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Foto: Turismo Italia News
Gesellschaft | Maltrattamenti

Finché se magna

Scoperta a Pompei una scritta che cambia la data dell'eruzione del Vesuvio, ma lascia intatto il senso delle cose.

La scoperta è sensazionale e ne hanno parlato tutti i quotidiani. A Pompei – durante gli infiniti lavori di restauro che cercano di arginare il contemporaneo lavorio della distruzione – è stata rinvenuta una scritta che collocherebbe meglio nel tempo la famosa eruzione del Vesuvio: non più il 24 agosto del 79 dopo Cristo, come finora si è detto, bensì il 24 ottobre dello stesso anno. Due mesi dopo, un supplemento di vita non indifferente per quei poveracci risvegliatisi (neppure tutti, peraltro) coi piedi carbonizzati dalla lava. Ma concentriamoci meglio sulla scritta vergata a carboncino su un una parete della cosiddetta “casa con il giardino”. Il testo latino, nella traduzione dell'archeologo Antonio Varone, recita: “Il 17 ottobre lui indulse al cibo in modo smodato”. Nessuna sentenza particolarmente memorabile, in apparenza. Un po' come se della nostra civiltà (una volta Umberto Eco si dedicò a percorrere una simile ipotesi), di tutto quello che abbiamo prodotto, rimanesse solo una frase tipo “Si è pappato tutte le patatine” oppure “Non è tutto grasso quello che cola” (ma nell'ultimo caso daremmo ai posteri almeno un'immagine poeticamente attendibile di ciò che siamo stati). La superbia, insomma, qui si affloscia, e ci riporta al nostro basso livello.

Si tratta del consueto “spread” tra le aspettative e la sorpresa, insidiosissimo quando la seconda collassa sulle prime, e le annienta, riducendole a cenere o poltiglia

“Lui indulse al cibo in modo smodato”, indipendentemente da chi sia il soggetto di siffatta cospicua libagione, vuol certo dire che anche allora “era tutto un magna-magna”, che le ore trascorse al desco dovevano essere molte, e che probabilmente (nonostante la disciplina geo-politica non fosse propriamente nata e quindi non avesse rigurgitato i suoi sedicenti esperti) già qualcuno lo pensava: “O Franza o Spagna purché se magna”. Poi il vulcano, invece, a porre fine alla gozzoviglia, a sparecchiare per sempre la tavola. Si tratta del consueto “spread” tra le aspettative e la sorpresa, insidiosissimo quando la seconda collassa sulle prime, e le annienta, riducendole a cenere o poltiglia. Lo sapeva meglio di tutti Giacomo Leopardi, il quale infatti proprio dalle ripe del “formidabil monte / sterminator Vesevo” contemplò i reali “deserti” delle immaginate “magnifiche sorti e progressive”. Pedagogia del fuoco, o come dicono i candidati alle elezioni: certezza della pena. La pena, ovviamente, è innanzitutto quella del vivere e del morire, che durante un pasto, una cena resta almeno sullo sfondo, annebbiata o diluita dal vino, al quale anche si può indulgere in modo smodato. Non è cambiato nulla, da allora, e due mesi – dal 24 agosto al 24 ottobre, lo decideranno gli archeologi – non saranno mai un supplemento di tempo sufficiente a mutare il senso delle cose. L'uomo è quella creatura che mangia e beve e dorme mentre tutto intorno si sfalda, si sgretola o va in fumo. Mangia, beve e dorme finché sopraggiunge crepitando il “flutto rovente”: vanitas vanitatum et omnia vanitas. Intanto, però, passami un po' di sale.