Politik | Jimmy Milanese

Vadano affanculo l'Unione Europea e l'Euro

Italiani contro l'Unione e l'Euro: antropologia della contestazione.
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Quali sono le caratteristiche del cittadino italiano antieuropeista che voterebbe l'abbandono dell'Euro e l'uscita dall'Unione Europea, nel caso di referendum, anche se tutti sanno ormai che la costituzione italiana non prevede questa possibilità nel caso di Trattati Internazionali. A dire il vero, questa possibilità non è prevista neppure nel sistema giuridico della Gran Bretagna. Infatti, sarà Westminster a doversi esprimere con un voto a maggioranza semplice sull'uscita dall'UE. Prima di quella data, ufficialmente non si può parlare di nessuna uscita. D'altro canto, in caso di pericolo di sfaldamento del Regno Unito, non è impossibile ipotizzare un voto parlamentare contrario alla volontà popolare, spiegato dai deputati proprio sulla base di questa ragione.

E gli italiani? Perché dovrebbero volere uscire dall'Unione Europea, quindi dall'Euro. E' bene ricordare, senza troppo entrare nel dettaglio-ginepraio del sistema legislativo europeo, che ogni atto (regolamento, direttiva, decisione) dell'Unione Europea è frutto di un accordo intergovernativo. Ovvero, detto in parole povere, e qui io ora parlerò in modo comprensibile, senza lo zampino dei governi che eleggiamo, l'Unione Europea non può fare nulla. Anticipo subito una obiezione:”noi Renzi non lo abbiamo eletto”: Si, vero, ma viviamo in una democrazia parlamentare, e noi eleggiamo il Parlamento, non il governo. Fino a quando non cambiamo la forma di governo dello Stato, sarà il Parlamento ad occuparsi della formazione dell'esecutivo, anche a prescindere dal voto popolare. Bruxelles non ha colpe in questo.

Quindi, mi pare che sostanzialmente siano tre le categorie degli antieuropeisti: nazionalisti contrari a qualsiasi sovranazionalità per motivi ideologici; antieuropeisti critici del sistema UE per come oggi si esprime; contrari all'appartenenza dell'Italia all'UE per ragioni specifiche ma non definite.

Il nazionalista contrario a qualsiasi sovranazionalità non ha dubbi: l'Italia agli italiani, a prescindere dal fatto che il processo di globalizzazione, l'emergere di nuove potenze mondiali, la presenza di organismi finanziari atipici come i fondi sovrani, capaci di movimentare centinaia di miliardi di Euro, quindi speculare pure sulle sorti degli stati siano fattori, appunto, talmente sovranazionali, da non potere essere fronteggiati se non da agglomerati di stati. Il nazionalista di solito indica nel complotto della troika, nelle decine di gruppi di potere, ovvero in istituti di ricerca e nel sistema bancario-finanziario il vero ombelico decisionale (il suo odiato nemico), dimenticando, appunto, che ogni decisione presa dalla UE è frutto di un accordo intergovernativo. Dimenticando, quindi, che quei centri di potere, al limite, li contrasti standoci dentro, non mettendoti in competizione, nel chiuso della tua cameretta. Inoltre, il nazionalista dimentica che spesso vincoli normativi e limiti di bilancio imposti dalla UE sono la diretta risposta a sperperi decennali praticati da classi governanti nazionali incapaci. Un paese con i conti in regola, non subirà mai alcun tipo di pressione su alcuna delle sue politiche pubbliche, ne dall'UE, ne dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale. Se hai un debito che è maggiore del tuo bilancio, invece, sei vittima di corsi e flussi speculativi. Quindi, avere qualche protezione (vedi BCE) da organismi sovranazionali, forse non è male.

Poi, ci sono i critici del sistema “Unione Europea”. Ovvero quelli capaci di rilevare molto bene le (molte) lacune e le sue (notevoli) imperfezioni; meno i vari benefici apportati. Ad esempio: politica sulla concorrenza che impedisce monopoli, divieto di aiuti pubblici di stato che avvantaggerebbero il più forte sul più debole (ovvero, e qui mi rivolgo ai liberisti, il pubblico sul privato), norme che garantiscono la sicurezza degli alimenti che troviamo al supermercato ma non sono di produzione nazionale, obblighi di riciclaggio dei rifiuti, roaming telefonico che impone tariffe agli operatori, rotte aeree dedicate che permettono a tutti di viaggiare, finanziamento di grandi autostrade interstatali senza barriere e controlli, una moneta che usi da Parigi ad Atene, accordi di libero scambio contrattati da Bruxelles che permettono prezzi al consumo sotto controllo, meccanismi di controllo contro governi nazionali spendaccioni, politica agroalimentare comune, protezione da parte della BCE da possibili attacchi speculativi esterni. I critici pensano che se in cucina c'è un incendio, è meglio lasciare che la casa bruci, piuttosto che adoperasi per spegnerlo.

Questi sono gli stessi che fanno passare l'idea che “Bruxelles regola le nostre vite, decidendo la curvatura delle banane”, dimenticando di dire, per ignoranza o malafede, che anche i governi nazionali, prima dell'esistenza della UE, regolavano la c.d. curvatura delle banane, ma capitava che una banana prodotta a Taranto non potesse essere venduta a Francoforte, e viceversa. Questi, dimenticano di ricordare i benefici, alcuni dei quali espressi sopra, dell'appartenenza a una Unione economica capace di competere con nazioni immense ed economie giganti come la Cina, dove il potere decisionale è nelle mani di due o tre persone. E dove il lavoro è spesso sinonimo di schiavitù, in virtù del quale, e per colpa proprio della mancanza di vera e reale sovranazionalità della UE, oggi subiamo una concorrenza sleale che sta stritolando il nostro manifatturiero. Bisognerebbe provare a immaginare quale sarebbe il ruolo dell'Unione, nei confronti di questi partner se, invece di meno integrazione, ce ne fosse di più.

Infine, ci sono quelli che per ragioni a loro del tutto sfumate, sono contro all'Unione e all'Euro. Ma se chiedi loro cosa sia l'Unione Europea, ti rispondono “la Comunità Europea...”. Se chiedi loro i motivi dell'ostilità, ad esempio ti citano il dramma immenso dell'immigrazione incontrollata e mal gestita dall'Unione, senza capire che proprio in quei settori, più integrazione e unità tra nazioni europee risolverebbero il problema; non certo se ogni paese membro prendesse la sua barca e decidesse se salvare o affondare il siriano o congolese di turno.  

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Benno Kusstatscher Sa., 25.06.2016 - 11:13

Per il motivo ché sia un movimento frenato, lo freniamo finché non si muoverà più, senza capire che si sta fermando perché lo freniamo proprio noi. Ringrazio i tre gruppi.

Sa., 25.06.2016 - 11:13 Permalink