Wirtschaft | Energia

E se fosse un futuro a idrogeno?

HYDRO è l'indagine unibz sulle potenzialità di questo vettore per la transizione energetica e sulle relative ricadute territoriali e sociali. La prof. Viganò, responsabile del progetto: “Importante la presenza di un processo partecipato”.
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Federica Viganò
Foto: Matteo Vegetti/unibz
  • Si chiama HYDRO ed è il progetto unibz, finanziato da A22-Autostrada del Brennero, che indaga il tema della nascente economia dell’idrogeno attraverso la lente delle scienze sociali. “Con questa iniziativa abbiamo voluto aprire una prospettiva di valutazione socio-tecnica sull’idrogeno” afferma Federica Viganò, responsabile del progetto e docente di Sociologia economica, afferente alla Facoltà di Scienze della Formazione. Con lei abbiamo parlato dell’idrogeno come possibile soluzione chiave per la transizione energetica, delle sue diverse applicazioni in ambito locale e del coinvolgimento di società civile e stakeholder su quella che è considerata una parte importante del futuro dell’energia pulita.

    Prof.ssa Viganò, di cosa parliamo quando parliamo di economia dellidrogeno?

    Federica Viganò: Il tema di questa strategia economica ha avuto una accelerazione significativa con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha riservato una linea progettuale proprio allo sviluppo delle filiere dell’idrogeno, soprattutto a livello regionale. Parliamo delle cosiddette “valli dell’idrogeno”, sparse su tutto il territorio nazionale, a cui il PNRR ha destinato fondi per realizzare nello specifico le infrastrutture basate sull’idrogeno e definirne le destinazioni d’uso finali. Posto che l’idrogeno verde (che deriva da energie rinnovabili) è la soluzione più promettente per la transizione energetica, i “colori” con cui questo vettore viene classificato a seconda dei vari processi di produzione e della fonte energetica utilizzata sono diversi. Per fare un esempio l’idrogeno grigio, che è prodotto da combustibili fossili, ha un costo inferiore di quello verde.

  • Foto: Matteo Vegetti/unibz
  • A che punto siamo in termini di sviluppo dell’idrogeno per la transizione energetica? 

    Quando parliamo di questo sviluppo dobbiamo sempre riferirci a un preciso contesto geografico, valutando quali risorse vengono messe in campo in quello specifico territorio per potenziare le infrastrutture dell’idrogeno. Ci sono regioni più dotate di altre dal punto di vista energetico, come appunto il Trentino-Alto Adige che avendo una forte tradizione nell’idroelettrico può supportare la produzione dell’idrogeno. Ma cambiare la destinazione d’uso dell’idroelettrico in questo territorio è un dibattito aperto.
     

    Spesso accade che le decisioni riguardo l’energia, la sua disponibilità e le sue tipologie non coinvolgano la società civile che però alla fine si ritrova a vivere gli effetti di quelle decisioni


    Qual è lambizione del progetto HYDRO?

    Il progetto è stata l’occasione per creare tavoli di confronto e Living-Lab territoriali dove una molteplicità di attori, tra stakeholder e associazioni ambientaliste in rappresentanza della società civile, interessati alla partita dell’idrogeno hanno potuto esprimere il proprio punto di vista, i propri interessi e le proprie visioni. Ricordo che nel nostro territorio già nel 2020 era stata sviluppata una strategia dell’idrogeno sulla quale, peraltro, gli attori chiave che hanno partecipato all’iniziativa di unibz hanno riacceso il dialogo. Detto questo è in generale fondamentale sottolineare la valenza socio-tecnica del progetto HYDRO. 

    Ci spieghi meglio.

    Il progetto non aveva l’obiettivo di aumentare la percezione dell’opinione pubblica e degli stakeholder rispetto all’idrogeno o di “creare” la cosiddetta accettazione sociale di questa opzione energetica ma di incoraggiare piuttosto un processo partecipato. È opportuno rendersi conto, e questo vale anche per altre forme energetiche, che in ballo non ci sono solo processi tecnologici ma anche sociali. Spesso accade, del resto, che le decisioni riguardo l’energia, la sua disponibilità e le sue tipologie non coinvolgano la società civile che però alla fine si ritrova a vivere gli effetti di quelle decisioni. A maggior ragione è importante dare la parola ai territori, e questo è stato ciò che HYDRO ha fatto anche nell’impostazione metodologica. 

  • Foto: Matteo Vegetti/unibz
  • Quali sono le prospettive di impiego dellidrogeno nelleconomia locale?

    Il progetto HYDRO ha indagato tre valli dell’idrogeno del Trentino e dell’Alto Adige e i tre relativi usi pensati per questa area territoriale. In primis la mobilità, che richiede una progettualità infrastrutturale importante, ad esempio con la creazione di stazioni di rifornimento dell’idrogeno – ne abbiamo già una a Bolzano sud e ne sono previste altre cinque lungo il percorso dell’Autobrennero –, che è una delle linee di investimento di Autostrada del Brennero. L’idrogeno potrebbe inoltre essere impiegato sia per usi civili, come il teleriscaldamento, sia industriali, soprattutto nei cosiddetti settori “hard to abate”, ovvero dove la riduzione delle emissioni di gas serra è particolarmente complessa.
     

    Molto è ancora da fare perché l’idrogeno diventi a tutti gli effetti un’alternativa sostenibile, ma importante è che il processo sia condotto in una dimensione pluralistica e collettiva, perché riguarda il futuro dei territori e delle comunità


    Quali sono le maggiori perplessità riguardo lutilizzo dellidrogeno emerse durante il confronto fra i partecipanti al progetto?

    I tavoli riflettevano le destinazioni di utilizzo dell’idrogeno delle Hydrogen Valleys locali: mobilità, usi civili e industriali. All’interno di questi tavoli sono emerse diverse criticità, una per esempio riguarda i costi di produzione elevati. C’è poi chi, tra i partecipanti, ha evidenziato l’opportunità di sfruttare meglio l’idroelettrico esistente in Alto Adige per generare più energia verde piuttosto che puntare sull’idrogeno. Premesso che esiste un certo margine nella scelta degli utilizzi “giusti” dell’idrogeno, è in ogni caso poco responsabile fermare oggi un treno in corsa, a fronte di finanziamenti ormai stanziati e di una parte di lavoro legato allo sviluppo delle infrastrutture già in corso (sebbene con ritardo). Va infine anche ricordato che la strategia nazionale sull’idrogeno è stata presentata solo a novembre 2024 e la mancanza di policy ha sicuramente rallentato sia il committment dei diversi attori a livello territoriale, sia fattivamente l’inizio dello sviluppo delle infrastrutture. Molto, insomma, è ancora da fare perché l’idrogeno diventi a tutti gli effetti un’alternativa sostenibile, ma importante è che il processo sia condotto in una dimensione pluralistica e collettiva, perché riguarda il futuro dei territori e delle comunità.