Essere femminista
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Tra l’“ok femminista, ma anche un po’ meno feroce” e i “complimenti per l’impegno riguardo i vostri temi” a volte succede che qualcuno mi chieda di come/quando io sia diventata femminista. Per me il femminismo è molto simile a quelli occhiali che dopo l’esposizione alla luce solare gradualmente si tingono di tonalità più scure. Da bambina e da ragazza ancora non li portavo, assorbivo con frustrazione le disparità di trattamento rispetto ai coetanei di genere maschile. Loro avevano una maggiore libertà di movimento e soprattutto potevano sentirsi relativamente al sicuro in buona parte delle situazioni quotidiane. Loro non venivano giudicati in base alla lunghezza dei loro pantaloncini o in base alla quantità di infatuazioni. Loro trovavano ascolto nel gruppo di pari e, anche da adulti, senza sentirsi ridurre a una non meglio specificata emotività esagerata data dal ciclo mestruale.
Se osservo con una certa distanza le mie amiche di allora, vedo che ognuna ha trovato la sua strategia per far fronte a questa frustrazione: qualcuna l’ha fatta propria, si è adattata e adeguata al ruolo che le veniva richiesto. Qualcun’altra a questo ruolo si è ribellata. Io ho scelto la seconda via. Il dialogo con tante donne diverse in tutto il mondo, le letture e il mio innato desiderio di libertà e senso di giustizia mi hanno fatto indossare gli occhiali del femminismo. Sono occhiali con lenti correttive che ti portano ad interrogarti con spirito critico su strutture sociali date per assunte, su ruoli e disparità. E proprio come gli occhiali che all’esposizione al sole gradualmente si tingono di tonalità più scure, così gli “occhiali femministi” permettono una sempre maggiore nitidezza nell’individuazione di strutture patriarcali tossiche, non solo per le donne.
Non ho idea di quando esattamente io li abbia indossati, non c’è stato un fattore scatenante o una persona particolarmente ispirante. È stato ed è un processo in divenire, frutto di innumerevoli esperienze diverse, soprattutto quotidiane. Un percorso a volte faticoso, a volte gratificante e comunque coerente con il mio spirito di allora come quello odierno. Un’altra cosa è chiara: una volta indossati questi occhiali, non è più possibile levarseli. La buona notizia è che arricchiscono la propria vita e a volte anche quella di chi ci circonda. E sono pure unisex!
Vi lascio un compitino per questa pausa estiva: provate di tanto in tanto a sostituire gli occhiali da sole con quelli femministi e sperimentatevi!