competenze. Dall’altra parte l’impianto della legge non è sufficientemente coerente, e poi non dota la Regione né degli strumenti operativi né dei fondi necessari per attuare questi impegni. 

    Comunque, ci troviamo all’inizio di un percorso per cui auspicabile che le altre Regioni si prendano un esempio. Per l’Alto Adige l’esempio lombardo nella politica di decarbonizzazione potrà essere un punto di riferimento, anche perché dimostra che le Regioni italiane avrebbero un ampio spazio legislativo e politico, competenze e risorse, per sostenere gli obiettivi climatici. Dall’altra parte, l’impianto legislativo scelto in Lombardia non basta per garantire un percorso coerente verso la neutralità climatica. L’Alto Adige farà bene a trovare anche altri modelli più convincenti.