Politik | Gastkommentar

Le Europee viste dal Trentino-Alto Adige

La dimensione europea fa parte della nostra storia regionale, mentre la rivendicazione di abolire l'istituzione Regione è parte di una strategia anti-europea.
Europaflagge, bandiera europea
Foto: Ivo Corrà
  • Noi, popolazioni del Trentino Alto Adige, mentre ci apprestiamo a votare per il rinnovo del Parlamento europeo in una fase drammatica della vita dell’Europa, dobbiamo innanzitutto tenere conto del fatto che la dimensione europea fa parte della nostra storia e del nostro d.n.a, e che rilevante è stato, è, e dovrà essere, il nostro ruolo nel percorso europeo.

    Non possiamo dimenticare che per secoli questa regione è stata parte, con proprie forme di autogoverno, di un grande stato multinazionale che estendeva i suoi confini dal Regno d’Italia a quelli della Russia zarista, ma anche che questa appartenenza geopolitica è costata ai trentini, reclutati nell’esercito austroungarico nella prima guerra mondiale, più di diecimila caduti sul fronte russo, enormi distruzioni del territorio e grandi sofferenze; nella seconda poi, la dittatura fascista ed i disastri che ne conseguirono, perfino la annessione di questi territori al terzo Reich. 

    E tuttavia, non si può dire che questo piccolo popolo sia stato un trastullo della storia, non abbia lottato tenacemente per la sua sopravvivenza, per la difesa della sua identità e dei suoi valori. Questo soprattutto quando, nel 1945 l’Italia riacquistò la libertà.

    Allora il Trentino scrisse una pagina che la storia non può dimenticare. Accadde che la popolazione trentina, soprattutto quella delle valli, sotto la guida di un movimento autonomista improvvisato, quale era l’ASAR, riuscì a promuovere una svolta politica  che mutò il futuro di questi territori. Questa contribuì al superamento di una crisi che, se insoluta, avrebbe fatto della frontiera del Brennero un focolaio di crisi permanente al centro dell’Europa, ed una pietra di inciampo per qualsiasi progetto di costruzione europea.

    Alle rivendicazioni dell’Austria, sorrette dalla opinione pubblica germanica, ed a quelle delle popolazioni sudtirolesi che invocavano il ritorno all’Austria, il popolo trentino rispose con una mobilitazione di massa sotto la guida dell’ASAR, in difesa del confine del Brennero e della sovranità di una Italia democratica e repubblicana su quel territorio; ma contrapponendo allo spostamento del confine un programma di “autonomia regionale integrale da Ala al Brennero”, fondato sulla collaborazione .fra trentini e sudtirolesi, che per molti secoli aveva connotato le forme di autogoverno di questo territorio.

    A supporto di questa rivendicazione, la classe dirigente trentina, che recepì e fece proprio questo programma, coinvolgendo, grazie alla decisiva opera di De Gasperi, il governo ed il parlamento italiani, si accollò sacrifici che incisero in profondità sulla dimensione e sugli assetti geopolitici del Trentino. Oggi questi sacrifici sono ignorati da una classe dirigente immemore del nostro passato. La istituzione della Regione fu pagata dalla collettività trentina con la annessione di tutti i territori mistilingui dell’asta dell’Adige alla Provincia di Bolzano, e con la cessione a questa, di tutti quelli abitati, anche solo da qualche famiglia, da sudtirolesi, nell’alta Val di Non.

    Questo significa che parecchie migliaia di trentini passarono da un giorno all’altro sotto il governo locale di una istituzione dominata dalla etnia tedesca, ma costò anche gravi mutilazioni del territorio trentino. Lo strategico passo delle Palade passò sotto il controllo sudtirolese, e così le fonti di importanti corsi d’acqua come la Novela e la Pescara. Ma la cosa più grave fu il declassamento del Trentino sotto il profilo del suo ruolo geopolitico. Il Trentino è sempre stato una istituzione territoriale plurietnica. Ancora nel sedicesimo secolo, ai tempi di Bernardo Clesio, Bolzano apparteneva alla sovranità del Principato vescovile di Trento ,e questo svolse nei secoli una funzione di ponte fra Italia e Mitteleuropa. Nel 1948, colla chirurgica asportazione dei territori trentini abitati anche se parzialmente, da sudtirolesi, questo ruolo venne compromesso.

    Tuttavia la storia dimostrò quanto saggia e lungimirante fu quella scelta. La Regione a Statuto speciale Trentino Alto Adige, fondata sulla collaborazione fra le etnie di due grandi nazionalità, tradizionalmente fra loro conflittuali, e su quella dei gruppi linguistici dei ladini dolomitici  e di quelli romano retici, fu una fiaccola che indicò la strada della riconciliazione ai popoli d’Europa, stremati e ottenebrati dalla guerra, dalla sconfitta, da esodi biblici della popolazione civile, quali la storia non aveva mai conosciuto

    Quindici milioni di tedeschi si rifugiarono in occidente, dalla Prussia orientale, da Danzica, dalla Pomerania, dai Sudeti, per sfuggire al rullo compressore dell’Armata rossa. Nessuno tornò più alla propria casa. Solo le decine di migliaia di sudtirolesi, emigrati in Germania, avendo optato per la cittadinanza germanica, grazie alle nuove norme che portarono allo Statuto speciale, tornarono in Sudtirolo, pienamente reintegrati nei loro diritti di cittadini italiani. 

