Turismo senza neve, che fare?
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Tra le sfide che il cambiamento climatico spinge ad affrontare ci sono anche le nuove frontiere del turismo. Nonostante le temperature più miti e la diversa distribuzione delle precipitazioni possano ripercuotersi negativamente sul manto nevoso in inverno, esse permettono comunque a molte zone montane di ampliare le stagioni turistiche, non più limitate ai soli periodi invernale-estivo, con un afflusso di persone che, pur concentrandosi ancora in alcuni mesi specifici, inizia ad aumentare notevolmente anche nei restanti periodi dell’anno. Il turismo delle settimane bianche e delle escursioni estive si accompagna alle scampagnate primaverili e alle gite del foliage, con modifiche importanti per l’economia e la vita quotidiana degli abitanti delle aree montane, con ricadute ambivalenti: se da un lato questo comporta rinnovati introiti e una maggiore ricchezza complessiva, dall’altro si deve fare i conti con i delicati equilibri dei territori e con la trasformazione dei piccoli paesi insieme alla difficoltà degli abitanti. Negli ultimi anni, però, sono state intraprese alcune ricerche sull’adattamento al cambiamento climatico delle destinazioni turistiche per analizzare la situazione e comprendere quali possibili soluzioni adottare, come il progetto BEYONDSNOW, di cui Philipp Corradini, ricercatore di EURAC all’Istituto per lo sviluppo regionale, è project manager, e la RoadMap del progetto ADAPTNOW, elaborata dal ricercatore del Center for Climate Change and Transformation di EURAC Fabio Carnelli.
SALTO: Com’è nata l’idea della Roadmap?
Fabio Carnelli: L’intenzione era quella di identificare e ideare misure di adattamento replicabili nello spazio alpino, sviluppando un processo che coinvolgesse gli stakeholder locali. I cambiamenti climatici comportano nuovi rischi, ma il progetto mira proprio ad ampliarne la capacità di gestione, con un processo di pianificazione partecipato e collaborativo sul territorio.
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Fabio Carnelli: "I cambiamenti climatici comportano nuovi rischi, ma il progetto mira proprio ad ampliarne la capacità di gestione". Foto: EURACPerché è stata scelta la Val Pusteria?
FC: Si sono create le giuste condizioni per avviare la ricerca, per i comuni della Val Pusteria era appena stato avviato un processo congiunto di elaborazione dei PAESC (Piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima) dal Gruppo di Azione Locale (GAL) Regional Management Pustertal, il quale ci ha contattato per avviare una collaborazione, ricaduta poi nei settori turistico e forestale. Il progetto è iniziato nel novembre 2022 e si concluderà a gennaio 2026, ma i risultati sono già stati presentati all’Annual Forum di EUSALP (Strategia macroregionale europea per la regione alpina) a Innsbruck. Gli esiti sono incoraggianti: in Val Pusteria mancava una roadmap, ma il coinvolgimento degli stakeholder locali ha messo le basi per un intervento più organico, ora vorremmo che il modello tracciato dal progetto possa essere replicato anche in aree simili, o ulteriormente sviluppato.
La partecipazione è diventata uno strumento chiave?
Philipp Corradini: La sfida è proprio quella di trovare l’accordo tra i vari attori. La comprensione dettagliata del contesto in cui si agisce è importante e le aree montane spesso sono popolate da comunità medio-piccole che devono affrontare un aumento della temperatura media annuale di circa 2 °C rispetto agli anni ‘80, un incremento della variabilità delle precipitazioni e degli eventi estremi, accanto alla diversa distribuzione del turismo. Per fare un esempio, in Alto Adige nel 2024 sono stati registrati 37 milioni di pernottamenti, e questi dati non tengono conto delle presenze di turisti giornalieri. Date queste premesse la reattività delle comunità è fondamentale, con approcci multidisciplinari che tengano insieme aspetti scientifici e sociali.
Philipp Corradini: "Il turismo invernale tende a concentrarsi di più geograficamente, mentre quello estivo è un po’ più dispersivo, ma quello invernale resta comunque più remunerativo". Foto: EURACGli aspetti da considerare, quindi, sono molteplici?
FC e PC: Quando si parla di turismo spesso si pensa in primo luogo ad aspetti infrastrutturali o economici, ma le istituzioni locali devono fare i conti anche con la sicurezza dei turisti e degli abitanti locali nella stagione estiva ed invernale, con la tenuta del sistema sanitario, con l’afflusso dei lavoratori stagionali, con l’offerta del trasporto locale…
Spesso il turismo visto come più impattante è quello invernale?
PC: Il turismo invernale tende a concentrarsi di più geograficamente, mentre quello estivo è un po’ più dispersivo, ma quello invernale resta comunque più remunerativo: i turisti in inverno spendono da ⅔ a due volte in più che in estate. Nonostante questo, ci si sta evolvendo verso un turismo continuo per tutto l’anno, anche in Alto Adige, dove tradizionalmente circa il 62% delle presenze si concentra nella stagione estiva (da maggio a ottobre). L’aumento dei costi o la mancanza di neve sono sicuramente delle problematiche importanti e in inverno l’approccio sta cambiando, con attività che non si focalizzano più soltanto sulle piste da sci ma si orientano a quelle non dipendenti dalla neve come benessere, escursioni e/o eventi.
