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Tariffazione ogni 28 giorni, è ok?

AGCOM pronta a sanzionare i gestori che tariffano ogni 4 settimane. ASSTEL ha presentato ricorso al Tar. Romani (CTCU) invita a reclamare contro gli operatori telefonici.
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Foto: Costi telefonici

E’ da tempo che alcuni gestori stabiliscono piani tariffari non più mensili, ma di quattro settimane. Questo significa che il conteggio dei consumi telefonici sono tariffati dopo 28 giorni e non allo scadere naturale del mese solare.

Sulla questione è intervenuta l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che con la delibera n. 121/17/CONS del 15 marzo 2017 ha modificato la delibera n. 252/16/CONS recante “Misure a tutela degli utenti per favorire la trasparenza e la comparazione delle condizioni economiche dell’offerta dei servizi di comunicazione elettronica”, aggiungendo i commi 9, 10 e 11.

In particolare il comma 10 recita: “Per la telefonia fissa la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione deve essere su base mensile o suoi multipli. Per la telefonia mobile la cadenza non può essere inferiore a quattro settimane. In caso di offerte convergenti con la telefonia fissa, prevale la cadenza relativa a quest’ultima”.

Gli operatori di telefonia mobile (comma 11) devono informare con sms sull’avvenuto rinnovo dell’offerta. Il cliente (comma 9) deve poter conoscere gratis i costi dalla pagina web dell’operatore, da applicazioni ad hoc, attraverso il numero telefonico di assistenza clienti o con sms.

Perché distinguere nella tariffazione le utenze fisse da quelle mobili?

Al riguardo l’AGCOM chiarisce: “La delibera parla anche di mobile, stabilendo una fatturazione non inferiore ai 28 giorni. Visto che l’Autorità deve valutare la chiarezza e la trasparenza delle informazioni degli operatori, non già gli aumenti dei prezzi che rispondono a logiche di mercato e concorrenza, la decisione è stata presa principalmente perché per il mobile l’informazione sulle modifiche contrattuali sono più semplici e immediate (attraverso ad esempio sms) rispetto alla telefonia fissa. Inoltre il 76% del mobile è prepagato mentre la telefonia fissa è post pagata”.

Dalla pubblicazione della delibera n. 121/17/CONS gli operatori telefonici hanno avuto a disposizione 90 giorni per adeguarsi. I gestori hanno tutti adempiuto agli oneri a loro carico? No, secondo l’AGCOM sono risultati inadempienti Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb. Con comunicato stampa del 14 settembre scorso l’AGCOM ha dato notizia dell’avviso di avvio di procedimenti sanzionatori nei confronti dei gestori che non hanno rispettato le cadenze delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche.

Intanto ASSTEL - ASSOTELECOMUNICAZIONI, associazione (aderente a Confindustria ed a Confindustria digitale) rappresentativa di 49 imprese della tecnologia dell’informazione esercenti servizi di telecomunicazione fissa e mobile, ha presentato ricorso al Tar contro la delibera 121/17/CONS. L'udienza in camera di consiglio è fissata per febbraio 2018

Motivo? ASSTEL ritiene che l’AGCOM non abbia il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali tra operatori telefonici e clienti (durata di rinnovo e cicli di fatturazione) né di interferire sulle dinamiche del mercato, condizionando la libertà di impresa ma solo di intervenire per la tutela dei consumatori sotto il profilo della trasparenza informativa.

L’ASSTEL ha ricordato nel recente comunicato stampa del 14 settembre che la fatturazione a 28 giorni costituisca un diritto legittimo degli operatori di telefonia, applicato per la prima volta già a maggio 2016 senza che l’Agcom avesse avuto all’epoca nulla da obiettare al riguardo.

ASSTEL puntualizza il fatto che i consumatori potessero recedere dal contratto e ci tiene a sottolineare i prezzi nel settore delle telecomunicazioni sia calato negli ultimi anni, come si riscontra anche dalla pagina 72 della relazione annuale 2017 di AGCOM.

E i consumatori cosa fanno? Diverse associazioni di consumatori promuovono, anche su internet, campagne contro la fattura a 28 giorni, intendono promuovere class action, lanciano petizioni al Governo ed al Parlamento affinché modifichino l’articolo 70 del codice delle Comunicazioni elettroniche, inserendo l’obbligo del rispetto del calendario legale nella fatturazione di tutti i servizi di comunicazione elettronica e pay tv.

Nell’attesa di futuri sviluppi abbiamo chiesto un parere a Simone Romani, consulente per le telecomunicazioni presso il CTCU di Bolzano (Centro Tutela Consumatori Utenti).

“Per ora noi monitoriamo la situazione -. esprime cautela Romani che spiega: “Solo per la telefonia fissa e per l’offerta integrata fisso e mobile vige l’obbligo di tariffare ogni mese, mentre per gli abbonamenti o ricaricabili relative a cellulari, tablet, chiavette internet, modem/router wifi si possano ad ora calcolare le tariffe ogni quattro settimane. Speriamo che su questa materia intervenga una legge che preveda lo stop a questo metodo (ogni quattro settimane, ndr) di tariffazione per una maggiore trasparenza e chiarezza nei confronti del consumatore. Sarebbe meglio poi che il sistema di tariffazione delle utenze fisse e mobili venga uniformato”.

Cosa possono fare i consumatori di telefonia fissa e di offerte convergenti fisso e mobile, che si sono visti tariffare i consumi ogni quattro settimane anziché con cadenza mensile? A tale proposito Romani suggerisce di effettuare una contestazione formale con raccomandata o con pec oppure con fax, se previsto dal contratto.

“E’ vero che in seguito alla comunicazione della modifica del calcolo tariffario in quattro settimane i clienti potessero recedere senza penalità dal proprio gestore. Tuttavia, siamo rimasti sconcertati nel constatare che per gli utenti non cambiasse nulla: anche gli altri operatori telefonici applicano lo stesso sistema” – osserva Simone Romani che rileva come pure la tv a pagamento Sky adotterà il medesimo approccio tariffario a partire dal primo ottobre.

Romani, che ricorda come con la tariffazione ogni quattro settimane i maggiori costi siano nell’ordine dell’8,6% in più circa, pari ad una mensilità aggiuntiva, esprime preoccupazione: “Temiamo che a questo tipo di calcolo si ricorra anche in altri settori economici”.