    Un attento sguardo retrospettivo sulla nostra storia recente ci mostra quanto interdipendenti furono il superamento della controversia sui confini, la edificazione di una speciale autonomia regionale, ed il processo della costruzione europea. Si potrebbe anzi dire che lo Statuto speciale del Trentino Alto Adige fu una anticipazione dell’idea di una nuova Europa. Ma questa analisi evidenzia anche quanto difficile e tormentato fu questo percorso. Ci fu la rottura con la SVP, il “los von Trient”, la stagione del terrorismo, le lunghe trattative, anche in sede internazionale per il nuovo Statuto, la sua approvazione col voto decisivo del PCI, ed infine il turbolento mezzo secolo abbondante di vita del secondo Statuto, che arriva fino ad oggi.

    Eppure, nonostante questi travagli, il Trentino Alto Adige è costantemente progredito, ed è stato di esempio per altri popoli. Né si possono dimenticare le grandi opere che la Regione ha promosso e che avvicinano l’Italia all’Europa, l’autostrada del Brennero, ed ora il grande tunnel ferroviario sotto le Alpi.

    Ma ora, nuove prove attendono l’Europa ed il Trentino Alto Adige. C’è un disegno di fondo che ispira la guerra di aggressione all’ Ucraina, un disegno che muove  anche altre potenze che in vario modo sostengono la guerra di aggressione. Quello di impedire che l’Unione europea, e il mezzo miliardo di abitanti che la compongono, diventi uno stato federale, e non rimanga, come ora, un vaso di coccio fra vasi di ferro, quali sono le superpotenze mondiali, vecchie e nuove. Questo salto di qualità che l’Europa deve fare, viene avversato non solo perché modificherebbe gli equilibri mondiali, ma soprattutto perché essa, ed il sistema democratico che la regge, diverrebbe un polo di attrazione immediata e mediata per tanti popoli oppressi da regimi autoritari, in Europa e oltre.

    Ma questa battaglia contro l’Europa e i suoi valori, viene condotta a vari livelli, ed anche nel nostro territorio. La recente rivendicazione di abolizione della Regione, avanzata da nove consiglieri regionali della destra sudtirolese, fa parte di questa strategia anti-europea. Ed è allarmante che la attuale maggioranza in Provincia di Bolzano si regga grazie al voto decisivo di una consigliera, ed assessora provinciale, che ha firmato la proposta di deliberazione contro la Regione, e non la ha mai rinnegata.

    Votando per una Europa federale e pacifica, ma in grado di difendere i suoi cittadini, gli elettori trentini difenderanno anche una provvida istituzione europea, legittimata da leggi e da trattati, quale è la Regione a Statuto speciale Trentino Alto Adige, perno del nostro sistema autonomistico per la cui creazione i nostri padri tanto hanno lottato.

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pérvasion Sa., 25.05.2024 - 14:30

«una provvida istituzione europea, legittimata da leggi e da trattati, quale è la Regione a Statuto speciale»

Schade nur, dass sie nicht demokratisch legitimiert ist. Das scheint dem Autor aber egal zu sein.

Sa., 25.05.2024 - 14:30 Permalink
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Salto User
Ermes Franch Sa., 25.05.2024 - 16:08

Mi sembra tutto un po forzato.
Credo che l'ASAR semplicemente rivendicasse un autonomismo dopo la terribile esperienza vissuta dalla regione nel ventennio.
L'alternativa era tra essere regione autonoma o venire sempre più assimilati al resto d'Italia, non credo che nessuno ai trattati di Parigi volesse cedere un territorio a una potenza sconfitta come l'Austria.

Riguardo ai terretori a maggioranza tedesca passati dal Trentino al Sudtirolo, da trentino mi spiace averli persi, anche perchè così si allontana ancora di più Trento dal mondo germanico rendendola sempre meno una città ponte fra due culture. Però si tratta pur sempre di un passaggio di provincia, non è un confine molto difficile da attraversare.
Inoltre credo che se si facesse un referendum a Salorno (la parte più "trentina" fra quelle passate da una provincia all'altra) vincerebbe a maggioranza l idea di stare in Sudtirolo.

Sa., 25.05.2024 - 16:08 Permalink
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Salto User
Ermes Franch Sa., 25.05.2024 - 16:51

Mi sembra tutto un po forzato.
Credo che l'ASAR semplicemente rivendicasse un autonomismo dopo la terribile esperienza vissuta dalla regione nel ventennio.
L'alternativa era tra essere regione autonoma o venire sempre più assimilati al resto d'Italia, non credo che nessuno ai trattati di Parigi volesse cedere un territorio a una potenza sconfitta come l'Austria.

Riguardo ai terretori a maggioranza tedesca passati dal Trentino al Sudtirolo, da trentino mi spiace averli persi, anche perchè così si allontana ancora di più Trento dal mondo germanico rendendola sempre meno una città ponte fra due culture. Però si tratta pur sempre di un passaggio di provincia, non è un confine molto difficile da attraversare.
Inoltre credo che se si facesse un referendum a Salorno (la parte più "trentina" fra quelle passate da una provincia all'altra) vincerebbe a maggioranza l idea di stare in Sudtirolo.

Sa., 25.05.2024 - 16:51 Permalink