In Alto Adige nel 2024 sono stati registrati 37 milioni di pernottamenti, e questi dati non tengono conto delle presenze di turisti giornalieri
Proprio la mancanza di neve si sta rivelando particolarmente problematica?
PC: Con BeyondSnow abbiamo spesso notato uno spostamento di turisti o impianti verso maggiori altitudini o verso località che riescono a offrire piste innevate a causa della loro conformazione territoriale (piste orientate verso nord o con maggiore copertura). Questo naturalmente implica una serie di scelte, anche in termini infrastrutturali. Oltre alla valutazione di impatto ambientale, studi di fattibilità climatica rappresentano uno strumento necessario, per evitare di costruire o investire in aree che in pochi anni potrebbero comunque perdere la loro attrattività per via del cambiamento climatico.
In futuro si potrebbe andare verso un abbandono del turismo invernale?
PC: È difficile prevedere se con il tempo ci sarà un abbandono completo delle stagioni sciistiche in alcune zone, ma il contesto è in continuo cambiamento sia dal punto vista ambientale che sociale. Strategie di adattamento partono idealmente da un’ampia analisi dello status quo, che nel progetto triennale di BeyondSnow è stato fatto per tutte le aree pilota, nelle quali, successivamente, sono state sviluppate, in modo partecipativo, strategie di adattamento: non comprendono piani contro lo sci, ma le misure sviluppate tengono conto dei rispettivi parametri climatici, ecologici, sociali ed economici locali, che a loro volta ne determinano fortemente la fattibilità.
La reattività delle comunità è fondamentale, con approcci multidisciplinari che tengano insieme aspetti scientifici e sociali
La strategia di barriere all’ingresso potrebbe essere una delle strade?
PC: Si può applicare a contesti più piccoli, come il lago di Braies, o più o meno controllabili, come nel caso di Venezia, ma risulta particolarmente complicato per un territorio ampio e diverso come l’intero Alto Adige.
"Ci si sta evolvendo verso un turismo continuo per tutto l’anno, anche in Alto Adige, dove tradizionalmente circa il 62% delle presenze si concentra nella stagione estiva". Foto: VerdiIl coordinamento nazionale può fungere da linea guida?
FC e PC: Le strategie nazionali devono anche tenere conto del livello locale, nel tempo si è sviluppata una maggiore attenzione, come nel caso delle certificazioni di sostenibilità delle strutture ricettive, ma se si pensa alle prime azioni messe in campo, si è andati verso una maggiore consapevolezza: ora si parla anche di adattamento al cambiamento e non solo di mitigazione, ed è importante perché permette di portare avanti il concetto che la sostenibilità è anche una grande opportunità: gli impatti sono ormai già presenti e vanno affrontati oggi, anche gettando le basi per azioni che richiedono tempo per essere sviluppate.
Come si sta evolvendo l’implementazione dei programmi sulla sostenibilità?
PC e FC: Se l’approccio attraverso varie discipline, come, ad esempio, quelle umane e sociali, resta necessario, si sta andando verso un positivo coinvolgimento delle comunità locali, che dovrebbe essere affiancato da una governance multilivello più efficace, in entrambe le direzioni. Gli stakeholder sono utilissimi per comprendere in quali settori agire e quali strategie sviluppare: tutti questi passaggi rispondono all’esigenza di trovare una visione organica su quale tipo di turismo vogliamo sviluppare.
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Mit der richtigen Technik…
Mit der richtigen Technik produziert man heute Schnee auch bei 35 Grad, so zumindest wird es in den Medien berichtet!.
Das ist faszinierend ! Schisport zu jeder Jahreszeit?
Mit Maschinenpark und Werbung sind auch verrückte Ideen jetzt realisierbar!
Nach derselben Logik und Technik könnten wir auch in der Wüste einen See anlegen – warum? - dies nur, damit Menschen, welche dies möchten, jederzeit in der Wüste auf Fischfang gehen könnten!
Wo bleibt Vernunft und Hausverstand?
Offensichtlich wird die Natur nicht mehr verstanden, sie ist überflüssig geworden und wird mit raffinierter Technik überlistet.
Machbar ist vieles, aber sinnlose Dinge oder Aktivitäten zu realisieren oder auszuüben, wird immer beliebter !
Wieviel Sinn macht es, wenn Schifahrer auch im heißesten Hochsommer ihren Sport genießen und die Fische in der Wüste gefischt werden könnten?
Dies mag ein aufregend sein, sinnvoll ist es nicht!
Bitte Hausverstand aktivieren!
Dovrebbe essere una massima…
Dovrebbe essere una massima per ogni ricercatore:andarci piano con le previsioni,e quando queste riguardano il futuro,meglio lasciar perodere.