Kultur | Transart 2013

I confini mi sono indifferenti

Per la terza volta di seguito a Bolzano, il musicista, cantante, performer e gourmet berlinese si racconta all’Hotel Laurin.

La domanda arriva alla fine, dal pubblico: “Cosa significa per lei trovarsi qui in Alto Adige, al confine di due nazioni?”. Blixa Bargeld aspetta la traduzione, ci pensa un po’, sorride, e poi, serafico, risponde: “Nulla. Non penso nulla. Del resto, cosa dovrei pensare? Sono cresciuto a Berlino, per me il confine, essere prossimo a un confine, è la cosa più naturale del mondo”.

Elegante, compassato, ein bisschen distanziert: l’uomo che s’intrattiene con Martin Hanni e con il pubblico accorso all’Hotel Laurin non corrisponde ovviamente più al geniale terrorista sonoro che, all’inizio degli anni ottanta, si fece un nome all’interno della scena post-punk rumorista e poi anche in una delle band più significative del rock degli ultimi trent’anni: i Bad Seeds di Nick Cave. Oggi discetta di dadaismo – “Pochi sanno che la parola riguarda una posizione del Kamasutra à la français” – del fascismo di Marinetti e ovviamente della sua nuova collaborazione col musicista Teho Teardo.

Interessante anche la sua passione per la gastronomia, della quale parla “in lungo e in largo” nel suo recente libro Europa kreuzweise: Eine Litanei. “Il cibo mi affascina, ma non sono uno che va al ristorante solo per puro piacere. Da questo punto di vista credo di essere stato frainteso: quello che davvero mi interessa sono gli aspetti legati alla produzione alimentare e alla cultura gastronomica. Il mio approccio è influenzato piuttosto dal movimento Slow Food. A proposito, qui una volta ricordo di aver mangiato in un ristorante che mi colpì, si chiamava Pretzhof, penso che ci tornerò”.

Domani (22 settembre) Blixa Bargeld sarà al Brennero, dove nel primo pomeriggio eseguirà una performance ispirata al testo dadaista “Letzte Lockerung” di Walter Serner, quindi – alle 19.00, presso il Plessi Museum – si esibirà in concerto con Teho Teardo.

Post scriptum: A dispetto della "naturalezza" dei confini - dunque anche quelli linguistici - asserita da Bargeld, all'inizio dell'incontro una persona ha chiesto se non si poteva tradurre quello che veniva detto. Martin Hanni, in evidente imbarazzo, ha risposto che un breve riassunto sarebbe stato fornito alla fine. Cosa che ovviamente non è avvenuta. È un peccato che a Bolzano, ancora oggi, non si sia raggiunto un livello generale di competenza linguistica - almeno "passiva" - in modo da poter godere di simili eventi senza l'obbligo di richiedere sempre l'applicazione del bilinguismo.