Gesellschaft | Partecipazione

Democrazia diretta, what’s next?

Giro di boa per il futuro disegno di legge, il gruppo di lavoro presenta i punti principali. Applausi e critiche. Si possono presentare proposte fino al 26 marzo.

Continua la lunga gestazione della nuova legge sulla democrazia diretta che da ieri, 26 febbraio, è entrata nella sua seconda fase. Il gruppo di lavoro della 1ª commissione legislativa, costituito dalla presidente Magdalena Amhof, Brigitte Foppa, Josef Noggler, Ulli Mair e Myriam Atz Tammerle ha presentato la bozza della norma in Consiglio provinciale ricordando che sarà possibile, fino al prossimo 26 marzo, portare ulteriori proposte e suggerimenti. A quel punto il documento sarà presentato ai cittadini in tutti i distretti, mentre a maggio ci sarà una manifestazione con la partecipazione di esperti che valuteranno la norma prima del suo arrivo in commissione legislativa e quindi in Consiglio provinciale, previsto in luglio. “Abbiamo assistito a un’inusuale collaborazione tra opposizione e maggioranza”, ha commentato Foppa descrivendo il lavoro svolto fino a questo momento grazie anche al contributo della popolazione e delle associazioni, partendo dall’esame della legge Baumgartner del 2005 e della proposta di legge avanzata da Iniziativa per più democrazia.  

Le peculiarità del ddl

Gli strumenti individuati, ovvero iniziativa popolare, referendum consultivo, referendum abrogativo, referendum propositivo, referendum confermativo, necessiteranno di 8mila firme per avviare il relativo iter. Occorrerà invece attendere ancora per il quorum di partecipazione: “Le due opzioni sono 20 o 25%: ne stiamo discutendo anche nei vari gruppi consiliari”, ha spiegato Amhof precisando che per la consultazione popolare non vincolante il quorum non è invece previsto. Al voto sarà ammesso chi ha già compiuto 18 anni; saranno escluse le materie che trattano di minoranze sociali ed etniche mentre sulle delibere di Giunta i termini devono ancora essere definiti. E ancora: i referendum non potranno svolgersi da 6 mesi prima della fine della legislatura fino a un mese dopo le elezioni.

La novità dei processi partecipativi

Si inizierà con la costituzione di un Consiglio di cittadini - composto di 12-16 persone dai 16 anni in su scelte per estrazione - che prende le decisioni all’unanimità e rilascia pareri non vincolanti, i quali vengono successivamente trasmessi all’organo competente per la decisione. Ci sarà inoltre un ufficio - all’interno del Consiglio provinciale - per la formazione politica e la partecipazione, che fungerà da organismo consultivo e ausiliario del Consiglio dei cittadini e garantirà il contatto con la popolazione, ma i cui compiti, nello specifico, devono ancora essere definiti. Sul fronte dell’informazione oggettiva la comunicazione sul referendum sarà garantita dalla produzione di un opuscolo sulla consultazione che raccoglierà tutte le posizioni. Per quel che riguarda il finanziamento è previsto il rimborso di 1 euro per ogni firma raccolta, a carico del bilancio provinciale.

Botta e risposta

Sono state accolte con favore dai cittadini alcune novità contenute nel ddl come il referendum confermativo e l’inserimento di forme di democrazia partecipativa. Di contro, fra i punti criticati c'è la scelta di prevedere lo stesso numero di firme per strumenti evidentemente diversi fra loro; “si è voluta trovare, in questo senso, una soluzione che fosse quanto più semplice possibile”, ha chiarito Amhof. Nel mirino, inoltre, anche il già citato Consiglio di cittadini ritenuto da più parti uno strumento partecipativo debole che rischia di diventare speculare al Consiglio provinciale. “Un organo migliorabile”, ha replicato la presidente della commissione. Si sta inoltre lavorando in concerto con il Comitato provinciale per le comunicazioni al fine di trovare una regolamentazione chiara in tema di informazione trasparente. Gli astanti hanno chiesto inoltre di consentire referendum su leggi fondamentali, magari con un accesso più rigoroso, e anche sulle delibere relative agli stipendi della classe politica. “Quest'ultimo punto è stato escluso dai quesiti referendari per non fomentare ulteriormente le discussioni”, così Amhof. “I processi partecipativi saranno un modo estremamente adatto al confronto sul tema degli stipendi dei politici”, le ha fatto eco Foppa sottolineando infine che solo dopo un mese dall’elezione si potrà cominciare a proporre un quesito che dovrà essere presentato in modo chiaro e comprensibile.