"Qui per aiutare i bimbi ucraini"
Alle sirene, dice il bolzanino Manuel Tartarotti, ci si abitua in due-tre giorni. Ovviamente l'assuefazione è possibile solo se gli aerei russi in volo dalla Bielorussia passano al di sopra della città in cui ti trovi, Leopoli, senza sganciare bombe. Gli obiettivi, infatti, attualmente sono più a sud. Ma il primo ululato avvertito in una zona di guerra deve fare un effetto leggermente diverso da quello della sirena del sabato della Protezione civile bolzanina. Anche per Manuel, cooperatore giovane che ha già molta esperienza, la prima sirena ha avuto un effetto raggelante. "La senti?", dice trafelato con voce spaventata nel primo audio inviato alla sua ragazza giovedì. "Ma questo suono indica fine pericolo, siamo appena usciti dal bunker", precisa. Sono passate 72 ore e in questo video girato ieri pomeriggio (sabato 23), Manuel sorride davanti ad una birra “nel bunker più bello del mondo” assieme al collega e grande-chirurgo di fama internazionale, Roberto Brambilla.
Tartarotti, 32 anni, è nato e cresciuto a Bolzano. Dopo aver frequentato il Liceo Carducci ha studiato Comunicazione a Milano e Relazioni internazionali a Venezia. Da qualche giorno si trova a Leopoli, la città più a ovest dell’Ucraina per ora meno martoriata rispetto ad altre dalla criminale invasione russa. E' capo-missione per Soleterre, associazione che da 20 anni aiuta i bimbi malati di cancro nello stato guidato da Zelensky e legata all’organizzazione umanitaria Intersos. Dallo scoppio della guerra Soleterre fa il possibile per garantire la sicurezza e il proseguimento delle cure salvavita ai piccoli pazienti oncologici "che non possono rimanerne senza nemmeno per un solo giorno", si legge sul sito dell’associazione. “Da subito abbiamo portato assistenza e farmaci ai bambini nei bunker degli ospedali sotto le bombe a Kiev, ma quando la situazione è diventata troppo pericolosa, abbiamo organizzato la loro evacuazione prima verso l'ospedale di Leopoli e poi, attraverso la Polonia, verso gli ospedali in Italia con i voli sanitari medicalmente assistiti con medici, infermieri e psicologi di Soleterre che tutt’ora sono al loro fianco", spiegano.
Manuel ha già un’esperienza di cooperazione internazionale impressionante, il suo curriculum fa sgranare gli occhi: è stato in Congo, India, Libano, Siria, Kurdistan iracheno, Palestina, Guatemala. Qui racconta il suo percorso di formazione e come è arrivato a Leopoli.
Gli abbiamo anche chiesto di farci una sorta di diario dei primi giorni di missione. Eccolo. (se per comodità qualcuno preferisse sentire anche in questo caso l'audio, lo inseriamo alla fine del racconto, ndr)
Sono partito lunedì 18 aprile da Milano e sono arrivato a Reszow sul confine con l'Ucraina. Lì abbiamo un ufficio, una base, e lavoriamo nei vari centri di accoglienza. Diamo supporto psicologico e in più facciamo il ponte aereo per i bimbi oncologici dagli ospedali di Leopoli e Kiev a Reszow e poi da lì, con la Protezione Civile, portiamo i bambini in Italia, nei vari centri oncologici, ma anche in altri Paesi d'Europa. Sono stato un giorno a Reszow, dove ho fatto un po’ di formazione preparatoria alla missione e dove abbiamo preparato logisticamente le macchine con cui siamo partiti in quattro: io, il medico Roberto Brambilla, Diana del desk e Sasha, un volontario. E’ stato un viaggio tranquillo. Alla frontiera ci hanno lasciato passare abbastanza velocemente perché avevamo i permessi e le macchine erano registrate con la Croce Rossa. In 2 ore siamo poi arrivati a Leopoli, la strada era tutta dissestata. Si è proprio vista la differenza tra la Polonia e l'Ucraina. Tra l'altro l'Ucraina è un Paese poverissimo, è il più povero d'Europa, ma anche più povero di molti paesi che ho visitato. Arrivati a Leopoli abbiamo fatto una riunione con i partner e fatto la classica visita istituzionale di Leopoli con una con una ragazza, Zaporuka (associazione gemella di Soleterre). La sera è suonato il primo semi-allarme, che però non abbiamo capito se era di Leopoli o se era una città a fianco, quindi non ci siamo preoccupati troppo. Il giorno dopo, quindi, giovedì 21 aprile, siamo andati all'ospedale di San Nicholas, dove abbiamo firmato un accordo e dove Roberto (Brambilla) ha già iniziato ad operare. Ci sono undici bambini rifugiati da Kharkiv, feriti gravi, con lesioni da esplosioni e da schegge. Roberto ha ricucito un po’di gambe e un bimbo ferito al costato. Sasha e Diana sono poi tornati in Polonia. Io e Roberto siamo rimasti. La sera di giovedì siamo andati a cena, è suonato l'allarme parecchie volte quel giorno. Siamo andati in stazione perché io dovevo fare dei filmati per la “comunicazione” e mentre andavamo in stazione è suonata fortissima la sirena. Ci siamo nascosti dentro la stazione, e solo perché stavo facendo un video i militari mi hanno fermato. Ora che c'è la legge marziale, Leopoli è zona arancione, quindi i militari svolgono le funzioni di polizia e decidono tutto loro. Non si possono fotografare punti sensibili come ospedali, edifici governativi, strade importanti, ferrovie. Tutto è punibile con l’arresto. (Ecco il video girato da Manuel prima di essere fermato).
Nella giornata di venerdì - prosegue il racconto di Manuel - ho fatto delle riunioni in ufficio per cercare di capire come muovermi, la prossima settimana dovrò andare a Vilniza e Poltava, Poltava è appena stata bombardata, ma devo andare a vedere come possiamo iniziare il nostro programma di supporto psicologico e se serve qualcos'altro, come ad esempio se possiamo trasportare noi stessi feriti a Reszow per saltare un po’ di protocolli.
Le file davanti alle armerie
Oggi è sabato, la sirena è suonata un po’ di volte ma mi sembrano tutti abbastanza tranquilli e quindi non mi agito più come le prime volte. Ho rischiato di fare un incidente in macchina perché appena è suonata la sirena sono partito e non ho visto una macchina che arrivava da destra. Mi sto già abituando a questa situazione, sono tranquillo. Oggi c'erano le file davanti alle armerie per comprare materiale da guerra. Ho visto molti foreign fighters che si andavano a comprare tutto l'equipaggiamento per andare a combattere. Non ci sono giubbotti antiproiettile e le persone in fila hanno chiesto a me se avevo dei modi per averne. Qui non si trova niente e non credo che farò richiesta di un giubbotto anche perché a Vilniza è abbastanza tranquillo e a Poltava se c'è un rischio così grande non credo che mi manderanno anche se sono il capo missione. Sto stendendo i protocolli di sicurezza con Intersos per capire bene come muoverci e lunedì devo iniziare a organizzare bene la prossima missione.
Questo l'audio del racconto:
Così ci siamo lasciati verso le 18.30. Intorno alle 23 (sabato 23 aprile) a Leopoli sono di nuovo suonate le sirene antiaeree. Manuel ci ha aggiornato con questo video.
Compatibilmente con le possibilità logistiche e fino a quando gli sarà possibile Manuel continuerà a tenerci aggiornati sulla missione che sta guidando in Ucraina. Da martedì inizierà probabilmente a muoversi verso Kiev.