Gesellschaft | Diritti umani

Attivisti sotto attacco

Venerdì a Roma si discute di "spazi di agibilità" per i difensori dei diritti umani e criminalizzazione della solidarietà, a partire del lavoro della rete In Difesa DI.
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Foto: DI
 
 "Gli 'spazi di agibilità' per i difensori dei diritti umani si stanno restringendo, in tutto il mondo. È un attacco generalizzato alla società civile e ai movimenti sociali che riguarda anche il nostro Paese, basti pensare alla criminalizzazione di chi è a fianco dei migranti. Per questo, ne iniziamo a discutere" spiega a Salto.bz Francesco Martone, portavoce della rete In Difesa DI (indifesadi.org), che venerdì 27 ottobre ha promosso a Roma insieme a Un Ponte per... un incontro pubblico sul tema dei "Difensori dei diritti umani sotto attacco".
 
Il concetto che verrà approfondito, grazie agli interventi dei ricercaotori del Transnational Institute (TNI) di Amsterdam è quello di "shrinking space", "che chiama direttamente in causa quello dell'agibilità democratica, e non può essere affrontato in modo neutro, come iniziano a fare in alcuni ambienti diplomatici internazionali, a partire dall'Unione europea -sottolinea Martone-: se questo spazio d'azione si restringe, ciò dipende da dinamiche concrete, ed è necessario comprendere quali siano i soggetti che 'praticano' il restringimento, e quali sono le asimmetrie di potere che lo causano". Asimmetrie che non riguardano solo i detentori di potere. "Perché essere membro di una comunità indigena comporta una diversa collacazione rispetto all'essere il rappresentante di una succursale di una grande ONG internazionale", esemplifica Martone.
 
Secondo l'ultimo rapporto di CIVICUS che affronta il tema, "People Power under Attack", relativo al 2016, solo il 3 per cento della popolazione globale vive in Paesi dove lo spazio di agibilità può considerarsi "aperto". In 106 Paesi su 195 monitorati, chi si mobilità rischia la galera, la morte o la repressione. "Ed il fenomeno non riguarda solo i Paesi del Sud del mondo, o quelli dell'Europa dell'Est, ma tutta l'Europa attraversata da un'onda xenofoba -spiega Martone-. Per noi, così, affrontare questo tema è fondamentale, perché non vogliamo che l'azione della rete venga letta e 'ristretta' come una difesa del singolo difensore dei diritti umani, perché è fondamenale arrivare a capire che cosa questo soggetto rappresenti nel contesto politico e sociale in cui opera, e quali siano le modalità di attacco".
Quest'estate abbiamo assistito anche in Italia ad una forte criminalizzazione della solidarietà, in particolare quella rivolta ai migranti
Oltre all'incontro pubblico, le realtà coinvolte hanno in programma un workshop per raccogliere materiale e denunce da condividere con Michel Forst, relatore speciale ONU sui difensori dei diritti umani, che al restringimento degli spazi di agibilità dedicherà il suo rapporto 2018 alle Nazioni Unite (Amnesty, tra i membri della rete In Difesa DI, invece ha già lanciato la campagna "Coraggio", con un corposo dossier dedicato ai difensori sotto attacco).
Il prossimo anno, poi, è importante anche per il nostro Paese: il prossimo anno l'Italia assumerà la presidenza dell'OCSE, che ha adottatato linee guida molto stringenti sul tema dei difensori, che però dovrebbero essere applicate. "Per questo, abbiamo avviato un dialogo con la Farnesina" sottolinea Martone, ricordando anche il doppio anniversario che cadrà nel 2018, e cioè il ventesimo anniversario della Dichiarazione ONU sui difensori dei diritti umani e i 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
 
"Quest'estate abbiamo assistito anche in Italia ad una forte criminalizzazione della solidarietà, in particolare quella rivolta ai migranti. Pensiamo sia opportuno incontrarsi per discutere una strategia di resistenza, a partire dalla condivisione. Una discussione che per il momento in Italia non è mai stata fatta".